Il paradosso del viaggiare da soli sei tu

Il paradosso del viaggiare da soli è che non puoi partire se non ci sei anche tu. Non è un gioco di parole né una ridicola ovvietà. Viaggiare da soli è un’idea che fa pensare a cosa possa spingere verso una scelta così radicale, oppure la si vede come una sfida per meglio conoscere se stessi o ancora crea stereotipi su tipi di personalità adatti a questa esperienza.  tu paradosso viaggiare soli

La realtà è molto più semplice: viaggiare da soli è andare in giro per il mondo in compagnia di se stessi. Si viaggia da soli, sì, ma non si è da soli, si è con se stessi e questa è una consapevolezza fondamentale e necessaria.

Se il discorso sembra ancora banale, allora prendo il libro Mangia Prega Ama, storia autobiografica di Elizabeth Gilbert che per guarire da una forte crisi sentimentale decide di mettersi in viaggio da sola. Per lei è uno sforzo enorme, perché si scopre tutt’altro che indipendente, ma quando sceglie di partire inizia a sentire dentro di sé una voce interiore che la guida.

Ecco questo è il tu del viaggiare da soli. Il tu è la controparte di quel dialogo più o meno articolato che si attiva in noi ogni qual volta ci troviamo a riflettere sul da farsi. E non serve mettersi in viaggio per scoprire questa voce, non è nient’altro che quell’insieme di pensieri e azioni che mentalmente rimettiamo in ordine – così come faremmo se fossimo con qualcuno – per raggiungere l’indirizzo dove abbiamo un appuntamento di lavoro, per stabilire quanti soldi prelevare al bancomat, fare la lista della spesa o ricapitolare la tabella di marcia della giornata.

Per viaggiare da soli dobbiamo allenare questo dialogo con il nostro tu perché ci aiuta a prendere decisioni, orienta verso l’obiettivo e rimette sulla strada giusta quando le cose non ci portano dove dovrebbero.

Pensateci bene, il motivo principale che ci fa escludere l’ipotesi di fare un viaggio da soli non è tanto la paura di sentirsi soli o il preferire un viaggio in compagnia. Attenzione non tutti dobbiamo necessariamente fare l’esperienza del viaggio in solitaria, così come non abbiamo obblighi verso mille altre esperienze che non ci interessano! Se invece si tratta del vorrei ma mi sento bloccato, molto probabilmente non mi sento in grado, e a volte addirittura mi vergogno, di dovermi arrangiare da sola, ovvero lascio che vinca l’idea che da soli sia più facile fallire. Questa è una trappola ricorrente, che torna anche dopo aver fatto esperienze (positive) di viaggi in solitaria.

In ogni caso al di là del viaggio, dar voce e tener allenato il nostro tu, è una risorsa molto utile. É raro infatti che in ogni cosa che facciamo, anche nella vita di tutti i giorni, ci sia sempre qualcuno che ci accompagna, condivide i nostri dubbi e sceglie per il nostro bene. In più abituarci ad ascoltare noi stessi, non riguarda solo l’indipendenza e la cura di sé, permette anche di ridurre il disagio di trovarci in situazioni e compagnie in cui ci infiliamo senza volerlo.

Viaggiare da soli è la migliore palestra per la voce del tu, interlocutore che nella quotidianità non ha un grande spazio di manovra. La vita di tutti i giorni è ricca di automatismi, abitudini e ahimè anche di scelte di sopravvivenza e compromesso. In viaggio invece per la maggior parte del tempo siamo nell’inedito, nel nuovo e si spera anche nella leggerezza e nel piacere.

É un continuo valutare, confrontare, prendere decisioni e rivederle, ma anche dirsi quanto mi piace quello che sto facendo. Certo il tu non sostituisce un compagno di viaggio né ci può completamente preservare dal sentirci soli, ma è fondamentale per non perdersi, per rivedere le nostre scelte, per scuoterci, consolarci, può dare coraggio e far sorridere, guardando a noi stessi con soddisfazione e auto-ironia.

© Riproduzione riservata – photo credit La Sere

Il paradosso del viaggiare da soli sei tuultima modifica: 2022-03-18T22:40:50+01:00da lesenedelase
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