In cerca del bosco

Quando ero bambina d’estate in Val di Ledro tra i giochi da fare all’aria aperta, con mia sorella e alcuni cugini, a disposizione avevamo anche un prato con i ruderi di una casa, un ruscello e un bosco. Da lì viene il mio andare ancora oggi in cerca del boscobosco

Le estati della nostra infanzia da metà luglio a inizio settembre le abbiamo trascorse in un piccolo paradiso verde tra Molina e Pré di Ledro. La nonna Pia stava da sola nella sua casa grande, circondata da qualche rudere inghiottito dalla vegetazione, e noi lì vicino in una casa più piccola. La mattina ci si infilava maglietta, un paio di pantaloncini e sandali, si urlava un veloce “ciao” agli adulti – già all’opera in cucina, nell’orto o tra i fiori – e passavamo il tempo nel fiume a pasticciare con l’acqua o in giro per il bosco.

Poi siamo cresciute e stare a Pré aveva sì ancora il suo fascino – Prè era un po’ la nostra piccola Cornovaglia – ma un posto così quando sei adolescente non ti basta e ti sta stretto perché é isolato, il resto della civiltà è altrove.

Così inizia la ricerca di tutto ciò che in val di Ledro ti può mettere in contatto con gli altri e possibilmente offrire anche una scusa per far tardi la sera. Esci e sperimenti qualsiasi mezzo per arrivare almeno fino al lago: a piedi, in bici e poi finalmente, superata l’insicurezza della guida su strade strette e con la partenza in salita, in macchina.

Ed è andando altrove che anche negli anni successivi – quando finalmente sono diventata grande, ho iniziato a lavorare e la Val di Ledro di nuovo non mi bastava perchè volevo viaggiare – mi sono dimenticata del bosco. Non mi è venuto in mente neanche in quei momenti in cui, per rabbia, nostalgia o bisogno di rimettere a posto i pensieri, ho cominciato a sentire la necessità di avere degli spazi solo miei.

Per tanto tempo non ci ho più pensato al bosco. Forse nella mia testa lo avevo archiviato insieme ai giochi di quando ero piccola. Alla casa di Pré invece ci penso e ci ho pensato spesso. Con la morte della nonna Pia nel 2004 se ne è andato un pezzo di me, della mia infanzia e insieme la casa, quelle estati e quel pezzo di Val di Ledro che ormai appartiene a un tempo passato che ora può rivivere solo nella memoria e nella nostalgia.

bosco 2Poi, nel 2018, a Milano durante un laboratorio di scrittura mi viene proposto di scrivere di una visione e inaspettatamente rivedo il bosco di Pré. Sono lì all’inizio del sentiero, alle mie spalle ci sono l’altalena rossa e verde, dove con i cugini si faceva a gara a chi aveva il coraggio di saltare più lontano, e dietro il pino si intravede la casa della nonna e quella dove stavamo noi. E davanti a me inizia un sentiero stretto avvolto dal profumo umido e dalla luce verde e marrone del bosco.

ll bosco è un insieme di tronchi alti e robusti che toccano il cielo, é un tappeto di foglie secche e aghi dove si incontrano blocchi di pietra e cortecce ricoperti di muschio e qua e là ci sono rami o alberi interi caduti a testa in giù.

Nel bosco la guida è il sentiero, a volte é una strada larga e piana spesso soltanto una linea di terriccio e sassolini stretta e ripida, resa instabile dall’acqua di un fiumiciattolo che l’attraversa. La luce accende buchi e disegna ombre lunghe in un silenzio pieno di fruscii e versi che tra il minaccioso e il rassicurante ti ricorda che nel bosco non sei mai sola.

In quel bosco di Prè non ci sono più tornata, ma da quella visione il bosco è tornato ad essere un luogo che vado a cercare. Ora so che è sempre stato una narrazione meravigliosa e selvaggia. Quando sono nel bosco lui si racconta, mi fa compagnia e mi insegna che tutta la vita che racchiude, e che lì muore e si rigenera, sono le diverse possibilità che abbiamo di scoprire quel che siamo e di tenere vivi i tempi, i luoghi e le persone che ora non ci sono più.

© Riproduzione riservata – foto credit La Sere

In cerca del boscoultima modifica: 2022-10-31T18:11:49+01:00da lesenedelase
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