Perché il rientro di gennaio è quello più difficile. Qualche idea per affrontarlo

Per la sveglia del 9 gennaio, ormai, più che i giorni si contano le ore. E come ogni anno questo sembra essere il rientro più difficile. Da ieri sono entrata nella fase-iperattiva-del-recupero, dopo giornate con ritmi più lenti e irregolari, mi rendo conto che sto già assumendo la modalità soldatino per essere perfetta e pronta per lunedì. strada-gelata

In realtà spero che questo weekend lungo duri quasi un’eternità, ma per quanto cerchi di riempire questo tempo nella disperazione o nella spensieratezza, lunedì è comunque dopodomani.

Il rientro di gennaio è difficile perché la città è più spoglia. La prima cosa che facciamo tutti a fine Feste è archiviare luci e addobbi natalizi e così è anche per negozi e operatori del Comune. In giro manca qualcosa e la città sembra meno disposta a riabbracciarci nel nostro ritorno alla quotidianità. Lo stesso è quando rientro a casa e sento che c’è poca luce e uno strano spazio laddove fino al giorno prima c’erano albero e presepio.

Lunedì dovrò coprirmi bene prima di uscire di casa. A Bergamo da troppo tempo non piove e questo lungo periodo di giornate a cielo terso è stato per me spesso occasione per fare una passeggiata all’aperto, in alternativa alla palestra. Nelle ore centrali della giornata è piacevole fare quattro passi al freddo. Da lunedì sarà meno accattivante affrontare il freddo e il buio della prima mattina per tornare in ufficio.

Che il rientro sia il 7, il 9 o il 15, gennaio per me resta il mese più lungo, eppure ha 31 giorni come luglio e agosto, che invece volano. Il rientro di gennaio è come aprire una porta e trovarsi di fronte uno spazio immenso, mi fa sentire spaesata guardare un intero anno dall’inizio. A Capodanno è più facile visualizzare i 365 giorni che se ne sono andati con tutte le loro immagini ed emozioni, piuttosto che guardare ad un nuovo anno pieno di spazi bianchi da riempire.

Lunedì si rientra in terra straniera. La strada, l’ufficio, i colleghi e le cose da fare, quando rientro dopo qualche giorno di vacanza, mi fanno sentire un po’ fuori posto. L’ufficio è gelido, le persone mi parlano ancora prima che abbia focalizzato chi sono e cosa potrebbero volermi dire. Tutto è un po’ ostile: l’iniziativa sembra inibita e ogni mia azione non è ancora del tutto allineata al contesto.

Se poi penso: che la prossima tappa, per qualche giorno di ferie, è a Pasqua (ad aprile), che devo riprendere la dieta con particolare rigore perché si avvicina la visita di controllo e che è tempo di spuntare la lista dei buoni propositi. Vien voglia di darsi malata fino a febbraio.

luogo con nebbiaMa come sempre il rientro non è poi così funesto come sembra. Innanzitutto la prima regola é: tutto passa. Probabilmente tra una settimana o dieci giorni starò pensando ad organizzare un weekend fuori porta o mi sarò finalmente buttata a capofitto in qualche impegno lavorativo, che non avevo molta voglia di affrontare mentre pensavo ai regali di Natale.

E se questo non consola, qualche rimedio dell’ultimo minuto lo si può trovare. Inizierò con gradualità, non pensando di essere già perfettamente all’altezza di ogni situazione il primo giorno.

Tra i buoni propositi potrei rispolverare qualcosa di piacevole, come iniziare un libro che promette una storia avvincente, oppure mettere finalmente in calendario la visita alla mostra di Henri Cartier Bresson in esposizione a Monza.

E se do uno sguardo a cosa succede a Bergamo trovo che già dalla prossima settimana inizia il periodo più intenso della Stagione di Prosa del Teatro Donizetti e dal 20 gennaio riprendono gli incontri con gli autori del festival letterario Presente Prossimo. Anche la biblioteca tra corsi, incontri e convegni ha diverse proposte interessanti. E quando le montagne bergamasche si imbiancheranno il pensiero andrà dritto dritto a quattro passi con le ciaspole.

Insomma l’importante è non riprendere con uno spirito eccessivamente battagliero e considerare i buoni propositi, non come ennesimi impegni da portare a termine, ma obiettivi che rimettono in attività per ri-sintonizzarsi con i ritmi della quotidianità. Si tratta essenzialmente di puntare su passioni e interessi vecchi e nuovi per creare delle piccole oasi.

E a pensarci bene altro non è che quello che sto già facendo adesso, prendendomi una piccola pausa dalla frenesia del soldatino, per scrivere qui.

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Perché il rientro di gennaio è quello più difficile. Qualche idea per affrontarloultima modifica: 2017-01-07T16:20:02+01:00da lesenedelase
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2 pensieri su “Perché il rientro di gennaio è quello più difficile. Qualche idea per affrontarlo

  1. Anche per me gennaio è un mese difficile. Quest’anno ho fatto il buon proposito di cercare di levarmi subito di torno, per quanto possibile, il lavoro più rognoso, per avere più tempo da dedicare a ciò che mi fa stare bene. E quando mi sembra di non farcela…respiro a fondo per ritrovare energia!

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