Se a Peschiera del Garda ho ritrovato il senso di libertà che dà prendere le distanze da casa dopo mesi di smart working e lockdown, Portovenere è la prima vera tappa di viaggio, di mare e d’estate del 2021.
Già l’inizio della discesa dall’unica strada che lì finisce per poi tornare indietro, presenta quel che è Portovenere nel suo insieme: un fronte di strisce di case alte, strette e colorate che si alza dal porto e dietro nasconde una trama di scale che si arrampicano su per la montagna. All’interno un paio di vicoli principali, qui detti carugi (con una g sola), che dalla piazza attraversano il paese e corrono verso una punta di roccia grigia, il promontorio della chiesa di San Pietro, la virgola di terra solida che fa da spartiacque tra le Cinque terre e il Golfo della città di La Spezia, chiamato anche Golfo dei Poeti.
E’ ancora primavera ma l’atmosfera finalmente è la spensieratezza dell’estate. Per fortuna i numeri della pandemia – il bollettino quotidiano da cui ancora dipendono alcune nostre libertà – permettono una quasi normalità: in questi giorni la Liguria è tra le prime regioni in cui sparisce il coprifuoco.
L’appartamento dove alloggio è la casa al mare di una famiglia di La Spezia che al momento affittano per brevi soggiorni tramite Booking. Starci dà l’impressone di diventare d’improvviso proprietari di una casa al mare, non ha il solito aspetto anonimo e minimal delle case di passaggio, i proprietari hanno lasciato diversi cimeli delle loro vacanze qui. In salotto ci sono libri, quaderni, dischi, spartiti musicali, giochi, servizi di piatti, trofei e addirittura un pianoforte. Ogni angolo sembra un invito a rivivere una scena delle loro estati in famiglia negli anni Ottanta o Novanta.
È una casa enorme, ne uso solo metà, può ospitare cinque persone ma a me basta aprire tutte le finestre della zona giorno e della stanza dove dormo, quelle in cui la vista si riempie del blu del mare. Di giorno guardo il via vai di imbarcazioni intorno alla Torre Scola e la sera il buio in cui risaltano solo le lucine delle barche a vela ormeggiate tra Portovenere e l’isola Palmaria.
Il primo pensiero è mettere il costume e attraverso la strada con sotto braccio il telo mare, inauguro ufficialmente la vita da spiaggia del 2021, diventa il rito del tardo pomeriggio nei giorni che trascorro qui. La mattina mi dedico invece all’esplorazione del luogo: il labirinto di scale del centro, la Chiesa di San Lorenzo, il castello e le mura, il lungomare e la sua prosecuzione sulla via Olivo. Come mio solito non manco l’occasione di salpare dalla terraferma. Tralasciando le Cinque Terre cui mi dedicherò nella seconda parte del viaggio, scelgo il tour intorno alla Torre Scola e alle tre isole Palmaria, Tino e Tinetto e poi la traversata del golfo fino a Lerici.
Era questo che cercavo, farmi un po’ di chilometri in macchina e arrivata qui parcheggiarla e muovermi a passo lento all’aria aperta circondata dalla bellezza e dal mare. Il tempo scorre tra un’inquieta voglia di scoperta e il mollare tutto di fronte a sole e mare. Colleziono più di dodicimila passi al giorno senza accorgermene e la sera torno sul lungomare a passo svelto promontorio di San Pietro. A Portovenere nessuno manca all’appuntamento con il tramonto. Tra le rocce che guardano il mare c’è una scultura che ritrae Mater Naturae, ha un’espressione curiosa: persino lei si arrende quasi impotente di fronte ai colori del cielo e del mare aperto mentre il sole se ne va.
Portovenere, 5 – 8 giugno 2021
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