Viaggio in Cornovaglia: l’insaziabile fascino di Fowey

Il secondo giorno di viaggio metto finalmente piede in Cornovaglia e inizio da uno dei luoghi imprescindibili del mio programma: Fowey. Fowey rappresenta l’insaziabile fascino della Cornovaglia. Basta prendere in mano una cartina e subito ci si accorge che tra fiume, oceano, scogliere, sentieri nel bosco e villaggi sparpagliati qua e là meriterebbe – per farsene un’idea – un soggiorno di almeno una settimana. Fowey

Ci sono diversi motivi per cui voglio tornare a Fowey. Oltre alla curiosa e interessante conformazione del territorio, c’è il film che mi ha portata fino in Cornovaglia: Questione di tempo. Se penso ad alcune scene, in cui vengono ripresi dall’alto spostamenti in auto su e giù per colline a picco sull’oceano, a me viene in mente Fowey. In realtà recentemente ho scoperto che il film è stato girato prevalentemente a St Austell.

Fowey è anche uno dei luoghi che lo scorso anno ho visto di sfuggita. Muovendoci in auto per raggiungere Penzance, avevamo fatto una piccola deviazione verso sud e ci eravamo fermati nella parte alta, in mezzo alle case che guardano la località Porluan. Tempo di scattare qualche foto ed eravamo già in viaggio. Lì ho messo mentalmente una bandierina, come quelle che si usano quando si gioca a Risiko, ripromettendomi, che se mai fossi tornata in Cornovaglia, una delle tappe obbligate sarebbe stata Fowey. Fowey 2

La giornata inizia con la sveglia puntata per le ore 7. Ho bisogno di rimettere in ordine i bagagli, organizzare lo zaino e fare una bella colazione senza perdere troppo tempo. Mi aspettano un’oretta di treno fino a Par e circa 10 minuti di bus per raggiungere Fowey e voglio godermi il più possibile questo posto al quale potrò dedicare ahimè solo la giornata di oggi. In realtà proverò a mettere in programma un veloce ritorno il penultimo giorno, ma la piega imprevista che prenderà la giornata non me lo permetterà.

L’accoglienza del Four Season si poteva intuire già dalla stanza, ma la colazione fa venir voglia di risvegliarsi qui tutte le volte in cui sento il bisogno di iniziare la giornata alla grande.

La stanza prevede comfort e attenzioni che si riservano a un ospite speciale. Lettone ad una piazza e mezzo, due cuscini, un grazioso copri-piumone, una scrivania, due sedie, lavandino con specchio, specchio d’arredo e due quadri a tema Plymouth. Il bagno privato, seppur esterno alla stanza, ha ben tre asciugamani e un accappatoio. I prodotti beauty spaziano dal bagnoschiuma, alla crema corpo, ai dischetti per struccarsi. Su una mensola una bottiglia d’acqua, un bollitore, bustine di tè, zucchero e biscotti cookie al cioccolato. Ovviamente ci sono una piccola tv e un armadio. L’unico grande assente è il phon e una eventuale seconda presa per ricaricare la macchina fotografica o attaccare un pc. Nella sua semplicità il senso di accoglienza è veramente molto distante da quelle atmosfere fredde che si trovano nei grandi alberghi pluristellati con copriletti dai colori tetri, un telefono solitario sul comodino, micro-frigobar e la lista dei prezzi dei servizi in camera.

La colazione prevede un menu a scelta, nel mio caso, nonostante abbia letto da qualche parte che a Plymouth e dintorni sono la patria della pancetta, mi oriento su quel che mangio a colazione di solito: yogurt, frutta, caffè e aggiungo – data la circostanza – un bel croissant. Sono in una sala da pranzo in perfetto stile inglese, c’è una grande finestra, il caminetto e il tavolo è apparecchiato con una deliziosa tovaglietta a fiori. Yogurt e frutta vengono serviti in bicchieri di simil-cristallo. In sottofondo ci sono i rintocchi di un orologio da tavolo. colazione al 4season Plymouth

La colazione è anche il momento in cui finalmente conosco Kate, la padrona della Guest house, e vengo travolta dalla sua vena ciarliera che va ben oltre i semplici convenevoli del piccolo albergatore. Kate è contenta di raccontarmi che, la sera prima, lei e il marito erano fuori per un torneo di bowling, dal quale sono tornati vincitori!

Kate mi dà una cartina di Plymouth e qualche dritta per raggiungere a piedi i luoghi significativi. Consiglia per la serata il locale poco sotto il faro della collina The Hoe, per cenare o anche solo bere un bicchiere di vino e restare a guardare il mare.

Solo a fine colazione mi rendo conto che fuori piove o ha piovuto. Le macchine sono bagnate. Kate dice che se vado verso la Cornovaglia posso stare tranquilla, il brutto tempo in genere viene da lì, e quando è a Plymouth, vuol dire che già in Cornovaglia sta migliorando. Con questa certezza decido che è ora di mettersi in viaggio.

Una volta a Fowey il cielo grigio continua ad essere minaccioso, freddo ed umidità si fanno sentire. Sto già imparando però a non farmi spaventare dalle nuvole e provare ad essere fedele al mio programma tenendo d’occhio il cielo e portando sempre con me k-way e ombrello.

La mattina inizia con l’escursione in barca di Fowey River Trips and Sea Cruises che parte dal porticciolo del centro e si addentra nell’entroterra lungo il fiume Foy. La nostra guida è lo skipper della piccola imbarcazione a motore. Il mio inglese non mi permette di capire i dettagli di ciò che dice. E’ interessante però il tono con cui si diverte a raccontare luoghi e aneddoti, è un mix di mistero e ironia, condito con un po’ di autoironia. Ferryside

Qui inizio a scoprire quanto Fowey e la scrittrice Daphne Du Maurier siano strettamente legati. Se da un lato l’autrice più volte sottolinea quanto la Cornovaglia ed in particolare Fowey e Menabilly siano stati fondamentali per mettersi a scrivere – e spesso anche spunto per intrecci e personaggi della sua produzione letteraria – dall’altro oggi Fowey è orgogliosa di conservare ricordo e testimonianza di vita e opere della scrittrice.

Durante l’escursione spesso lo skipper fa riferimento alla vita di Daphne Du Maurier o ai luoghi che hanno ispirato e sono stati ambientazione per i suoi romanzi. Parte del museo del paese è dedicata alla scrittrice, alle sue opere ma anche alla sua vita, qui vengono conservati anche alcuni oggetti che le sono appartenuti.

Per le vie di Fowey, nei pressi della chiesa, ho trovato due librerie che le dedicano un piccolo allestimento in vetrina e vendono i suoi best seller. Librerie e biblioteche catturano la mia attenzione anche qui, nonostante la mia lettura in inglese sia piuttosto lenta e faticosa. Finisce sempre che mi stanco e abbandono dopo poche pagine. In questo viaggio spesso mi sentirò attratta dai libri che parlano della Cornovaglia, in particolare della storia di questa terra. Bookends of Fowey

Con la complicità di una pioggia battente, dopo la visita al museo e un fantastico panino preparato al momento da Nile’s Bakery, mi rifugio da Bookends of Fowey. Qui compro una copia di seconda mano di Vanishing Cornwall, saziando così la mia curiosità di approfondire il legame tra Daphne Du Maurier e la Cornovaglia e un po’ di storia locale.

Nel pomeriggio, quando la pioggia sembra finalmente attenuarsi, torno in porto per un secondo spostamento in barca con il traghetto che da Fowey raggiunge Mevaggissey e offre uno sguardo sulla costa ad ovest di Fowey. Il massimo sarebbe di riuscire a intravedere Menabilly, il piccolo castello con cui Daphne Du Maurier aveva un legame magnetico e dove abitò per più di vent’anni. Purtroppo all’ultimo mi accorgo che l’attracco è a dieci minuti a piedi dal paese, in zona Esplanade, e quando, pur correndo raggiungo il punto di partenza, il traghetto ha appena mollato gli ormeggi. L’ho perso per un soffio.

Decido quindi di raggiungere St Austell in bus e da lì fare ritorno a Plymouth. St Austell si rivela un po’ deludente. E’ un centro costruito nel tipico stile della Cornovaglia, ma l’impressione è che possa apprezzarlo meglio chi vuole dedicarsi allo shopping. La costa e le spiagge sono a circa tre quattro/miglia dal centro, un po’ distanti da raggiungere a piedi. Attraverso velocemente il paese e mi avvio alla stazione. Tinside lido

Una volta a Plymouth faccio due passi sulla verde collina The Hoe, dominata dal faro a righe bianche e rosse The Smeaton’s Tower. Scatto qualche foto e decido di seguire il consiglio di Kate, tornando per cena e dopo cena.

Qui mi aspetta la seconda cena in solitaria e di nuovo l’imbarazzo di entrare al ristorante e chiedere un tavolo solo per me. Ma una volta seduta, con bistecca e verdure, l’immensa vista mare dalla vetrata del The Dome fa svanire ogni preoccupazione e disagio. Il locale è incastrato e metà della discesa dalla collina, tra il faro e il Tinside lido, la gigante piscina affacciata direttamente sull’oceano.

La serata si conclude alla ricerca dell’installazione artistica dedicata ai Beatles. Il prato della The Hoe, infatti, fu la location dove i Beatles nel 1967 fecero la famosa foto in cui sono immortalati seduti su un prato verde. Oggi si trovano delle sagome sul prato che permettono di sedersi esattamente nel posto e nella posizione in cui sono stati loro, cinquant’anni fa.

Smeaton's tower FaroCon la giornata di oggi si inaugura la lista delle cose non fatte. Durante questo viaggio infatti ci sono delle tappe che non sono riuscita a mettere in programma prima di partire o che erano in programma e non sono riuscita a raggiungere, insieme metto anche le scoperte interessanti fatte in loco e che non mi è stato possibile approfondire. Oggi – al di là dell’insaziabile fascino di Fowey – quel che va messo in lista  per un eventuale ritorno da queste parti è: la traversata Fowey-Mevaggisey, la visita al villaggio Porluan e i giardini Headland Gardens.

Plymouth, 2 giugno 2017

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Viaggio in Cornovaglia: l’insaziabile fascino di Foweyultima modifica: 2017-06-26T22:49:19+02:00da lesenedelase
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