L’universo di neve sopra Zermatt

Zermatt ad aprile è una località di montagna che deve ancora riappropriarsi dei suoi colori. Sembrano dei nostalgici gli sciatori che arrivano fino in paese sfruttando quel paio di piste che riescono a conservarsi, sono lunghe scie bianche che come polistirolo restano incollate su un paesaggio dai colori un po’ incerti del marrone e verdone smorzato. Zermatt universo neve 1

Eppure qui l’inverno è più a portata di mano di quanto si pensi. Zermatt e Cervinia non sono affascinanti solo per la presenza del Cervino, la cabinovia in pochi minuti ti porta ai pianti alti, lassù dove ancora aprile è gennaio perché c’è solo neve e poi ancor più su a quasi 3900 dove è inverno tutto l’anno, non per niente la stazione più alta della cabinovia ospita un museo che si chiama Matterhorn Glacier Paradise.

Forte di questa promessa tiro fuori dalla valigia la mia armatura invernale, negli ultimi quattro anni la neve è diventata un pensiero talmente fisso nella mia testa che a volte ne sento la nostalgia in piena estate. Tuta da sci per me significa che fra poco sarò di nuovo sulla neve a camminare.

Che il bianco è abbondante sulle montagne sopra Zermatt si vede già prima di partire, ma dal paese non si immagina il mondo che si apre oltre la stazione di Furi, dove ancora le piste di polistirolo attraversano un vecchio villaggio di casette di legno scuro che sembra un presepio animato da un omino che passa con gli sci. Ma poco sopra c’è Aroleid, 2.320 metri, lì tutto si apre d’improvviso e si entra in un universo d’inverno in cui qualsiasi dettaglio umano è insignificante.

Da una parte tra le cime in lontananza si apre a V il bianco dell’immensa lingua di ghiaccio e neve che scende dal Monte Rosa, dall’altra la piramide del Cervino mostra uno dei sui spigoli netti. Per il resto il filo che porta le cabinovie quasi scompare in un bianco talmente abbondante e vasto che ho paura di perdermi. Impianti e sciatori sono formichine a malapena individuabili in distese di farina bianca.

A Trockener Steg, 2939 metri, si cambia cabina e per qualche minuto la realtà si riappropria delle sue dimensioni normali. Da lì si punta alla stazione più alta, 3883 metri. Il paesaggio si apre di nuovo, si avvicinano cime colme di neve e ghiaccio e pezzettoni di ghiacciaio con striature grigie e azzurre. Si arriva in cima senza grandi sforzi e con l’illusione che l’uomo sia invincibile se riesce a costruire fin quassù impianti veloci ed efficienti, un ristorante, un gift shop, un piccolo cinema e un museo di sculture di ghiaccio e  gallerie scavate nella roccia.   Zermatt universo neve 2

Ma in realtà qui non siamo nulla. Basta guardarsi intorno e siamo puntini ancor più piccoli. Tira un vento freddo, gira la testa e gli ammassi di nubi che avvolgono il Cervino potrebbero raggiungerci in pochi minuti e farci vagare in una fitta nebbia. Qui il regno è delle montagne, della neve, dei ghiacci e del cielo.

Ciò che l’uomo ha straordinariamente portato fin qui in realtà non sono che minuscoli oggetti, inutili tracce, insignificanti presenze. Dà un senso di forza arrivare a quasi quattromila metri e rendersi conto che tutto ciò che è mondo resta sotto. Ma l’aria brucia nel naso e in gola, il sole e la neve quasi accecano. Entro poche ore tutti scenderemo in paese e qui tornerà ad essere solo il regno delle montagne, della neve, dei ghiacci e del cielo.

Zermatt, Svizzera, 22 aprile 2023

© Riproduzione riservata – foto credit La Sere

L’universo di neve sopra Zermattultima modifica: 2023-04-30T22:47:18+02:00da lesenedelase
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