Due giorni a Parigi: dall’Opera alla Torre Eiffel

Il secondo giorno a Parigi inizia nel migliore dei modi: io e Daniela non usciamo di casa finché non ci siamo godute fino in fondo una energica colazione senza tempo. Abbiamo un po’ di cose da raccontarci, è parecchio che non ci vediamo, e, tra una cosa e l’altra, Parigi non ci vedrà prima della tarda mattinata. 2cv a Montmartre Paris

Si parte bardate a dovere. Ieri il tempo era incerto, pioggia e sole si sono alternate senza criterio. Oggi i nuvoloni grigi della prima mattina se ne sono andati e hanno lasciato sopra di noi un cielo terso. Quel che non manca mai è un gran vento freddo. Se ancora in Italia se ne può fare a meno, qui guanti, sciarpa e berretto sono indispensabili.

Daniela abita a Saint Germain en Laye, una cittadina vicino a Versailles a circa 30 chilometri da Parigi, per raggiungere Parigi bisogna prendere la Rer, il sistema ferroviario che collega la città ai paesi circostanti. La prima cosa da fare è una formula all inclusive per muoverci con i mezzi.

In biglietteria troviamo una signora (non molto friendly) che svogliatamente ci dà le informazioni per la soluzione più vantaggiosa. Solo all’ultimo aggiunge che sulla tessera va messa una foto. Per risparmiare alla macchinetta self scelgo l’opzione più economica: una foto a 2 €. Prima di scattare compaiono velocemente degli avvisi sul formato, dicono che non è adatto per i documenti, ma mai mi sarei aspettata uscisse un mio primo piano 10 x 15. E dopo una risata di quelle che tolgono il respiro per qualche minuto ad entrambe, decido che sarà la mia fototessera, la infilo nella Rough Guide di Parigi e via.

Il teatro dell’Opera Garnier è la nostra prima tappa. Per girare intorno alla mastodontica costruzione, che è una via di mezzo tra un tempio e l’Altare della Patria di Roma, ci vogliono dieci minuti buoni. L’Opera è circondata dal traffico nervoso della città e qui di nuovo mi rendo conto di quanto ci si sente piccoli e insignificanti a Parigi.

Magazzini LafayettePer fotografare tutta la facciata bisogna prendere le debite distanze e l’edificio è talmente ricco di forme e ornamenti preziosi di marmo e bronzo che fa parecchia soggezione. Difficile pensare di varcare l’ingresso, anche solo come turista in visita diurna, se non con un lungo e scintillante abito da sera; capo d’abbigliamento ahimè non previsto nel bagaglio di questi giorni né in generale nel mio guardaroba.

Pur sapendo che non sono una grande appassionata di shopping, e ancor meno di centri commerciali, Daniela riesce a trascinarmi ai Magazzini Lafayette. Espositori e brand non sono molto diversi da quelli de La Rinascente a Milano, ma la cupola liberty di vetro multicolore che sovrasta il cilindro centrale dell’edificio, in tutti i suoi quattro piani, è uno spettacolo da bocca aperta e occhi al cielo. Lo spazio cielo-terra è per gran parte occupato da un gigantesco gonfiabile a forma di albero di Natale con palloncini a caramella che vanno su e giù. Mi sento Kevin in Mamma ho riperso l’aereo quando va al mega negozio di giocattoli Duncan’s.

statua argento Sacre Coeur Montmartre ParigiIl nostro breve tuffo nel mondo dello shopping termina sul tetto dei grandi magazzini a contemplare la skyline di Parigi. Altro particolare curioso sono le marionette delle vetrine di giocattoli animate da movimenti automatizzati. Sul marciapiede continua a crearsi un piccolo gruppo di curiosi, difficile non restare incantati per qualche minuto.

Col metrò poi ci spostiamo nel quartiere africano di Parigi e ci fermiamo per un discreto pranzo, a base di baguette e zuppa di verdure, da Pret A Manger Sacré Couer, a pochi passi dalla scalinata della Butte (collina) di Montmartre.

Per raggiungere il Sacré Coeur prendiamo la funicolare e in pochi minuti eccoci di nuovo a contemplare Parigi dall’alto. Sarà il fatto di essere su un colle – un po’ come il Pincio a Roma – saranno le Citroen 2cv che scarrozzano i turisti vintage, sarà la storia di questo borgo diventato quartiere di Parigi solo nel 1850, ma quassù ci si sente in un piccolo mondo a parte. Moulin De La Galete

Del Sacré Coeur mi resteranno sempre impresse le statue della Madonna e di Gesù, poste a sinistra e destra dell’altare principale, è la prima volta che vedo delle statue d’argento. Trovo strano che la Rough Guide non le citi, ma il taglio è sicuramente in linea con la descrizione fin troppo frettolosa dell’edificio religioso.

Quando viaggio non sempre visito le chiese, mi infastidisce l’idea che quando sono grandi, famose e di richiamo per i turisti, non predispongano molto alla preghiera. Notre Dame e il Sacré Coeur mi hanno smentita, in entrambe ho sentito forte e netto quello stacco tra ciò che resta fuori e quel che custodisce il luogo sacro. In entrambe, il particolare contrasto tra forme importanti e delicatezza della luce crea un senso di sospensione, e credo sia proprio questo che si cerca quando ci si vuole raccogliere in preghiera.

A prima vista la Chiesa del Sacré Coeur sembra essere l’unica indiscussa protagonista di Montmartre. Indubbiamente cupole e punte neobizantine, quel netto grigio chiaro e l’imponenza con cui sovrasta la Butte e Parigi le danno un certo peso nel quartiere. E se ci si allontana le sue punte continuano a sbucare qua e là tra i tetti dei palazzi per parecchi metri. Ma Montmartre è molto altro.

Addentrandosi nel borgo si trovano pochissime auto, Place du Tertre è piena di artisti all’opera con cavalletto e colori, e proseguendo è un susseguirsi di vetrine di piccole gallerie e botteghe d’arte che si mescolano a ristorantini acchiappa-turisti. Può capitare di dimenticarsi che là sotto c’è Parigi, ed è facile illudersi, o sperare, di vedere il mare.

Torre EiffelLasciamo Montmartre da Rue de Lepic, Daniela si ricorda che in questa zona c’è un mulino a vento e grazie alla Rough Guide, ne troviamo ben due, il Moulin De La Galette e il Moulin Radet e per tener fede al non-c’è-due-senza-tre scendiamo in città fino al Moulin Rouge.

Da lì ci infiliamo nella metropolitana in direzione Place du Trocadero e poco prima che il sole tramonti, in un cielo che nel frattempo è diventato un po’ imbronciato, finalmente si illumina davanti a noi la regina di Parigi, la Torre Eiffel, perfetta ciliegina sulla torta del nostro tour di oggi.

Arrivate a Trocadero con la metropolitana quella scala l’ho fatta di corsa, non solo perché il sole stava ormai tramontando, ma perché è così con la fontana di Trevi, il Duomo di Milano, il mare  –che sia la prima volta o l’ennesima –  d’improvviso scatta quell’entusiasmo dei bambini che ti fa correre incontro alle cose o alle persone per arrivare il prima possibile.

E invece in cima, mi fermo, la punta di ferro non c’é! Se Daniela non mi avesse rassicurata dicendomi che bisogna fare qualche passo e voltarsi a sinistra per vedere la torre Eiffel, quel folle dubbio sarebbe diventato panico? No, non penso, però confesso che ogni tanto mi chiedo: “E se non ci fosse più? Se l’avessero tolta?” Queste domande sono come una scintilla che illumina il colore sbiadito delle cose certe e collaudate.

Verso la Torre Eiffel si crea un affollato pellegrinaggio. Tutti andiamo nella stessa direzione, si scende dalla terrazza più alta di Place du Trocadero – anche qui gli spazi sono a misura di gigante – e si attraversano i giardini. Tutti avanziamo nello stesso modo con lo sguardo verso l’alto e alternando due passi veloci a cinque o sei selfy.

Questa scena al tramonto è come il gran finale di un film, mancano solo una marcia trionfale da colossal in sottofondo e i titoli di coda.

Saint Germain En Laye – Paris, 13 novembre 2017

© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

Due giorni a Parigi: dall’Opera alla Torre Eiffelultima modifica: 2017-12-17T18:29:43+01:00da lesenedelase
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