Di nuovo in viaggio fino a Bad Gastein

Gira, rigira e alla fine sono di nuovo in partenza per Bad Gastein. Dei luoghi di quest’anno è in assoluto lì che la mia mente ha voluto farmi ritornare più di frequente, anche se fino ad oggi è stato possibile solo col pensiero. Valle Anterselva

Sarà che il viaggio di aprile in un certo senso è rimasto incompiuto, sarà il fascino di quell’acqua, sarà che è stata la vacanza in cui mi sono ricaricata di più, sarà quel che sarà ma dentro di me avevo un tarlo che mi diceva che dovevo tornare a Bad Gastein.

E così eccomi di prima mattina, ore 6:00, al volante con nel bagagliaio la mia solita valigia e uno zaino. E’ una seconda volta sì, ma è in assoluto il mio primo viaggio da sola on the road così lungo con la mia macchina (circa cinquecento chilometri stimati da Google Maps in sei ore e mezza) ed è la prima volta che sperimento il diario vocale, unico modo per tenere traccia delle varie tappe della giornata, da annotare poi sul diario cartaceo entro sera.

Dovendo guidare non posso scrivere, né tanto meno leggere. Ma con me ho l’audiolibro Gli ingredienti segreti dell’amore di Nicolas Barreau  (una piacevole storia di amore, libri e scrittura) e una colonna sonora che va dalla playlist estiva, al mio repertorio anni 80 al cd …But Seriously di Phil Collins che ascoltavo, in versione musicassetta, quando ad inizio anni 90 ancora sciavo e frequentavo le montagne bergamasche.

Questa avventura è la mia follia d’autunno e se a Bad Gastein in primavera ho inaugurato i viaggi della bella stagione, a Bad Gastein in questi giorni simbolicamente la chiuderò. A dire il vero questa lunga coda estiva fatta di cielo terso e temperature sopra i 20 gradi, sembra voglia illudere che l’inverno e le giornate corte siano ancora molto lontane, quindi ben venga ancora un po’ di girovagare all’aria aperta scaldata dal sole e dai colori dell’autunno. lago di Anterselva

La prima parte del viaggio corrisponde su per giù in termini chilometrici alla prima metà, è il tratto di autostrada che va da Bergamo a Bressanone. Bene o male è una strada che conosco già ed è la parte più dritta e monotona in cui si tratta sostanzialmente di macinare chilometri. Di lì in poi invece devo interrogare un po’ di più il navigatore di Google Maps, aggeggio che non amo molto per la sua voce perentoria e di cui non mi fido mai totalmente, temo di perdere il senso dell’orientamento. In alcuni tratti però è assolutamente indispensabile per azzeccare lo svincolo giusto che mi porti a destinazione in mezzo a tutte queste valli fatte di montagne di severa altezza, boschi, pascoli e paesi piccoli e deserti.

Ora le sollecitazioni del paesaggio cominciano a interferire non poco con il semplice macinare chilometri. Resisto fino alla Valle di Anterselva dove inizio a cedere ad una bellezza che è impossibile attraversare scivolando via con indifferenza come si spererebbe di fare, invece, sulla tangenziale di Milano. E così mi fermo per qualche sosta fotografica. Prima, ad intimarmi un alt di severa concentrazione è l’austera presenza di cime aspre e grigie che sbucano lassù in cima alla valle, poi è il lago di Anterselva, dove mi fermo e pranzo al Platzl am see.

A farmi compagnia, per lasciar trascorrere i quaranta minuti che mancano al prossimo segnale verde di via del semaforo del Passo Stalle, è un piatto di canederli e insalata di cavolo cappuccio. Dopo di che inforco la strada di cinque chilometri ad unica corsia in mezzo al bosco che porta fino ai 2052 metri del Passo e lì mi fermo per salutare l’Italia e prepararmi all’ingresso ufficiale in Austria. E’ la prima volta che la mia auto mi porta oltre il confine nazionale.

A Passo Stalle la linea che divide i due Stati più che dai cartelli è tracciata dal paesaggio. Nella vallata italiana la vegetazione è per lo più di abeti verdi e alberi dalle tinte multicolor autunnali che si affollano intorno all’unico pezzettino ancora visibile del lago di Anterselva. Il paesaggio austriaco invece è molto brullo e dai colori marrone, grigio e giallastro e gli alberi sono pochi, il bosco inizia a ripopolarsi solo scendendo di qualche chilometro verso la valle DefereggentalBad Gastein - cascata Ache

Proseguendo, quel che scorre fuori dal finestrino continua ad essere un incanto da fiaba e gnomi ma il tempo passa e devo riprendere a macinare chilometri. Di nuovo attraverso valli con prati di un verde accecante, sorvegliate da vette alte e popolate da paesini dove regna il silenzio di una scenografia pronta al debutto ma ancora deserta. Ci sono solo mucche al pascolo che prendono il sole e poi case, stalle e magazzini interamente ricoperti di legno.

La valle finisce scendendo a Huben che è già in valle Debanttal dove prendo per Matrei in Osttirol e pochi chilometri dopo mi ritrovo a risalire di nuovo verso quello che mi auguro non sia un altro passo.

La strada qui è molto larga, di tanto in tanto ci sono addirittura due corsie per carreggiata e l’asfalto è perfetto. In giro non c’è praticamente nessuno e io procedo decisa ma non troppo, la stanchezza inizia a farsi sentire. Dopo aver appurato che il casello segnalato non è un passo, bensì un piccolo traforo a pedaggio, ovvero i circa cinque chilometri del tunnel del Felbertauern, arrivare Mittersill mi sembra una passeggiata, qui c’è qualche segnale in più di civiltà e sento più leggeri i settanta chilometri che mi separano da Bad Gastein.

Superato Zell Am See e raggiunto lo svincolo di Land, c’è il cartello che mi segnala che manca ormai pochissimo alla Gasteinertal, la valle di Gastein. E, dopo una breve galleria, eccomi finalmente a destinazione, poco dopo le 15:00 sono a Dorfgastein. Ed essere di nuovo qui è come un salto indietro nel tempo. Sono orgogliosa di me stessa, ce l’ho fatta, sono qui e chissà perché la sensazione è quella di essere finalmente al sicuro come a ricongiungermi con un luogo che mi appartiene.

La prima cosa che faccio a Bad Gastein è andare a salutare la sua reginetta: la cascata dell’Ache, che precipita ancora abbondantemente maestosa e sfacciata come l’ho lasciata ad aprile, nonostante le nevi delle montagne si siano ormai sciolte da un pezzo. Poi mollo armi e bagagli nella mia stanza con angolo cottura alla Gastein Lodge e mi preparo per affidarmi un paio d’ore all’abbraccio dell’acqua miracolosa delle piscine termali del FelsenthermeLa Sere a Gastein

Per cena accetto l’invito che ho trovato nella busta consegnatami al check in, insieme alla chiave della stanza e alla Gastein Card: mi faccio venire a prendere dallo staff dello chalet Bellevue Alm per cenare in un’atmosfera tutta di legno che fa immaginare metri di neve fuori dalla porta.

E in compagnia di una super wiener schnitzel (cotoletta austriaca) con patate, insalata e birra, brindo a me stessa e alla mia impresa di oggi. Non vedo l’ora che sia domani per potermi specchiare finalmente nelle acque dello Spiegelsee.

Bad Gastein, 12 ottobre 2018

© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

Di nuovo in viaggio fino a Bad Gasteinultima modifica: 2018-10-18T22:21:44+02:00da lesenedelase
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