Viaggio in Cornovaglia: un giorno di pioggia

ll quinto giorno di viaggio è una battaglia all’ultimo sangue con la pioggia. Dopo un tentativo fallito di avvicinare il faro di Godrevy, proseguo la ricerca di indizi su Virginia Woolf visitando il St Ives Museum e, inzuppata dalla testa ai piedi, mi rifugio al Cohort Hostel per un po’ di vita da ostello. St Ives 5

Ieri sera di nuovo ho fatto un po’ fatica ad addormentarmi. Ma ho graziato le mie compagne di stanza da quel gran trafficare della prima sera. Ora che mi sono ambientata sono più sciolta sul dove mettere e come/quando prendere ciò che mi serve. Stamattina, paga di essere una presenza più equilibrata, scopro che da oggi la stanza sarà tutta mia: una ragazza ha già lasciato l’ostello e l’altra sta stipando tutta la sua roba in un mega zaino alto quanto me.

Di nuovo piove e il cielo è grigio. Ma sono fiduciosa che la giornata, come ieri, possa volgere al meglio. In cucina incontro finalmente qualcuno. Sono madre e figlio ventenne che vivono in Bretagna. La loro colazione è un mix molto salutare: mango, avocado, cetriolo e banana. Per quanto mi riguarda vado fiera del mio best seller della colazione in ostello di questo viaggio: dei lamponi giganti, che già sono ormai una dipendenza.lamponi

La cucina dell’ostello si presta ad un’ampia creatività culinaria ma è sprovvista di sedie. Ieri nella fretta ho fatto colazione in piedi. Stamattina, in attesa di un tempo migliore, me la prendo con calma e cerco di capire dove si mangia in caso di pioggia.

Il Cohort Hostel ha un bellissimo cortile con tavoli di legno colorati. L’alternativa al chiuso è una stanzetta che sembra più uno sgabuzzino delle scope. La poca luce, filtrata da finestre alte satinate a vasistas, dà a questa stanza un’aria un po’ da scantinato. Questo spazio – a cui comunque non manca nulla della cura riservata agli altri ambienti – è l’unico neo della struttura.

Un giorno di pioggia non è mai di facile gestione, soprattutto in vacanza da soli. La pioggia di per sé fa scendere l’entusiasmo sotto i tacchi, a maggior ragione se la cosa a cui tengo di più – il faro di Godrevy – è avvicinabile solo in caso di bel tempo.

In questa vacanza sto imparando a gestire l’imprevisto e il calo di iniziativa, ma un’intera giornata di maltempo è troppo appetibile per quell’umore grigio che sembra impossibile possa esistere in un posto bello come la Cornovaglia. Tocca mettersi d’ingegno e vagliare diverse opzioni per occupare il tempo.

Oggi passerò gran parte della giornata in ostello e sarà l’occasione per interagire un po’ con gli ospiti e scoprire cosa mangiano, cosa fanno in una giornata di pioggia, da dove vengono e come mai sono qui.

Cohort Hostel Si Ives 3Mamma e figlio della Bretagna sono qui perché il figlio ventenne si è innamorato della Cornovaglia lo scorso anno e in questi giorni ha un colloquio di lavoro per fare il bagnino a St Ives per la stagione estiva. La madre tiene a sottolineare che abitano in Bretagna e già il figlio fa il bagnino lì. Ma quando lui parla della Cornovaglia e di St Ives gli si illuminano gli occhi. Come dargli torto.

Dopo la colazione il tempo sembra migliorare, preparo lo zaino e decido che oggi mi devo giocare l’ultima possibilità di a fare la passeggiata sulla costa che si avvicina al faro di Godrevy. Il sole va e viene. Le previsioni non sono per niente dalla mia e fastidiose raffiche di vento non fanno che confermare il verdetto. Ci provo lo stesso.

Per andare a Godrevy devo raggiungere Hayle e da lì seguire le indicazioni per il sentiero sulla costa in direzione est fino a Godrevy beach / Godrevy point, il punto più vicino per ammirare il mucchio di scogli su cui il faro di Godrevy, fiero, se ne sta appollaiato.

Niente da fare, una volta scesa dal treno, nel giro di poco inizia a piovere, non mi resta che arrendermi e aspettare il primo bus che mi riporta a St Ives. Il faro di Godrevy è una meta da archiviare. In questo viaggio mi sono data una regola: non si fanno più di due tentativi. Trattandosi di Godrevy tengo in sospeso eccezionalmente l’opzione di ritentare l’escursione nel pomeriggio.

Piove a dirotto. E’ la giornata ideale per proseguire con la mia ricerca di un qualsiasi indizio – una penna, una foto, un bottone – al St Ives Museum in memoria di Virginia Woolf. Un signore che ho incontrato ieri sera in zona Talland House, mi ha detto che forse qui posso trovare qualcosa.

Andare e tornare dal museo oggi significa farsi 10/15 minuti a suon di secchiate d’acqua. L’ombrello con questo tempo non serve a nulla, non fa che rivoltarsi ad imbuto ad ogni strattone del vento. Il museo è una raccolta di cimeli che raccontano la storia del paese fatta di lavoro in mare e in miniera. Ci sono divise, attrezzi, ritratti, libri e ritagli di giornale su eventi o personaggi illustri che hanno segnato la vita di chi ha vissuto qui. Di nuovo però nessuna traccia della Woolf. Me lo confermano anche le volontarie custodi del museo. Neanche loro riescono a spiegare questa amnesia collettiva. Cohort Hostel St Ives 4

Il resto della giornata lo trascorro all’asciutto riparo delle mura dell’ostello. Mi riposo, faccio merenda, scrivo le cartoline e mi preparo pranzo e cena. La cucina dell’ostello in un giorno di pioggia è un palcoscenico piuttosto movimentato. C’è il trentenne british che è a St Ives per suonare la chitarra per strada o nei locali, il quarantenne spagnolo che lavora in un ristorante, tre ragazze germaniche vegane in vacanza che sfornano fantastiche pagnotte e cenano con un’invitante pasta al pesto. E poi ci sono anche desolanti ventenni che vivono di latte-e-cereali-a-qualsiasi-ora o di pasta scotta condita con indecifrabile cibo in scatola.

Stasera nella lista delle cose non fatte metto di nuovo il faro di Godrevy.

St Ives, 5 giugno 2017

© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

Viaggio in Cornovaglia: un giorno di pioggiaultima modifica: 2017-07-17T21:23:52+02:00da lesenedelase
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