Il diario di viaggio è prima di tutto una lettera a me stessa

Partire è un po’ morire per me significa che quando mi metto in viaggio, sto per iniziare un’avventura da cui tornerò, si spera, un po’ diversa da come sono partita. Già perché il viaggio è una delle poche occasioni, e in un certo senso anche una bella scusa, per stare alla larga per qualche giorno dai soliti luoghi, persone e cose da fare.  IMG-20171111-WA0001

E in questo credo stiano i miei tentativi di tenere un diario di viaggio. Ad oggi però i viaggi di cui ho scritto sono soltanto tre: Cornovaglia edizione 2016, Cornovaglia edizione 2017 e Spalato. Di Portogallo, Roma, Isole Grenadine, Malta, Seychelles, Valencia e di altri posti ho soltanto le foto e i ricordi che sono rimasti impressi nella mia mente.

Prima di partire per il secondo viaggio in Cornovaglia lo scorso giugno, ho riletto il mio primo diario di viaggio. Quel viaggio era un’esperienza per me senza precedenti, non tanto perché avrei viaggiato con persone che non conoscevo, ma più perché per la prima volta sarei stata in Cornovaglia, un luogo da cui mi sentivo, e mi sento ancora, inspiegabilmente attratta.

Rileggere quelle pagine è stato per certi versi una grande delusione. In quel che ho scritto c’è poco dei luoghi. Stonehenge lo liquido sostanzialmente come un luogo suggestivo. La residenza Cotehele è una villa molto bella in mezzo al verde con dei giardini ricchi di fiori. E Tavistock, tappa che ricordo fu molto veloce giusto per fare qualche foto, è di nuovo un paese molto bello. 

StonehengeGià prima di arrivare a metà diario trovo una riflessione che dà l’idea della piega che ha preso la narrazione: Sono contenta di scrivere questo diario e mantenere una certa costanza. E’ però un po’ troppo sulla cronaca e vanno arricchiti i vocaboli con cui definire luoghi e cose. Da bandire il termine “bello”.

Sui luoghi, su di quel che mi ha colpito e sulle sensazioni che mi trasmettevano, ero convinta di trovare qualcosa in più. Questo è quel che avrei voluto ritrovare e leggere di un viaggio così. Il diario invece è pieno di osservazioni sul gruppo come questa: il clima in auto si fa piuttosto nervosetto quando le strade sono strette o l’altra auto fa una strada diversa da quella indicata dal nostro navigatore; e riflessioni sui compagni di viaggio come questa: di lavoro in generale si parla poco, queste persone sono i loro viaggi non il loro lavoro.

Insomma come diario di viaggio lo considero un flop. E’ pur vero che di quell’esperienza non tutto va buttato. E’ per me una conquista aver scritto dall’inizio alla fine ed essere riuscita a ritagliarmi dei momenti per scrivere. Operazione non molto semplice, tempo e concentrazione erano ridotti all’osso essenzialmente per due motivi: non viaggiavo da sola e i ritmi delle giornate e degli spostamenti erano piuttosto sostenuti.

In quel diario però ho trovato scritta nero su bianco la me stessa di allora. L’insieme di aspettative, sensazioni, paure di cui ho scritto è una fotografia di quella che ero un anno fa. Una delle cose che mi assillava ad esempio era la mia lentezza: sono tutti molto veloci, tendenzialmente come al solito sono sempre l’ultima. Ho bisogno di ambientarmi prima di agire. Oggi sono più in sintonia con il mio essere lenta, non lo considero più solo un difetto e questa consapevolezza per assurdo mi ha reso più facile velocizzare i ritmi quando la situazione lo richiede. Scilly island St Mary

Rileggere quel primo diario, prima di scriverne altri, mi ha illuminato su un particolare che diversamente non avrei colto: per quanto la vita che faccio ora non sia molto diversa da quella che facevo un anno fa, molte cose dentro di me sono cambiate.

In quei giorni ero intenta a cercare nei miei compagni di viaggio ciò che li spingeva a fare le valigie e partire. Il giorno in cui siamo andati alle isole Scilly ho avuto più tempo per scrivere e fissare quel pensiero che mi ha ronzato in testa per tutta la vacanza: il viaggio è ricerca e fuga, mi sembra che questo accomuni un po’ tutto il gruppo.

Viaggiare è per me un continuo riflettere sulla gestione del tempo. In aeroporto, nei musei, così come in spiaggia osservo spesso gli altri e mi chiedo cosa ci unisce e cosa ci rende diversi in questo decidere di allontanarci per un breve periodo dalle sicurezze di tutti i giorni. Nei miei viaggi più recenti non sono stata più a farmi grandi interrogativi su ricerca e fuga. So che fanno parte del gioco e sono principalmente i motivi che mi spingono a viaggiare. Un anno fa invece, ricerca e fuga avevano qualche contorno oscuro o indefinito che mi spaventava.

E credo sia anche per questo che lo scorso anno non avrei mai pensato di prendere e partire da sola. Così come non mi sarei probabilmente sentita capace di costruire un tour della Cornovaglia. Insomma, se dovessi parlare con La Sere di allora le direi: eppure, tu, tutte queste cose ora le hai fatte, ne sei tornata viva e vegeta, orgogliosa e soddisfatta, al punto di scrivere altri due diari e pubblicarli su questo blog.

Cotehele - macchina da scrivereRileggendo quel diario mi sono resa conto di quanto affidarsi alla memoria possa essere fuorviante e riduttivo. Se con il pensiero torno a quel viaggio ho abbastanza vivo il ricordo dei luoghi e delle persone, ma sfogliando il diario trovo un sacco di dettagli e sfumature – luoghi e persone compresi – che la mia memoria, forse per proteggermi o per fare un po’ di spazio ha messo nel dimenticatoio.

Da allora ogni tanto penso all’utilità di scrivere una lettera a se stessi. Soprattutto in quei periodi dell’anno – compleanno e fine dicembre – in cui tendo a fare un bilancio di vita. Per fortuna da agosto 2016 questo blog compensa almeno in parte i diari e le lettere a me stessa rimasti inediti.

Il diario di viaggio è innanzitutto un diario, che non si riduce ad un insieme di ho fatto, ho incontrato, mi è successo e quel posto era terribile o bellissimo. Prendendo nota di tutte o alcune di queste cose in quel momento, in quel luogo, in quella situazione si costruisce inevitabilmente un pezzo di scrittura autobiografica.

Ma un diario di viaggio è e può essere anche molto altro. Per i miei viaggi del 2017, onde evitare la sensazione di flop, prima di partire ho chiarito a me stessa cosa vorrei ritrovare in quel diario. E’ un obiettivo alto, che non mi sento ancora di aver raggiunto al 100%, ma sicuramente sto imparando a consegnare al diario in maniera più dettagliata i ricordi che spero di riscoprire un giorno rileggendo.

Il viaggio è una storia, ovvero un susseguirsi di cose che succedono, ma è anche luoghi, incontri, problemi da affrontare, gestione del tempo e delle proprie forze fisiche ed emotive e ancora risorse economiche, spostamenti e tappe. Mi è difficile identificare in partenza esattamente cosa voglio ricordare di un viaggio, è pur sempre un’esperienza che per fortuna riserva una buona dose di imprevedibilità. Potrei non riuscire a raggiungere un luogo o restare intrappolata in un altro, potrei trovare l’amore della mia vita e per questo abbandonare completamente il mio programma o magari chissà decidere di fermarmi di più per valutare un’opportunità di lavoro. Cornovaglia -Zennor

L’obiettivo che mi sono data per i viaggi di cui ho scritto qui (Cornovaglia e Spalato) è di scrivere sul diario il più possibile, così random passando di palo in frasca, soffermandomi a volte anche troppo su cose che possono stancarmi nel rileggere.

L’operazione di rielaborare il diario in una serie di post pubblicati qui di settimana in settimana mi ha aiutata a selezionare e dare una nuova forma ai contenuti, creando una continuità più leggera e piacevole. E’ stato una sorta di lavoro di editing. E di nuovo mi sono accorta che ancora dei pezzi mancano, così come delle foto di quel che stavo raccontando.

Ad oggi non ho la formula giusta, mi è più chiaro però che il diario di viaggio è una storia lì pronta da scrivere, e prima di tutto il diario di viaggio è una tessera del puzzle, una cartolina, un’immagine della mia vita più nitida di altre, di cui purtroppo non ho un prezioso ricordo scritto.

Viaggiamo guardando avanti, ma solo quando ci volgiamo indietro capiamo davvero cosa abbiamo visto (da Raccontare il viaggio di A. Bocchi e G. Bosticco).

© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

Il diario di viaggio è prima di tutto una lettera a me stessaultima modifica: 2017-11-11T17:07:14+01:00da lesenedelase
Reposta per primo quest’articolo