Vita da single e aracnofobia

Affrontare un ragno è una delle prove più dure della vita da single. In preda all’aracnofobia è inevitabile fare esperienza di un mini safari domestico.ragno

I requisiti fondamentali sono: competenza strategica, prestanza fisica, ma soprattutto sangue freddo. Eh sì, perché quando dico ragno intendo un aracnide con una corporatura carnosa e di taglia significativa. Fa “cric” quando lo schiacci con la prima ciabatta a portata di mano.  E fa paura, dopo, a guardare la suola. Se il colpo di grazia non lo ha reso del tutto inoffensivo? Se si muove ancora come una coda di lucertola?

Amo gli animali ed ho una discreta tolleranza anche per gli insetti. Quando cercano compagnia o riparo in casa, mi limito ad accompagnarli fuori, deviando la loro passeggiata su un foglio di carta che come un tappeto volante li trasporta sino alla finestra o sul terrazzo, diventando un Caronte verso l’aria aperta. Mi si può ritenere una che non farebbe male ad una mosca, eccezion fatta, però, per zanzare e ragni. Le zanzare suscitano l’irritante antipatia della sanguisuga, i ragni mi terrorizzano e sin da piccola sono stati i protagonisti dei miei peggiori incubi.

Di fronte ad un ragno, si impone la legge dei pistoleri del Far West: o io o lui. Assoluta licenza di uccidere. Non ci si può limitare all’atto cruento, l’operazione prevede l’accertarsi che la bestia non sia più in grado di muovere la punta di una zampa e il liberarsi in maniera definitiva del cadavere. Non sia mai che poi salta fuori che anche i ragni hanno sette vite come i gatti!

Era una serata di fine estate del 2013. Una di quelle in cui si dorme ancora solo con il lenzuolo e con la finestra aperta. Tra le braccia di Morfeo ci si gusta quell’arietta settembrina che rende piacevole il sonno, senza soffrire più per l’afa né temere colpi di freddo. Pregustavo già le ore di sonno utili a resettare tutto e a darmi un minimo di slancio per ripartire il giorno dopo con il solito tran tran feriale nella speranza che il weekend arrivi magari prima del previsto.

Dopo un bagno rigenerante, in camera, mi passo un giro di crema corpo e penso a come vestirmi domani. Alzo gli occhi verso la plafoniera che illumina la stanza e il solito pensiero è la luce troppo fredda, dovrei rimpiazzarla con un lampadario che renda l’ambiente più caldo. Mi viene in mente che qualche mese prima, accendendo la luce, è saltata la lampadina, sempre di sera prima di andare a dormire, a ricordarmelo è la scala che ancora si aggira per casa.

In pochi secondi registro la presenza ostile che si è piazzata a pochi centimetri dalla plafoniera. Si tratta di un ragno con un corpo piuttosto carnoso di colore beige. Tra corpo e zampe occupa un’area di circa tre centimetri di diametro. Si tratta di una questione seria, va risolta subito ed è assolutamente da escludere l’eventualità di andare a dormire con lui che veglia sul mio riposo notturno.

Bisogna improvvisare al volo un piano, da fare invidia a Mc Gayver, per rendere la bestia inoffensiva.  Il colpo da infliggere deve essere infallibile, un errore potrebbe permettere al ragno di raggomitolarsi su di sé e disperdersi nel mio letto, rendendo la notte un incubo. Oppure potrebbe darsi alla fuga, e i ragni si sa, corrono molto veloce. Impossibile darsi pace.

Ho bisogno di una scarpa o ciabatta con una suola liscia, dritta e consistente, che non si pieghi e che non rimbalzi. Il colpo deve essere secco e deciso, deve ridurlo in poltiglia all’istante. Opto per un infradito, con la suola resa liscia da anni di vita da spiaggia. Non è proprio dritta e consistente al punto giusto, ma il tempo scorre e il ragno potrebbe aver già sentito puzza di bruciato. Ho deciso, sarà la mia arma. ragnatela

Il problema successivo è capire da dove tendere l’agguato. La plafoniera è proprio sopra la pediera del letto. Escludo subito la possibilità di salire in piedi sul letto, arriverei a malapena a sfiorare il soffitto, troppo precaria come situazione, e, ancora peggio, il cadavere potrebbe cadermi addosso. Bhhh …che brividi! Anche una sedia o una scaletta non mi faciliterebbero abbastanza. Poi l’occhio cade sulla scala. Forse è per quello che ho temporeggiato nel portarla in cantina. Aveva una missione ben più importante da compiere.

Ultimo dettaglio, non di poco conto, è dove cadrà il ragno, sperando che, dopo il colpo inferto, si tratti solo di un inerme cadavere. Una cosa è chiara: il ragno non deve finire tra la biancheria, né vivo né morto. Le lenzuola sono di color beige, lo stesso del ragno. Non intendo lanciarmi in una improbabile e disperata ricerca, magari pure vana. Prendendo spunto dal cesto della biancheria appena ritirata dallo stendipanni, trovo un telo mare blu, una tonalità che fa risaltare i colori più chiari, è grande e copre metà della superficie del letto. È perfetto: reclutato.

Ok, pronti per l’operazione: la scala è posizionata in fondo al letto, il telo è disteso sopra le lenzuola, il ragno sembra non essersi accorto di tutto il tran tran di piani e strategie. Non sa che a breve se la dovrà vedere con un accanito predatore, trovandosi a lottare in difesa della sua stessa vita. Salgo sulla scala con decisione, armata dell’infradito killer. A guadarlo da vicino, mi dà un po’ il voltastomaco, un mix di ribrezzo e di paura. Per un attimo penso di non farcela e arrendermi, ma non posso evitare questo massacro, ne va del mio sentirmi al sicuro tra le mie mura domestiche.

Trattengo il respiro, lo guardo con gli occhi socchiusi – come al cinema quando ci sono scene cruente nei film – e colpisco, “Pa!”, un colpo di infradito secco e deciso. Quello che succede è degno di un horror d’autore. Si è squarciato in due come un bignè, metà è rimasto spiaccicato sul soffitto, l’altra metà insieme ad una cremosa goccia beige, in parte è precipitata sul telo, in parte è rimasta sotto la suola rimbalzante della ciabatta.

Rivedo mentalmente l’azione e, in bocca è come se avessi il sapore di carne squarciata e di cadavere. Esito un attimo. Sento l’adrenalina dell’assassino, mescolata al raccapriccio di uno spettatore da horror movie. aracnofobiaMeglio chiudere la faccenda il prima possibile. Corro in bagno a prendere un po’ di carta igienica, pulisco la suola dell’infradito senza guardarla e butto il tutto nel wc. Ripeto la stessa operazione con il pezzo di ragno spiaccicato vicino alla plafoniera. Tiro lo sciacquone due volte. Con una spugna pulisco la macchia lasciata delle interiora del ragno sull’intonaco del soffitto. Di nuovo mi viene il voltastomaco a pensare al liquido beige e a come è schizzato sul letto. Che schifo! Bhhhh!

Prima di piegare il telo mare cerco gli ultimi resti. Ci sono una zampa e una patacca beige. Sciacquo e butto il telo nella cesta della biancheria sporca. Mentre chiudo la scala, ancora scioccata dalla scena raccapricciante, penso: missione compiuta, sono pronta a dormire il sonno dei giusti, finalmente al sicuro. Prima di spegnere la luce, guardo il soffitto vicino alla plafoniera: OK il ragno non c’è più è rimasto solo un alone.

Do lo stesso sguardo ancora oggi tutte le sere prima di spegnere la luce e poter prendere sonno.

© Riproduzione riservata – Immagini da Pixabay

Vita da single e aracnofobiaultima modifica: 2016-08-21T21:36:17+02:00da lesenedelase
Reposta per primo quest’articolo