Viaggio a Edimburgo: dal Castello al Writers’ Museum

Oggi il cielo di Edimburgo credo sia fedele a se stesso più di quanto non lo fosse ieri. Girano nuvoloni grigi e l’aria offre un abbraccio freddo e umido, è bene che porti con me l’ombrello, di solito quando mi ricordo di portarlo con me funziona bene come amuleto per scongiurare la pioggia!castello Edimburgo

Nella mensa self service del Pollock Halls si può iniziare la giornata con un piatto di lenticchie, per fortuna c’è abbondanza anche di pancakes, latte e frutta, più adatti al mio genere di colazione.

Dal campus mi incammino in città in direzione nord est. La prima tappa in programma è il castello. Fino a Bistrò Square passo per zone residenziali dense di quei complessi british grigi e ruvidi che tanto piacciono a me. Nella piazza invece stamattina risplendono i colori della pace, sono distesi su un enorme tappeto liscio a strisce multicolor. L’allestimento è di fronte alla McEwan Hall e credo sia preludio di una serata di festa.

Edimburgo mi confida che buona parte del suo tran tran è dedicato agli studenti. In giro per la città si incontrano spesso strutture universitarie o scolastiche, alcune sono anonimamente squadrate e moderne, come il Pollock Halls, altre sono antichi palazzi con torri cilindriche e appuntite. Fanno pensare ad aule con lavagne piene di formule segrete e cortili adibiti a parcheggi per scope volanti. Insomma l’immaginazione va dritta a Hogwards, la scuola di magia di Harry Potter.

bistro square Edimburgo

Quando infilo le scale di vicolo Vennel compare la sagoma solida e austera del Castello. Se ne sta vanitoso in cima alla sua collina e sembra quasi annoiato dai prevedibili omaggi che ogni giorno riceve da chiunque osi metter piede in città. Per vederlo da vicino bisogna risalire una ripida e scura cunetta di roccia, e forse già questo dovrebbe lasciar intendere che il castello è lassù anche perché vorrebbe starsene un po’ in pace.

Prima di arrampicarmi fino alle mura mi perdo un po’ tra le bancarelle di Grossmarket, anzi ad essere sincera vengo catturata dai banchi dei libri usati. Non resisto, e con la scusa di affinare il mio inglese, compro The water babies, una storia per ragazzi rilegata in una di quelle vecchie edizioni con copertine ruvide di tessuto e pagine dai caratteri piccoli, impressi ben saldi come fossero marchiati a fuoco.

La visita al castello si rivela piuttosto impegnativa. Mi aspettavo un sontuoso palazzo rinchiuso da una cinta muraria, mi ritrovo invece in una cittadella abitata da musei che custodiscono elementi piuttosto sostanziosi della storia della Scozia. Se non fosse per la vista sull’intera estensione di Edimburgo, credo che – immersa in questo mondo così denso di storia e memoria – per un po’ mi sarei potuta dimenticare che là sotto c’è una città di quasi cinquecentomila abitanti.

cannone castello Edimburgo

Tra batterie di cannoni, museo della guerra, prigioni, esposizioni di gioielli di corte e vessilli militari, quel che mi incanta del castello sono lo sparo di cannone delle tredici in punto (one o’clock gun), la pietra del destino e il memoriale dedicato a tutti i soldati scozzesi caduti in guerra.

La pietra del destino è un parallelepipedo di roccia con un altissimo valore simbolico. La leggenda dice che sia stato il cuscino di Giacobbe, poi tramandato nel tempo e nello spazio sino a diventare la seduta su cui venivano incoronati i re scozzesi. L’idea che un grosso sasso squadrato abbia attraversato mezzo mondo per essere gelosamente custodito qui, mi fa pensare a quanta forza riesca ad avere la narrazione di alcune storie.

Nel palazzo del memoriale si possono sfogliare i registri di alcuni reggimenti, con il dettaglio dei nomi di soldati morti o dispersi. Le pareti della costruzione sono marchiate con scritte impresse nella pietra che urlano date e luoghi di battaglie, insieme a frasi che richiamano all’importanza di fare memoria di queste vite sacrificate in nome della patria e delle dichiarazioni di guerra.

writers museum Edimburgo

Nel pomeriggio passeggio un po’ per Royal Mile, faccio una breve visita alla Cattedrale di Saint Giles e vado in cerca di ispirazione al Writers’ Museum. E’ la prima volta che mi imbatto in un museo di questo tipo. Una città che dedica uno spazio espositivo alla scrittura e ai suoi principali testimoni. Per Edimburgo sono: Robert Burns, Sir Walter Scott e Robert Louis Stevenson.

Il mio secondo giorno nella capitale scozzese termina da Bubba Q., mentre gusto un arrosto che si scioglie in bocca, tento con il mio stentato inglese di arrabattare qualche frase in risposta alla signora del tavolo accanto. Quando ha visto che ero sola ha pensato di attaccare bottone per tenermi compagnia.

Prima di rientrare al campus mi lascio inghiottire dal buio di alcuni di quei vicoli stretti che qui si chiamano closes. Fa ancora giorno, ma tra queste discese e scalini che solcano i lunghi muri e le alte file di finestre tipiche della Old Town, regna sempre una buona dose di misteriosa oscurità.

Edimburgo, 22 giugno 2019

Templi greci ed egizi, palazzi veneziani e guglie gotiche sono ammucchiati l’uno sopra l’altro nel più stupefacente disordine; mentre, sopra tutti, la massiccia mole del Castello e la sommità di Arthur’s Seat guardano dall’alto in basso queste imitazioni con la stessa alterezza con cui le opere della Natura possono guardare dall’alto in basso i monumenti dell’Arte

Da Edimburgo, note pittoresche di Robert Louis Stevenson

© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

Viaggio a Edimburgo: dal Castello al Writers’ Museumultima modifica: 2019-07-18T22:00:27+02:00da lesenedelase
Reposta per primo quest’articolo