Chiunque abbia fatto un corso di fotografia ha sentito parlare di Henri Cartier-Bresson. La curiosità di approfondire qualcosa in più su questo genio del click, mi è venuta in occasione della mostra allestita a Monza.
Grazie al testo di Clèment Chéroux, Henri Cartier-Bresson. Lo sguardo del secolo, ho scoperto una vera e propria lezione sullo sguardo, un insegnamento fondamentale anche per chi scrive.
Quel che muoveva il fotografo francese nell’incessante ricerca di scatti era una sorta di interesse antropologico o sociologico. Nel suo scrivere con la luce, Cartier-Bresson predilige il soggetto umano rispetto al paesaggio: “Mi interesso di più all’uomo, al suo posto nella società, che alle costruzioni materiali“. Nelle sue foto protagonista è la gente comune: bambini che giocano in cortile, uomini seduti al tavolo di un bar, una donna che passa per strada.
“La fotografia è un’operazione immediata dei sensi e dello spirito, è il mondo tradotto in termini visivi, al contempo ricerca e interrogativo incessanti.
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