Viaggio in Bretagna: Auray e un primo assaggio di terra bretone

Dopo la Nizza di gennaio, eccomi di nuovo in Francia. Sulla mappa l’indice questa volta è caduto un po’ più a nord e ha scelto la Bretagna. Sto per iniziare il mio secondo viaggio on the road da sola, primo all’estero con un’auto a noleggio. Auray - galleria arte 1

Decollata in tarda mattinata da Malpensa, nel primo pomeriggio, sono già al volante col navigatore impostato su Auray e sto cercando di far pace con specchietti e comandi dell’unica e fedele compagna di viaggio dei prossimi nove giorni: una Wolkswagen Polo bianca con la scritta connect sulle portiere, da me subito ribattezzata White Polo. E’ un transatlantico in confronto alla mia utilitaria.

I centoventi chilometri da Nantes a Auray, sono tranquilli fino a diventare monotoni. Tolto qualche groviglio di svincoli sulla tangenziale intorno all’aeroporto, il percorso è tutta una larga autostrada a doppia corsia incollata come una striscia di scotch sulle morbide e verdi campagne francesi. A rendermi euforica sono la radio, che infila subito un buon mix di musica anni ’80, e i primi indizi di terra bretone: casette di pietra, mucche pezzate al pascolo e un vecchio mulino a vento.

Auray - ponte porto

Auray non è certo timida. Quando arrivo al cartello che la annuncia – non essendo riuscita ad impostare l’indirizzo esatto dell’albergo – seguo le insegne verso il centro e con due curve e una discesa mi ritrovo su uno stretto acciottolato a senso alternato che porta dritto su un ponte a schiena d’asino e attraversa un fiume oleoso, specchio annacquato che svela ogni capriccio del cielo.

Intorno si raggruppano case di pietra, alcune hanno colori vivaci e incroci di travi in legno ben in vista. C’è anche un porticciolo, approdo per qualche imbarcazione a vela, per oggi ormai da considerarsi a riposo. Sembra di essere in un quadro impressionista.

Mollato il bagaglio al Le Branhoc Brit Hotel, nel giro di poco sono di nuovo sul fiume, armata di macchina fotografica. E questa volta, il mio scarso fiuto artistico ci azzecca: diverse sono le gallerie che colorano il paese rimbalzandosi l’un l’altra il logo “Auray pays d’artistes” dal lungo fiume alla piazza principale, passando per ripidi vicoli e stradine. E tra vetrine d’arte, finestre addobbate, chiese con il tetto a punta e muri di pietra debordanti di verde e di fiori, per un attimo mi sembra di respirare di nuovo aria di CornovagliaAuray - vicolo

Dopo l’interessante amicizia che ho stretto con gallettes e sidro bretone per cena al Bar Crêperie Le Franklin, la serata potrebbe ritenersi degnamente conclusa. 

Ma qui il tramonto se la prende comoda, così prima di andare a letto, gironzolo ancora un po’ intorno al porto, finché, soddisfatta del mio primo assaggio di Bretagna, posso finalmente andare a dormire.

Auray, 25 aprile 2019

© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

Viaggio in Bretagna: Auray e un primo assaggio di terra bretoneultima modifica: 2019-05-06T22:49:42+02:00da lesenedelase
Reposta per primo quest’articolo