Il motivo per cui ho iniziato a viaggiare da sola è smettere di rimandare a tempi migliori. Quanti luoghi restano in stand by in attesa della compagnia giusta con cui condividerli. Nel 2017, presa da un amore improvviso e inspiegabile per la Cornovaglia, ho provato a invertire l’ordine delle cose, mi sono chiesta cosa-voglio-fare e dove-voglio-andare, ho sganciato i blocchi dei soliti condizionamenti e sono partita.
Da lì in poi non mi sono fermata, anzi, come ogni esperienza nuova porta con sé un bagaglio ben più ampio di quel che si può immaginare, con il viaggio in solitaria ho scoperto che in realtà ci sono poche cose – di viaggio e non – impossibili da realizzare. Viaggiare da soli è un osare che mette sulla soglia di se stessi e quando si osa ci si apre al mondo delle possibilità.
Nella mia vita da single più che quarantenne non ho smesso di aspettare qualche compagno di viaggio con cui condividere le mie avventure, per me ‘da sola’ non è l’obiettivo ma è sicuramente un mezzo unico e affascinante per conoscere cosa si può di sé e del mondo. Sono ancora in attesa sì, ma mentre aspetto non sto più ferma, ora porto in giro me stessa, ed è impegnativo sì ma anche molto divertente. Ogni cosa che organizzi e fai da sola, ogni meta che raggiungi è un momento di conquista, di libertà che apre sempre a nuove vie possibili.
A volte mi chiedo chi partirebbe con una che qualche anno fa ha scelto il ponte del 25 aprile per andare in Austria, nella valle di Gastein, alla scoperta dello Spiegelsee e ci è dovuta tornare ad ottobre perché aprile è il mese in cui le seggiovie sono tutte a riposo! E chi si sarebbe messo in cammino con me ad agosto sotto il sole di Dubrovnik per raggiungere a piedi una spiaggia a due chilometri dalla città, attratta da un paio di recensioni su Tripadvisor? Io no.
Eppure queste sono alcune delle cose che ho combinato mettendomi in viaggio da sola. Se fossi stata in compagnia qualcuno mi avrebbe fatta rinsavire oppure nella mia ostinazione avrei provocato una lite. Da sola invece ci sono andata, mi sono guardata intorno e alla fine sono arrivata ben oltre.
Entrambi i viaggi a Bad Gastein, sono stati un’esperienza di scoperta e di relax. Ad aprile ho viaggiato in treno, sono stata a Salisburgo e ho camminato ai piedi delle montagne. Ad ottobre sono tornata con la mia macchina, sono stata in ammollo alle terme, ho raggiunto le cime e finalmente per un’oretta ho avuto lo Spegelsee tutto per me. A Dubrovnik la spiaggia di Sveti Jacov si è rivelata molto più vivibile di Banje, lido super gettonato poco fuori dalle mura dalla città. Lontana dalla spiaggia più mondana, ho avuto più spazio per distendere l’asciugamano e lì ho potuto vedere l’intera sagoma della Old city avvolgersi nei colori del mare e del cielo al tramonto.
Viaggiare da soli è così, puoi decidere di spezzare una giornata di mare tra un museo e la spiaggia senza dover contrattare con nessuno, ma per raggiungere un sito per te imprescindibile devi studiarti tempi e spostamenti e arrivarci in tempo prima che chiuda o faccia buio. I piccoli inconvenienti e le scelte affrettate deludono e stancano anche quando si è in viaggio da soli, con l’aggravante che non c’è qualcuno che ti apra gli occhi prima o con cui prendertela dopo.
Di solito mi infilo in disavventure annunciate per distrazione, curiosità ma anche perché il mio entusiasmo, a volte, non si dà il tempo di interpellare la ragione. Esperienze che insegnano quanto sia inutile perdersi d’animo o innervosirsi, meglio cercare soluzioni alternative o semplicemente imparare a godersi quel che c’è. I fuori programma sono un ottimo terreno per vedere come te la cavi e testare fin dove puoi arrivare.
Purtroppo nel tempo non sono sicura di aver imparato a fare di meglio, anzi, sapendo che queste esperienze riservano sempre qualche nuova bellezza, ora tendo a programmare sempre meno dettagli nei miei viaggi. Ormai mi basta poco, prendo spunto dalla fotografia di un paesaggio o da un’improvvisa voglia di mare o di neve e ci costruisco un viaggio. E più l’ispirazione è vaga e fuori dalle mie scelte di sempre, più il viaggio si prospetta interessante.
Fra pochi giorni parto per la Val D’Aosta. Mi aspettano sette giorni di montagna d’estate che ancora non mi spiego. Come ho potuto scegliere un luogo senza il blu del mare o del lago, senza una massa d’acqua in cui immergermi? Eppure, dopo un mese di smart working sul lago di Garda, la prima cosa che ho sentito il bisogno di fare è tornare ai piedi della Presolana, e mi è piaciuta lo stesso anche se sapevo che non l’avrei trovata con quel bel cappotto bianco che ha sulle spalle d’inverno quando la guardo mentre cammino nella neve.
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