Negli ultimi anni ho imparato a distribuire le pause dal lavoro in più periodi dell’anno ma due settimane in zona Ferragosto da sempre sono per me il tempo più lungo di chiuso per ferie, ma chiuso in che senso? 
Le ferie arriveranno tra poche ore e prevedo un tempo in realtà più aperto che chiuso. Chiudere non ha a che fare con quel che più mi interessa, anzi non vedo l’ora di dedicare qualche giorno a famiglia ed amici, e poi partire da sola per conoscere luoghi, stare nella natura, leggere, scrivere e studiare. Cosa chiudo allora per ferie?
Chiudo il pc e il telefono aziendali. Chiudo con tempi, luoghi e relazioni imposti dall’ambiente lavorativo. Il mio lavoro mi piace perché è fatto di incontri, di scrittura e soluzioni da trovare. Lavorare è per me un motore di adrenalina soprattutto quando stabilisco buoni rapporti, imparo cose nuove o riesco a raggiungere obiettivi.
Non sempre intorno a me però c’è un clima propositivo, di rispetto, entusiasmo, senso di fiducia e responsabilità. Spesso ci sono lamento, noia, bullismo, banalizzazione e fuga dalle responsabilità, poca voglia di trovare soluzioni per fare e fare meglio, sono atteggiamenti che mi fanno tornare a casa delusa e con un gran bisogno di fare in cerca di pace e soddisfazione.
In queste due settimane vorrei provare a chiudere con questo e far sì che la scoperta dei luoghi, la scrittura, la lettura, lo studio e gli scambi con le persone che incontrerò non siano una reazione e un guscio protettivo in risposta a ciò che rende troppo grigie le mie giornate ordinarie. Queste attività daranno aria e respiro alle mie energie e consistenza ad un tempo che finalmente per qualche giorno potrà essere mio.
Ciò che sarà di queste ferie ve lo racconterò nei prossimi post, perché il blog è una di quelle cose che non chiudo per ferie. L’augurio quindi non solo per me ma anche per chi legge, é un po’ di consapevolezza su ciò che si chiude per ferie per dare più spazio alla leggerezza e all’entusiasmo di nuove e diverse aperture.
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