Le sere nere della Sere

Dieta e dietologo: l’atmosfera della sala d’attesa

Risale a pochi giorni fa la visita di controllo dal dietologo. Questa volta più che l’esito, è stata l’atmosfera della sala d’attesa a farmi venir voglia di scrivere. Per una serie di imprevisti prima di essere visitata è trascorsa più di un’ora. Quel tempo condiviso con altri pazienti, in attesa del verdetto, mi ha fatto riflettere su quanto la situazione possa essere insidiosa

La buona notizia è che la quota chili persi è ora finalmente arrivata a dieci. Lo considero il primo vero traguardo dopo un anno e mezzo di dieta. A ciò si aggiunge, tra l’altro, un dettaglio di non poco conto: sono finalmente scesa sotto la soglia dei 70 kg. Ed avere un 6, come primo numero, nel valore che indica il mio peso mi fa sentire decisamente più in forma.

L’attesa però si sa non è mai piacevole. Ancor meno se si tratta di questioni di salute. E quando si è seduti lì, gomito a gomito, che si aspetta l’incontro col dietologo – colui che ha il potere di dirci cosa non possiamo mangiare o quanti chili ci sono ancora di troppo – la questione prende una piega un po’ particolare.

Tornando indietro nel tempo, penso alla prima visita, mentre aspettavo il quesito che mi teneva compagnia era: Come sarà il dietologo? La mia curiosità in quel momento non si riferiva all’affidabilità professionale del medico, su quella avevo già avuto diverse conferme di stima. E comunque è un aspetto che preferisco sperimentare direttamente. Quel che mi chiedevo era: è meglio sperare che il dietologo sia magro o grasso? Già nella mia testa avevo escluso che potesse avere una corporatura equilibrata: poteva essere solo o magro o grasso.

Del resto se è magro: non può conoscere la fatica di un regime di privazione alimentare. Non si crea empatia e c’è in lui anche un atteggiamento punitivo, come a dire meglio che ci pensi io a dirti come e quanto devi mangiare. Se invece è grasso non è credibile. Agisce con la superiorità di quello che può – a differenza del paziente – concedersi il lusso di mangiare e mantenersi in sovrappeso. E qui la tensione sale, si tratta di una sfida: vediamo se ci riesci tu a dimagrire! L’alternativa è la versione scienziato in cerca di cavie: prima testiamo la dieta sul paziente.

Tutti questi pensieri non sono che fantasmi che sfumano quando inizia la visita e comincia a crearsi quel rapporto di fiducia fondamentale per affidarsi e motivarsi nell’intraprendere un percorso che ha a che fare con la nostra salute e autostima.

Se l’incidente iniziale restituisce presto fattezze umane e professionali al medico, è bene sapere che la sala d’attesa offre ben altri interrogativi. Guardandosi intorno, la mente scruta i pazienti e inevitabilmente comincia a catalogarli nei soli due mondi in cui divide l’intera umanità, da quando il peso inizia ad essere un problema esistenziale.

Di nuovo l’altro è magro o grasso. Osservando chi è evidentemente in sovrappeso, la questione è presto risolta: è nel posto giusto. Il problema si fa più complesso quando lo sguardo si ferma, interrogativo, sui magri: cosa ci fanno qui? Sospirando, non resta che trarre la triste conclusione che ci siano problemi di salute che impongono anche a loro un nuovo regime alimentare! Di nuovo però i fantasmi perdono presto consistenza. Di lì a poco vengo a sapere che la sala è comune ad altri medici e i magri in questione attendono la visita per il rinnovo della patente.

Dopo un anno e mezzo ho imparato ad affrontare il luogo con il saggio distacco di chi ha intrapreso la strada giusta per conquistare la meta. La sala d’attesa resta tuttavia occasione preziosa per ulteriori spunti di riflessione e narrazione.

Nel caso di pochi giorni fa, le visite si sono interrotte e quel tempo si è protratto per tutti, come dicevo, per più di un’ora. A quel punto il clima si è fatto un po’ teso, soprattutto per chi era alle prese con la fatica iniziale. Appurato che, questa volta, era unanime l’attesa del dietologo, qualcuno ha iniziato a scagliare domande scomode come da quanto tempo sei a dieta, abbinate inevitabilmente a quanti chili hai perso. E se girano risposte come ho perso dieci chili in sei anni, il confronto può diventare molto pericoloso.

Meglio quindi tornare ad aggrapparsi saldamente al proprio percorso, chiedere al medico il motivo per cui si sta perdendo peso troppo lentamente, come ad esempio è successo a me, e informarsi sempre su quale sia il risultato che ci si può aspettare per sé dopo un periodo di sei mesi o un anno.

Temo quindi che questo ping pong serva veramente a poco, se si parla di dieta è come gettarsi in una guerra ad armi dispari. Difficilmente, infatti, ci si trova di fronte a persone che hanno i nostri stessi parametri come: conformazione fisica, metabolismo, stile di vita, età, e soprattutto motivazioni e obiettivi per cui si rende necessario e raggiungibile un calo di peso.

Quindi meglio portarsi un bel libro e attendere con fiducia il proprio turno. Sicuramente prima o poi, se non si molla, la voce del dietologo avrà un suono piacevole quando annuncerà paroline magiche come dieci chili persi o che il tuo peso ora non inizia più con il numero sette.

 © Riproduzione riservata – Immagini da Pixabay

Dieta e dietologo: l’atmosfera della sala d’attesaultima modifica: 2017-05-26T19:16:31+02:00da
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