Viaggio in Cornovaglia: il difficile addio a St Ives e l’arrivo a Penzance

Il sesto giorno di viaggio mi aspetta il difficile addio a St Ives. Dopo il check out al Cohort Hostel, concludo le mie ricerche su Virginia Woolf e mi lascio stordire ancora un po’ dall’oceano imbronciato. Sarà l’arrivo a Penzance e la vista della baia di St Michel Mount a ricordarmi che in questo viaggio c’è ancora tanta bellezza da scoprirePenzance

Ripartire significa lasciare un posto noto, trovare la formula giusta per stipare di nuovo tutto nel trolley e trascinarmi fino alla nuova meta. Questi viaggi in solitaria, fatti di mille bellezze da scoprire, sono una lezione sulla sincronicità con se stessi e con i luoghi. E’ un continuo sentirsi in bilico tra il capire quando è il momento di fermarsi e quando invece è ora di far fagotto e proseguire.

Più i posti sprizzano fascino e più la questione si fa complicata. E se sei in viaggio da sola il giusto ritmo te lo devi dare tu. Sta a te risvegliarti dall’incanto di una bellezza, così come restare sospesa e lasciarti attraversare da ciò che quella bellezza che hai davanti – e che magari non sapevi di trovare – ha urgenza di comunicarti.

Dopo una notte di sonno non troppo lineare, mi sveglio presto, ma tra una cosa e l’altra il check out slitta di un buon quarto d’ora oltre il tempo massimo. Nessuno per fortuna me lo fa notare. Lascio il grosso del bagaglio in ostello ed esco decisa a godermi St Ives fino all’ultimo in una calda giornata di sole e vento. Ho in mente due cose: la prima è andare in libreria, la seconda è sedermi su una panchina del porto e guardare il mare.

L’ottima scusa per perdermi alla libreria St Ives Bookseller è completare la mia ricerca su Virginia Woolf. Devo sciogliere in qualche modo il nodo sull’amnesia collettiva che St Ives si ostina ad avere nei confronti dell’autrice di Gita al Faro. Oggi perdere tempo qui è più che mai intenzionale, lo considero il modo per dare il mio arrivederci a St Ives.

Mi scopro attratta dai libri sulla storia della Cornovaglia, come se il mio legame con questo luogo dovessi trovarlo in qualche fatto o personaggio storico. L’unica pubblicazione interessante per la mia ricerca è un libro sull’infanzia di Virginia Woolf a St Ives scritto da Marion Whybrow.

Per tener fede ai miei buoni propositi – acquistare a St Ives un libro di Viginia Woolf – compro un piccolo libro dal titolo Liberty, è un patchwork di scritti della Woolf sul tema della libertà. L’acquisto sarà la mia merce di scambio con la libraia. E’ a lei che chiedo perché è così difficile trovare indizi su Virginia Woolf a St Ives. Forse perché Virginia non si mescolava con le persone del luogo? Il suo essere schiva veniva interpretato come un atteggiamento snob?

La libraia mi conferma che a St Ives non c’è nulla a memoria della Woolf, dice che la stessa Talland House non è più quella, negli anni ha subito diversi interventi di ristrutturazione ed è stata frazionata in più appartamenti dati in affitto. Fornisce però un’interpretazione interessante: Virginia era molto giovane quando soggiornava qui, ha trascorso a St Ives i primi anni della sua infanzia, fino ai 15 o 18 anni. E con questo verdetto considero chiusa la mia ricerca.

Dopo la mia mezz’oretta di contemplazione dell’oceano sulla panchina di St Ives Habour imbuco le cartoline e faccio qualche foto. Oggi l’oceano ha il fascino del bel tenebroso. L’acqua ha tantissime gradazioni di blu-grigio-verde e il continuo cambiare della luce all’orizzonte rende la presenza di Godrevy sullo sfondo ancora più incisiva. St Ives 6

Per pranzo sono indecisa se tornare da Blas o scoprire un posto nuovo. In realtà per giocare un po’ alla travel blogger mi sono data una regola: trovare sempre nuovi ristoranti.

Così mi ritrovo seduta da Scoff Troff Cafè con una omelette verdure e formaggio e delle patate. Il locale è molto accogliente e deliziosamente curato nei minimi dettagli. La cucina è ottima e il menù ricco. Uniche note dolenti: il personale, molto gentile e professionale, ha un po’ quell’atteggiamento tipico di chi deve tenersi un po’ distaccato dal turista e poi quelle strane insegne qua e là con scritte tipo “chiedi questo prima di sederti, ricorda quello prima di mangiare, aspetta quell’altro prima di ordinare”. Una volta pagato il conto – che è nella media – mi rendo conto che St Ives mi sta dicendo che è ora di andare, un altro passo e rischio di cadere in qualche trappola per turisti.

Recupero il bagaglio e parto per Penzance. Ora il sole picchia più forte e non vedo l’ora di lasciarmi andare come un palloncino che si sgonfia sul sedile del treno e mettermi un po’ a leggere. Ma il viaggio ahimè da St Ives a Penzance dura circa venti minuti, è molto più breve di quanto pensassi.

Penzance è il capolinea della linea ferroviaria che collega Londra alla Cornovaglia. Il treno si ferma a pochi passi dall’immensa baia con St Michael Mount sullo sfondo da una parte e il porto della cittadina dall’altra. Una vista che fa venir voglia di incollarsi al finestrino a bocca aperta. In compagnia del vento e del cielo blu mi avvio sulla Promenade verso il Penzance Backpakers, l’ostello che mi ospiterà per le prossime notti. Penzance - Jubilee pool

Il resto della giornata se ne va tra il check in, un giro a piedi alla scoperta di Penzace e la spesa. E’ ormai tardi per visitare la Morrab Library e la Penlee Gallery, qui i musei chiudono alle 17 e già dalle 16.30 non è più possibile neanche presentarsi alla biglietteria.

Penzance e il Penzace Backpapers sono per me un ritorno. Ho soggiornato qui anche lo scorso anno. Posizione, collegamenti e prezzi più accessibili fanno di Penzance un pied-à-terre ideale per visitare l’estremo sud ovest della Cornovaglia.

Penzance è una cittadina in cui il turista si può sbizzarrire di giorno, di sera le vie non sono per nulla affollate come quelle di St Ives e i locali notturni bisogna scovarli. Qui è facile respirare veramente l’atmosfera di chi in Cornovaglia ci vive e ci lavora. Le persone sono aperte e disponibili ma un po’ più riservate. Mi aspettano serate dedicate al riposo e alla vita da ostello, pronta a ripartire presto l’indomani per una nuova avventura. E anche l’insonnia che mi aveva fatto compagnia a St Ives è ormai un vago ricordo.

La giornata si conclude con una cena in buona compagnia. In cucina trovo un bizzarro inglese sessantenne – che sta sei mesi in Nuova Zelanda e l’altra metà dell’anno in Inghilterra – e un ragazzo italiano che vive in Bretagna ed è qui per girare la Cornovaglia a piedi zaino-in-spalla. E’ piacevole per qualche ora non dover arrancare con l’inglese e confrontarsi sui viaggi in solitaria. Penzance terrace

Stasera comincio ad essere un po’ stanca di annotare tutto sul diario di viaggio, avrei voglia di leggere e ascoltare un po’ di musica. Ma questo è il mio primo viaggio da sola ed è la prima avventura tutta mia in Cornovaglia.

Scrivere è il miglior modo per fare memoria e di questa impresa voglio trattenere il più possibile.

Nella lista delle cose non fatte ci sono la Penlee Gallery, la Morrab Library e i Morrab Gardens.

Penzance, 6 giugno 2017

© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

Viaggio in Cornovaglia: il difficile addio a St Ives e l’arrivo a Penzanceultima modifica: 2017-07-25T20:08:27+02:00da lesenedelase
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2 pensieri su “Viaggio in Cornovaglia: il difficile addio a St Ives e l’arrivo a Penzance

    • Vero. E’ una bellezza che per un po’ tiene a bada qualsiasi pensiero! Grazie Rubi per il commento e per essere passata di qui a dare un’occhiata 😉

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