Viaggio a Porto: dal ponte Luis I alla libreria di Harry Potter

Il 2018 inizia con un viaggio a Porto. Non male come incipit d’anno, certo però mettersi in viaggio a gennaio è meno semplice che d’estate, la valigia ha più strati e deve combaciare con il regime bagaglio a mano Ryanair, sempre più un rebus per chi cerca di schivare abilmente tutti gli extra-priority-fast & coLivraria Lello Porto

Il vero banco di prova però è l’inverno che per me equivale a casa & letargo. Ma da quest’anno si cambia, devo sfruttare al meglio i miei giorni di ferie e se così dev’essere perché aspettare!

In aereo affondo piacevolmente nelle ultime pagine del libro Io viaggio da sola di Maria Perosino. L’ho iniziato sul treno per la Cornovaglia, l’ho ripreso in Croazia e ora, alla terza esperienza di viaggio in solitaria, sono decisa a finirlo.

Mentre sorvoliamo Porto in attesa dell’atterraggio il tempo si svela per quello che é: piove! Eppure quando metto piede a terra, dentro di me, sto esultando come un tifoso per un goal o un bambino che scarta i regali di Natale, continuo a dirmi “sono in Portogallo, sono in Portogallo, sono in Portogallo!”.

Il piano di tornare in Portogallo è un’idea che ho raffazzonato in fretta e furia ad inizio dicembre. E sicuramente è anche per questo che mi sembra strano essere qui, è come se l’avessi deciso ieri e già ci sono. Da agosto 2014 – prima e ultima volta in terra lusitana – il Portogallo mi è rimasto nel cuore per i paesaggi, il clima e la gente. Dei Portoghesi ho un bel ricordo perchè sono riservati ma sempre pronti a mostrare un sorriso e ad offrire ciò che chiedi con il sapore delle cose fatte bene.

In 30/40 minuti di metropolitana raggiungo la fermata di São Bento. Tutto è molto semplice e lineare finché non sbuco in città dalla scala mobile. Per quanto si legga sulle guide e si guardino le foto è impossibile immaginare i sali/scendi di Porto. Tutto è storto, vie, piazze e vicoli sono un incastro di piani inclinati, solo lungo il fiume Douro la terra si raddrizza e strada e marciapiedi tornano a correre su un piano orizzontale. Porto casa vicino al ponte Luis I

La caratteristica di Porto sono i palazzi di pietra grigio scuro ricoperti di strisce di intonaco e piastrelle di ceramica colorate (azulejos) da cui sbucano file di finestre a quadretti in stile vittoriano. Porto è una città molto curata ma non ha paura di mostrare al visitatore anche il suo lato trash, poco o per nulla raccontato nelle guide turistiche e nelle foto ufficiali. Se ci si allontana, e neanche di molto, dalle zone patinate è facile trovare case abbandonate o edifici sventrati. Basta fare due passi dietro la cattedrale o sul ponte Luis e si trova qualche tetto sfondato, casa rattoppata o facciata con i vetri rotti.

L’idea che mi sono fatta è che sia una città che ha visto tempi migliori. Oggi si è rimessa in sesto grazie al turismo, che unito alla produzione del vino Porto, sembra essere l’elemento trainante. Anche l’università crea un discreto movimento tra studenti, prof e ricercatori. Queste case lasciate a sé però danno l’impressione che prima della bolla turistica ci sia stato un declino e parte degli abitanti se ne sia andata altrove in cerca di prospettive migliori.

Lascio il trolley in ostello e inizio a farmi un’idea della città dal ponte Luis I, che è praticamente la torre Eiffel a forma di ponte. La struttura è una doppia passerella di ferro con un unico grande arco ed è opera di Teòfilo Seyrig, discepolo di Gustave Eiffel.

Percorrendo il ponte si respira tutto l’ottimismo ottocentesco della fiducia nel progresso. Le travi di ferro sono un tutt’uno con la collina di Porto, è ancora possibile vedere come di alcune abitazioni si sono sacrificate vista, quiete e terreno per far spazio alle nuove infrastrutture.

Il ponte unisce Porto a Vila Nova De Gaia, località dove si concentrano le cantine del vino Porto. La metropolitana sbuca da una galleria come un trenino giocattolo e pian piano, camminando a braccetto con chi è distratto dal panorama o dalle foto, prosegue il suo corso dall’altra parte del fiume Douro. IMG-20180110-WA0014

Il clima non è il massimo, c’è sempre una pioggerellina fine fine stile british che va e viene e temo proprio che io e l’ombrello staremo parecchio mano nella mano in questi giorni. Per fortuna pur non essendo molto distanti dall’oceano non c’è vento e Porto e Vila Nova de Gaia sono in parte avvolte da bianche nuvole basse. Il volo e il lamento dei gabbiani tengono compagnia sul ponte Luis I e per qualche minuto mi sento di nuovo in Cornovaglia a Fowey.

La pioggia consiglia di infilarsi in qualche museo. Si inizia quindi dal tram. Porto ha fatto del tram un’istituzione dedicando al Carro Eléctrico un museo. Lungo il fiume Douro seguendo il corso dei binari in direzione dell’oceano, poco prima del Ponte da Arràbida c’è il deposito dei tram, che per metà è dedicato all’esposizione di tram vecchi e nuovi. Qui viene ricostruita una linea del tempo con le varie tappe della storia del carro elettrico a Porto e camminando tra le carrozze ferme, tirate a lucido e in bella mostra ci si sente in una piccola San FranciscoMuseo del tram Porto

Per tornare in città approfitto del tram che dal museo porta in Praça do Infante Dom Henrique. Il tram ha un fascino tutto suo. E’ romantico e rilassante nel suo andare con calma, ma anche molto vero, quando sei sul tram senti tutto: lo stridulo sferragliare, gli scossoni bruschi delle manovre e, non essendoci il riscaldamento, si è sempre a contatto con una perfetta percezione della temperatura esterna.

Per la seconda tappa-museo comincio a prendere confidenza con le centinaia di gradini che mi troverò a scendere e salire in questi giorni. Da piazza Infante risalgo scalette e vicoli fino al Centro Portoghese di fotografia. Il palazzo è un edificio solido e massiccio, catenacci, porte e grate dicono chiaramente che la costruzione un tempo fu una prigione. Oggi le porte sono spalancate e dipinte di rosso rubino e i listoni di parquet chiaro amplificano la luce che penetra dalle finestre. Centro Portoghese di fotografia Porto

Con la mia attrazione morbosa per l’insegna “biblioteca” mi infilo tra gli scaffali e mi ritrovo a sfogliare un libro di foto che trovo sul tavolo, è di Diane Arbus, un nome che conosco solo grazie al film Fur. Penso a chi viene fino a qui, magari anche da lontano, solo per fare delle ricerche. Come mi piacerebbe girare il mondo per fare ricerche nelle biblioteche. Il Centro portoghese di fotografia espone macchine fotografiche di ogni genere, comprese quelle micro alla James Bond nascoste in un orologio o in un pacchetto di Marlboro. E’ strano vedere come oggetti che vent’anni fa ci affascinavano come fantascienza ora siano pezzi da museo paleolitico.

L’ultima tappa è la Livraria Lello & Irmão. Meta definita imprescindibile da tutte le guide turistiche su Porto che ahimè si è rivelata una delusione. Inserita da La Repubblica nella top ten delle librerie più belle del mondo sicuramente ha un titolo difficile da mettere in dubbio: il sinuoso avvolgersi della scala centrale, gli intagli che sovrastano gli scomparti dei libri e le vetrate liberty del soffitto sono uno spettacolo da candidare all’UNESCO.

Libreria Lello Porto e Harry PotterCaso vuole però che negli anni Novanta J.K. Rowling abbia abitato a Porto e che la magia di questo luogo abbia qualcosa a che fare con il mondo del best seller Harry Potter e la pietra filosofale. Per questo motivo gran parte dei visitatori si mette in coda e paga il biglietto di quattro euro solo per curiosità. Per poi studiare pose fotografiche sulle scale e fare salotto malamente appoggiato a libri e scaffali. Insomma ormai l’atmosfera è più da centro commerciale che da libreria.

Uscita da lì si è ormai fatto buio e continua a piovere. E’ ora di avviarsi all’ostello, fare il check in e cercare un posto per la cena.

Porto – 2 gennaio 2018

“Il viaggiatore non può dimenticare i colori con cui si dipingono le case: ocra rosso o giallo, o castano scuro. Porto è uno stile di colore, un’armonia fra il granito e i colori della terra che il granito accetta, a eccezione dell’azzurro se con il bianco trova un equilibrio nell’azulejo”
da Viaggio in Portogallo di José Saramago

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Viaggio a Porto: dal ponte Luis I alla libreria di Harry Potterultima modifica: 2018-01-10T23:10:10+01:00da lesenedelase
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