Oggi per Sant’Ambrogio invece di lasciare al sonno mattutino il suo corso naturale, ho puntato la solita sveglia e barattato la meta di quasi tutti i giorni (Milano) con Tirano. Da lì parte uno dei viaggi in treno più spettacolari d’Europa: il Bernina Express un treno svizzero di un rosso lucido che sale oltre i 2000 metri e arriva fino a St. Moritz.
E se pensavo che l’ultimo viaggio di quest’anno fosse la fuga d’autunno a Bad Gastein e l’ultima visita in terra straniera fosse in Austria, mi sbagliavo. La scusa ufficiale per rimettermi in viaggio prima del previsto è che devo testare la mia nuova macchina fotografica, la scusa ufficiosa è che ferma a casa ormai non riesco a starci per più di un mese. Quindi da ottobre ad oggi sono già stata fin troppo brava!
Parto di nuovo da sola, ma con una variante, questa volta mi sacrifico ai ritmi di una gita organizzata, una di quelle cose in cui basta pagare, stampare un voucher, salire sul bus e seguire le istruzioni.
E direi che, se da Bergamo in un giorno si vuol risalire la Lombardia fino a Tirano, attraversare un ghiacciaio in treno ed essere a casa entro sera, si può anche delegare la totale gestione di orari, mezzi e spostamenti a chi queste cose – nel mio caso l’agenzia Zani Viaggi – le organizza di mestiere. L’unica preoccupazione per me sarà rispettare i tempi e immergermi nell’esperienza.
La giornata è perfetta, la foschia del mattino se ne va subito dopo aver lasciato Lecco e l’inizio di quel ramo del lago di Como. Il cielo si fa blu e le montagne lasciano sfumare l’ombra rosastra dell’alba riprendendosi i loro colori naturali.
Oggi è Sant’Ambrogio, festa patronale di Milano, e chi ha questa giornata libera punterà più a centri commerciali o mercatini natalizi che ai ghiacciai. Quindi quel magnifico paesaggio – preannunciato da chiunque lassù col treno ci è già stato – sarà esclusiva di chi invece, me compresa, oggi ha deciso di voltare le spalle a negozi, bancarelle e vin brulé per un tuffo nella natura.
La partenza con il treno rosso è prevista per le 13.00 in punto, ma a Tirano arriviamo già verso le 10.30. Nel programma l’agenzia ha inserito nel frattempo la visita alla sontuosa Basilica della Madonna di Tirano e due passi per il paese. Così scopro che ad ogni partenza del Bernina Express il paese si lascia attraversare dalla carovana di carrozze rosse intente a prendere la ricorsa per la salita al ghiacciaio. E visto così questo treno già mi piace.
Dopo il pranzo a base di bresaola e bis di pizzoccheri doc al ristorante Ai Portici eccoci in carrozza pronti a partire. Da subito ci si immerge nel verde della Valposchiavo e in alto tra le vette là in cima, sopra tutte, ne sbuca una in particolare, è sicura di sé, è più aspra ed è l’unica vestita di bianco.
Il percorso del treno si fa sinuosamente giocherellone già a Brusio dove il tracciato della ferrovia si alza su arcate di pietra per compiere un cerchio perfetto percorrendo la spirale del viadotto circolare di Brusio. Ora capisco perché lo chiamano “trenino”: visto così sembra un giocattolo.
Nonostante il doppio pizzocchero doc è vietatissimo lasciarsi cullare troppo dal treno, smartphone e macchine fotografiche sono sempre all’erta, lo scatto che nessuno può perdersi è catturare il trenino mentre attraversa un paesaggio che continua a cambiare: ora è verde poi bianco, ora tocca un lago poi abeti e ghiacci. E che dire di quando il trenino sta per nascondersi in una galleria o attraversa un ponte impacchettato da travi a croce?
In queste due ore di viaggio il treno continua a seguire le rotaie imperterrito ma più si sale più il tempo sembra rallentare. All’Alp Grüm, la vallata verde e i paesi fanno ormai parte di un fondo valle che guardiamo dall’alto.
Il trenino sta conquistando le cime, fa dentro e fuori dal bosco, tra abeti, rocce e ghiaccioli. Intorno le vette sono sempre più numerose e ora sono tutte ricoperte di bianco.
Già perché ora sul paesaggio intorno c’è un morbido e candido tappeto di neve. Le stazioni sono dei piccoli rifugi di pietra e rappresentano l’unico segno di presenza dell’uomo in un’immensità fatta solo di montagne innevate e cielo blu. Di nuovo capisco perché lo chiamano “trenino”: le dimensioni sono quelle di un normale treno ma qui non può che sembrare una miniatura di se stesso.
L’apice del viaggio è a 2253 metri a Ospizio Bernina dove il treno costeggia per qualche chilometro il lago Bianco, che oggi è una lastra di ghiaccio su cui si è formata una strana fantasia di forme e colori fatta di onde bianche e grigie.
E se fino ad ora mi sono trattenuta dall’abbassare il finestrino, qui mi ci aggrappo e lo spalanco. Ma non è soltanto la foga delle foto ad attrarmi verso questo paesaggio bianco, luminoso e incontaminato; i miei occhi ammirandolo sembrano diventare giganti come quelli dei cartoni animati e questa visione al limite del sogno e del reale vorrei che non finisse, vorrei esserne inghiottita come Pinocchio dalla balena e restare qui finché il sole tramonta e si accendono le stelle.
Ma il treno prosegue, perché contrariamente alla nostra percezione distorta del tempo, lui ha una rigorosa tabella di marcia. Dopo il lago, si inizia a scendere di quota restando sempre immersi in un paesaggio completamente bianco e ammorbidito dal tocco della neve.
Ritroviamo una stazione – che ora ha di nuovo le sembianze di una stazione – prima a Morteratsch, poi a Pontresina e infine a St. Moritz. E a rompere la magia dell’incantesimo del viaggio sul Bernina Express è l’arrivo nella cittadina della Svizzera chic tra treni fermi, scale mobili e palazzi di lusso.
Per fortuna entro un’ora siamo di nuovo sul bus che ci riporterà a Bergamo e per la prossima mezz’oretta a tenerci compagnia sarà lo spettacolo del sole che scende dietro le montagne innevate e gioca con le ultime sfumature del cielo terso di oggi.
Sul bus che riparte da St. Moritz, 7 dicembre 2018
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