Braies, Misurina e le Tre Cime di Lavaredo

A volte fatico a riconoscermi, mi sono sempre ritenuta di indole acquatica: d’inverno chiudo la giornata in ammollo nella vasca da bagno e appena fa caldo vado in cerca dell’abbraccio acquoso del mare o del lago. Dell’acqua mi piace la capacità con cui annulla il peso della gravità e restituisce al corpo una leggerezza inaspettata. L’acqua avvolge saldamente e accarezza dolcemente, lava via tanti pesi, se li prende e li trasporta altrove. 3 cime Lavaredo

Eppure la mia mente, anche al mare, ultimamente ripesca immagini di montagne. Arrivano d’improvviso come incomprensibili associazioni di idee e l’unico senso che so dargli è quello del richiamo.

Dopo la Liguria, luogo non certo sprovvisto di montagne, ho pensato di tornare al lago di Braies. Per rispondere al richiamo della montagna sono corsa ai piedi delle Dolomiti.

A Braies ero già stata a dicembre 2019, era una di quelle folli gite in giornata in cui si accettano otto ore stipati in pullman per viverne tre scarse tra Brunico e Braies. Se penso che di lì a pochi mesi eravamo in lockdown da pandemia quella gita mi appare ancor più folle! Quel giorno di fine autunno il lago di Braies era una lastra di ghiaccio su cui camminavamo in tanti. E io mi sono messa ad ascoltare un paio di canzoni in cuffia per estraniarmi da chi stava intorno, lì ho apprezzato il senso di quella gita e promesso a me stessa di andare in cerca della bellezza di un luogo ogni volta che se ne sarebbe presentata l’occasione.

E così eccomi di nuovo a Braies per godermi il lago in formato lago e perché no, anche per rinnovare quella promessa. Questa volta ho organizzato le cose per bene, ho prenotato due notti in un piccolo hotel a Monguelfo e sono partita da sola con la mia macchina. Finalmente vedo Braies con la sua acqua liscia e limpida che in silenzio si fa spazio tra i riflessi di montagne grigie e squadrate. Il perimetro del lago per gran parte è circondato dal bosco ma in un tratto aridi ghiaioni bianchi invadono prepotenti l’acqua dolce e creano l’effetto cromatico di spiagge caraibiche su cui si affacciano pini. Braies

È un paesaggio che dovrebbe dar pace ma io sento agitazione. Il lago è inserito in una conca chiusa da montagne che puntano verso il cielo severe creste di pietra. Questi contrasti di verde e di grigio, di morbido e di aspro creano una strana euforia che mi attraversa come una scossa elettrica. Guardo lassù e come sempre quando guardo le montagne ho la sensazione che custodiscano risposte che sfuggono alla percezione distratta della mia insignificante frenesia di tutti i giorni.

Da Braies prendo la statale della Val Pusteria fino a Dobbiaco e lì, proseguendo in direzione Cortina d’Ampezzo, si apre un altro paesaggio ancor più ricco di altitudini grigie striate di neve. Al primo impatto sento l’istinto di fermarmi, mi sembra troppo quel paesaggio tutto insieme. La montagna è una presenza forte, schiaccia e invita allo stesso tempo.

Riparto e continuo ad inseguire l’ipnosi di quel richiamo di vette fino a Misurina. Il lago è di per sé meno affascinante di Braies, la vallata è più ampia ed è attraversata dalla strada statale che ridiscende dall’altra parte. Ma ovunque il paesaggio è sovrastato dalle Dolomiti, le cime e le forme sono tante e l’occhio è disorientato.

Mentre faccio il giro del lago di Misurina cerco di guardarle queste montagne e penso all’assurdità della loro seduzione, un invito ad avvicinarsi e a contemplare che si accetta senza riserve. In quell’abbondanza di verde, di acqua e cielo blu è incomprensibile come l’occhio venga sviato dal desiderio di salire lassù il più possibile vicino a quei palazzi di pietra in disfacimento. Sono deserti grigi a forma di artigli o piramidi, cotti dal sole e circondati solo da ammassi di faticose pietre, eppure attraggono cortei di persone con passo determinato e paziente la cui unica aspirazione è avvicinarsi a quelle montagne, quasi dovessero essere ringraziate di qualcosa. 3 cime Lavaredo A

Da Misurina stavo anch’io per inseguire l’idea di arrivare fino alle Tre Cime di Lavaredo ma ho detto a me stessa “fermati!”. A pomeriggio inoltrato dovrei fare a piedi i cinque chilometri della strada che in genere si percorrono in auto e che ho scoperto essere al momento chiusi al traffico. È così la montagna, è come la meta di un pellegrinaggio, si aspira alla vetta pensando forse di afferrare almeno un pezzo di un mondo altro. Perché quelle forme geometriche nel deserto, dove non c’è acqua, non ci sono piante e tira un vento che non sembra avere direzione sono un po’ un mondo altro.

Di ritorno verso Dobbiaco, delusa dal non essere riuscita ad avvicinarmi alle Tre Cime di Lavaredo, trovo un piccolo punto panoramico cui prima non avevo fatto caso. È un prato con due panchine dove si guarda in alto e le Tre Cime si vedono in lontananza sbucare sopra uno squarcio a v che si crea tra due montagne. Mi siedo, metto qualche canzone in cuffia e immagino di essere lassù. La sensazione chissà perchè è quella di essere più vicina alla verità, ad una forma di saggezza più alta. E mi viene da ringraziarle quelle montagne perché è come essere sollevata e avvolta da una strana certezza di essere al sicuro.

Monguelfo-Tesido, 24 giugno 2021

© Riproduzione riservata – photo credit La Sere

Braies, Misurina e le Tre Cime di Lavaredoultima modifica: 2021-07-10T23:38:56+02:00da lesenedelase
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