Viaggio a Porto: dalla casa di Guerra Junqueiro a piazza Infante Dom Henrique

L’ultimo giorno a Porto è dedicato a luoghi in cui sinora sono stata solo di passaggio. Fuori piove, tanto per cambiare, ma oggi pesa di meno, un po’ ci ho fatto il callo e un po’, rispetto alle piogge abbondantissime previste dal meteo, questa pioggerellina è un lusso. Porto logo rivista shopping

Ieri sera, dopo una cena sprint in ostello, sono uscita con il libro di Harry Potter sotto braccio alla ricerca di un locale dove bere un bicchiere di Porto e ascoltare un po’ di musica, decisa a vivere la Porto by night. Niente da fare. Tra Praça Infante Dom Henrique, Ribeira e tutta la Rua Mouzinho da Silveira ho trovato solo ristoranti. Così la serata l’ho conclusa su uno dei divani della hall-salotto a leggere.

L’unico appunto che si può fare al Best Guest Porto Hostel sono gli spazi. Esclusa la cucina, l’unico spazio comune è un piccolo salotto vicino alla reception, dove ci sono due divani, cinque-sei sgabelli e una macchinetta da ufficio con bevande e merendine. Anche le stanze richiedono un po’ di creatività nel trovare il giusto incastro di spazi tra letti, valigie e armadietti. Porto vista dall alto

Nel mio peregrinare ieri sera sono passata davanti al Bluesock Hostel, credo sia il top di Porto, bastano un paio di foto sul sito per guarire da qualsiasi pregiudizio intorno alla parola ostello. Visto dal vivo è ancora più fashion. I primi due piani sono interamente impacchettati da vetrate, che lasciano intravedere divani enormi di strane forme e lo fanno sembrare un negozio di design. Sopra, guardando da fuori le finestre del secondo piano, si respira già l’atmosfera avvolgente di legno e pietra a vista delle stanze.

Inizialmente ero certa che avrei prenotato al Bluesock, poi ci ho ripensato, perché rispetto al Best Guest le stanze da quattro qui sono minimo da sei e l’affascinante posizione – a due passi dalla Ribeira – è di fatto più decentrata. Trovandoselo così faccia a faccia, però, mi dico che se dovessi tornare a Porto non sarebbe poi così male provare a pernottare anche qui.

Stamattina dopo colazione, bagagli e check out, mollo il trolley nella hall e inizio il mio tour dalla Casa Museu dello scrittore Guerra Junqueiro. Di questo posto non si trova menzione nella Lonely Planet Portogallo né nella Lonely Pocket Porto, l’ho scoperto sfogliando la guida del TCI un pomeriggio in biblioteca. Il mio status di prima visitatrice della giornata viene premiato con un ingresso gratuito e grazie al fatto che, al momento, sono anche l’unica, la guida è tutta per me. casa museu Guerra Janqueiro Porto

La casa era della figlia di Janqueiro. Lo scrittore – vissuto tra il 1850 e il 1932 – ha abitato a Porto per gran parte della sua vita, ma non qui. E’ però in questa villa che la figlia ha realizzato il sogno del padre: trovare un luogo dove esporre tutta la sua collezione di mobili e oggetti. Guerra Junqueiro infatti era scrittore e commerciante di beni di valore e antichi. La casa è una galleria in cui sono esposti pezzi d’argento, alcuni lavorati a filigrana, ceramiche orientali, mobili e oggetti sacri. Ma non c’è niente che emani il profumo della carta stampata. Non c’è un libro, né una libreria, neanche un foglio di carta.

Sè Cattedrale di Porto azulejosSeconda tappa di oggi è la Sé, ovvero la Cattedrale. Ero già passata di qui il primo giorno in cerca del Ponte Luis I, ma ad essere sincera l’avevo snobbata per il suo aspetto un po’ trascurato. Ora che un’idea della città me la sono fatta, mi rendo conto che la Sé è la costruzione emblema di Porto. Il portico esterno è in balia di se stesso e del tempo: pavimento un po’ sconnesso, colonne ed archi di pietra grigia ricoperti di muschi verdi e azulejos che sembrano piatti sbocconcellati. Particolari che certo non rendono il giusto splendore al palazzo religioso principale della città.

L’interno invece, con le sue grosse colonne che sembrano zampe di elefante e i particolari dorati dell’altare barocco fa riscoprire il grande valore artistico e religioso custodito dal luogo. Solo prima di uscire noto che a vegliare su bellezza e raccoglimento ci sono là in alto – sopra il portone principale – un solenne organo e un luminoso rosone. Sé cattedrale Porto

Uscita di lì non so bene che fare, sapere che non ho più una base d’appoggio mi disorienta. Ho qualche ora ancora a disposizione prima di andare all’aeroporto, potrei fare un giro in barca sul fiume, una delle idee rimaste in sospeso nei giorni scorsi. Ma non voglio riempirmi di cose da fare, preferisco prendermela con calma.

Ciondolo un po’ nella Ribeira, mangio un panino in un bar a-misura-di-turista con vista sul Douro e poi decido che il saluto alla città lo voglio fare nella mia piazza preferita: Praça Infante Dom Henrique. Anche questo spazio è a suo modo emblema di Porto: è una piazza in discesa, in mezzo c’è un rettangolo di verde e intorno si alzano strisce di case multicolor. Nulla però qui è fuori posto, tutto è tirato a lucido e risplende in ossequio a ricchezza e splendore del Palacio Da Bolsa e della Igreja de São Francisco. Porto Praca Infante Dom Henrique

Il mio 2018 è iniziato con questa breve fuga portoghese e fra pochi giorni con il rientro in ufficio torno ad immergermi nella quotidianità. Non ne ho nessuna voglia! Eppure non è da lavoro, levatacce, dieta e tutte le cose della vita ordinaria che vorrei stare lontana, ma da quel senso di appiattimento che a volte mi morde quando sono nel vortice della routine di stessi luoghi, cose e persone. Per fortuna dalla mia parte ho la scrittura e questa città da raccontare, inizierò già nei prossimi giorni a lavorare alla pubblicazione sul blog di questa esperienza e farmi venire qualche idea per la prossima fuga.

E’ ora di andare e mi viene in mente un breve scambio di battute con il ragazzo della reception dell’ostello. Prima di salutarci mi ha chiesto “dove vai ora?”, pensando probabilmente che il mio viaggio proseguisse verso un’altra meta portoghese. Gli ho detto “Torno a casa, in Italia” e lui mi ha risposto “Back to reality“.

Porto – 5 gennaio 2018

“Ed è questo che porta via con sé da Porto, un duro mistero fatto di vie tetre e di case dal colore della terra, il tutto affascinane come, all’imbrunire, le luci che a poco a poco si accendono sulle pendici, una città congiunta con un fiume che chiamano Doiro”
da Viaggio in Portogallo di José Saramago

© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

Viaggio a Porto: dalla casa di Guerra Junqueiro a piazza Infante Dom Henriqueultima modifica: 2018-01-31T20:21:54+01:00da lesenedelase
Reposta per primo quest’articolo