Viaggio a Edimburgo: il Royal Yacht Britannia

Anche questa mattina il cielo di Edimburgo si presenta per lo più grigio, ma se ha retto ieri, non vedo perché oggi dovrebbe pensare di fare scherzi. E’ domenica e in attesa della messa faccio due passi sulla ciclopedolane Silent Railway in cerca del Duddingston Loch. Royal Yacht Britannia 1

Un laghetto che si trova nell’enorme parco che risponde anch’esso al nome Duddingston e distende il suo verde un po’ selvaggio tra il Pollock Halls e un pezzo della cintura ai piedi di Arthur Seat. Ahimé però non calcolo bene i tempi, mi perdo in fotografie e a cercare di mimetizzarmi per spiare le indaffarate e agili corse di uno scoiattolo, non mi resta che abbandonare l’idea di arrivare fino al lago. Faccio dietro front e a messa ci arrivo allo scoccare delle undici.

La celebrazione si rivela un’esperienza un po’ particolare. Ho scelto questa chiesa perché poco distante dal campus e per lo striscione che annuncia “messa in latino tutte le domeniche”. Il termine latino, non so perché, mi ha dato la certezza che fosse una Chiesa Cattolica. E così è. Mi ritrovo però ad assistere a una messa con dei dettagli per me nuovi. Il rito si svolge metà in latino e metà in inglese, il prete in alcuni momenti sta di schiena perché la disposizione dell’altare lo impone e per la recita di alcune formule indossa un cappello nero che il diacono gli porge. Per la comunione, invece che in coda, ci si inginocchia a turno su un’unica lunga prima fila di banchi a ridosso dell’altare, dove si aspetta di ricevere il Corpo di Cristo. Tutti gesti a cui non sono abituata.

silent railway Edimburgo

Poi c’è un sentirmi in evidenza che mi crea imbarazzo. Tutte le donne qui, bambine comprese, vestono con stile e colori sobri e hanno in testa hanno un foulard di pizzo. Nella mia mise sportiva con pile fucsia e zaino, sono decisamente un po’ fuori contesto.

Insomma piccoli gesti di una ritualità che non conosco mi allontanano da chi mi sta intorno, ma non ci sono sguardi di disapprovazione e di fatto ci accomuna questa celebrazione a cui prendiamo parte ogni domenica. Il timore di essere in qualche modo in errore per un attimo mi fa sentire sbagliata di fronte a Dio. Poi per fortuna rinsavisco: per quanto possa sbagliare, cosa può succedere di irreparabile? Ed è proprio il mio pile fucsia a salvarmi, indica chiaramente che sono qui di passaggio e mi assolve da qualsiasi sbavatura sui dettagli.

Di lì riprendo il mio tour alla scoperta di Edimburgo, salgo su un bus che attraversa la città fino a Leith e raggiungo l’Ocean Terminal, pronta a lasciare per qualche ora la terra ferma e salire a bordo del Britannia. Edimburgo ha ceduto un molo del suo porto allo Yacht con cui la famiglia Reale ha solcato i mari di mezzo mondo dagli anni cinquanta al 1997. Da allora la nave è in pensione e oggi è ormeggiata stabilmente qui come museo galleggiante.

Royal Yacht Britannia 3

Il primo impatto è scioccante, contavo di pregustare il Royal Yacht Britannia vedendolo già da lontano, in realtà quell’enorme Centro commerciale da cui cerco in tutti i modi di tenermi alla larga, non solo ne copre interamente la vista, ma è purtroppo passaggio obbligato per fare il biglietto ed iniziare la visita.

L’audioguida in italiano, nonostante un tono di voce non troppo spumeggiante, accompagna dettagliatamente l’esperienza. L’imbarcazione è quasi interamente visitabile e più ci si addentra tra ponti, stanze, verande, saloni e uffici reali, ma anche cuccette, sale ricreative e locali di servizio dell’equipaggio, più si ha l’impressione di vivere per qualche istante un pezzo di vita della famiglia Reale.

Salire a bordo mi entusiasma sempre, poco importa che sia un breve spostamento in traghetto o una vacanza in barca a vela. Più la nave si fa casa galleggiante e più mi elettrizza la genialità con cui viene allestita un’imbarcazione. Lo spazio deve assoggettarsi a rendere funzionale la navigazione e la paura che vivere a bordo equivalga a rinunciare a qualcosa di fondamentale, si sbriciola non appena si toglie l’ultimo piede dalla terra ferma.

Royal Yacht Britannia 2

Cercando bene, su tutte le barche si trova anche l’impensabile, molte cose sono in versione mignon, ripiegabili o stipate in un angolo nascosto, ma non manca nulla. E questo vale anche per il Britannia e la famiglia Reale, che a bordo può portare con sé ben poco di Buckingham Palace. Mi aspettavo che le stanze fossero ridotte e il personale di servizio radicalmente ridimensionato, un po’ meno di trovare anche un piccolo pub, un negozio di dolciumi, un garage per la Land Rover e addirittura un ospedale con sala operatoria.

Visitato da cima a fondo lo Yacht Reale mi sento pronta a salpare con la Regina. Ma i titoli di coda della guida mi riportano alla realtà, consigliano di proseguire il tour nel fornitissimo gift shop all’interno del Centro Commerciale. Si rompe così l’incantesimo e con esso svanisce anche l’illusione di essere stata per qualche ora in navigazione in mare aperto.

Il mio penultimo giorno a Edimburgo termina di nuovo su High Street/Royal Mile, faccio due passi per consolarmi della cena al pub Filling Station, locale deludente: la carne era gommosa e la cameriera non appena ha visto il piatto pulito e il tovagliolo sul tavolo, è corsa a stampare lo scontrino e ha presentato il conto. È una scena molto frequente a Edimburgo ma in questo ristorante è sembrato un gesto fin troppo evidente, tavoli liberi ce ne erano in abbondanza e nessuno aspettava di sedersi.

Edimburgo, 23 giugno 2019

© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

Viaggio a Edimburgo: il Royal Yacht Britanniaultima modifica: 2019-07-25T22:43:27+02:00da lesenedelase
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