Il settimo giorno di viaggio è dedicato a Falmouth, che raggiungo con un’escursione in barca sul fiume Fal da Truro. Il programma della giornata è un continuo scommettere con una pioggia sempre lì lì per lasciarsi andare. Ma è anche il giorno in cui qualcuno urta il bozzolo del mio procedere in solitaria.
In cucina, a colazione, ritrovo il ragazzo italiano con cui ho condiviso il momento della cena ieri sera. E’ in partenza, ha già lo zaino pronto per il check out. Mi dispiace, è una conoscenza che avrei approfondito volentieri. Mi rendo conto che l’atmosfera del Penzance Backpapers è più intima rispetto al Cohort Hostel di St Ives. E’ stato uno di quegli incontri che un po’ rimescolano le carte di una rotta solitaria.
Viaggiare da soli non è sinonimo di muoversi rinchiusi in una bolla. L’opportunità che offre l’ostello è ricordarsi che il mondo è molto più ricco e vario di come lo vediamo. La nostra esperienza è solo un puntino che si sposta in un immenso groviglio di rotte. Ci si risveglia da un vagare in solitaria non solo per l’incanto di un luogo, ma può – anzi è bene che sia – anche per l’incontro con l’altro.
Ieri sera parlando di viaggi da soli e di desiderio o paura di stare da soli mi sono resa conto che sono stanca di quelle persone che si aggrappano a qualsiasi compagnia per tenere a bada l’ansia o la paura del vuoto della solitudine. Fare delle cose da soli è un modo per ritrovare un equilibrio con se stessi ma anche per prepararsi ad aprirsi alla compagnia che arricchisce veramente. E penso che questo sia uno dei motivi per cui ho intrapreso questo mio primo viaggio da sola.
E così scopro che viaggiare da soli non è necessariamente un modo autistico di viaggiare, esplorando e soggiornando in un posto senza guardare in faccia a nessuno. E’ vero, la lingua può essere un’alibi perfetta, ma non una garanzia che preserva da qualsiasi tentativo di interazione. C’è sempre qualcuno, che vive qui o è in viaggio, che ti chiede chi sei, dove vai e perché sei qui. E a volte è una di queste semplici domande a risvegliarti da un procedere incessante secondo un programma prestabilito. E di nuovo sta a te capire quando fermarti e quando è ora di ripartire.
Salutato il ragazzo italiano – di cui non saprò mai il nome – preparo lo zaino e vado a prendere il treno per Truro. Oggi inizio a sentirmi un po’ una trottola che salta qua e là senza fermarsi. Sono a quel punto del viaggio in cui subentra la stanchezza del sentirsi alle spalle più della metà dei giorni e, allo stesso tempo, non è ancora scattata quella spinta sul finale, in cui si cerca in tutti i modi di riempire la giornata, nella consapevolezza che il tempo a disposizione è da centellinare.
Truro è un gioiellino, peccato doverla attraversare di corsa alla disperata ricerca del punto di partenza della crociera di Enterprise Boat. L’escursione di oggi me la sono studiata a casa prima di partire per la Cornovaglia. L’idea è di arrivare a Falmouth in barca da Truro e tornare nel pomeriggio in treno.
Purtroppo le indicazioni che ho sono quelle per arrivare al molo di Falmouth dalla stazione di Falmouth e non di Truro. Così, contando che già non ho una grande simpatia per i navigatori – credo fermamente che facciano perdere il senso dell’orientamento – attraverso Truro identificando via via dei punti di riferimento con l’aiuto del navigatore e di una mappa scaricata da internet. Ma tra la paura di non arrivare in tempo e quella di perdermi, Truro sfila via così davanti ai miei occhi, senza neanche sapere se riuscirò più tardi a visitarla con calma.
L’escursione è molto simile a quella sul fiume Foy anche se qui è tutto molto più in grande. Inizialmente si costeggiano rive con una robusta vegetazione che cresce fitta fitta vicina all’acqua. Non è difficile immaginare che questi luoghi fossero perfetti per i traffici dei contrabbandieri. Proseguendo verso Falmouth si avvistano colline di un verde splendente con residenze da favola, alcune sembrano castelli. La guida cita location cinematografiche ambientazione di alcune scene di Poldark, la trasposizione cinematografica dell’omonima saga dello scrittore Winston Graham.
Poldark è una storia di cui la Cornovaglia è particolarmente orgogliosa. Si trovano gadget ispirati alla serie tv disseminati in ogni genere di negozio e post riferiti a personaggi e luoghi della fiction sono spesso utilizzati come attrattiva su profili social e siti di promozione turistica.
Anche qui – come a Fowey – cantieri navali galleggianti e una nave gigante bianca e rossa che domina il paesaggio, ancorata nel bel mezzo del greto del fiume. La riva si allarga e si prepara ad abbracciare l’oceano. La vegetazione sembra farsi meno selvaggia e lascia il posto ai quartieri residenziali in collina.
Davanti a noi sullo sfondo iniziano a delinearsi i contorni di Falmouth, un ordinato ammasso di case calate in blocco sull’oceano. Verso il mare aperto imponenti cantieri navali non lasciano dubbi su quale sia una delle attività produttive principali della zona. Il centro della cittadina offre attracco al Price of Wales Pier, molo turistico della città e punto di approdo a fine escursione.
Falmouth, per la sua conformazione, mi fa pensare ad una grande Fowey. La lista delle cose da fare qui si moltiplica a dismisura tra passeggiate panoramiche in mezzo al verde, escursioni in barca, musei, festival, sport, negozi e gallerie d’arte.
Quel che mi interessa di più, una volta messo piede sulla terra ferma, è il Pendennis Castle. Vento e nuvoloni si fanno sempre più minacciosi, devo arrivarci prima che si metta a piovere! Percorro a passo deciso la strada principale in direzione sud ovest, cercando di evitare l’ondata di turisti affamati di shopping. Ma prima di lasciare il centro e mettermi alla ricerca del promontorio verde di Pendennis Head, faccio una veloce tappa da Oggy Oggy Pasty e pranzo con un delizioso cornish pasty alle verdure.
Nel pomeriggio la pioggia mi concede giusto il tempo di perdermi nei sentieri intorno al castello, scattare qualche foto al Pendennis Castle e contemplare per qualche minuto l’immenso panorama sull’oceano che il castello ha di fronte a sé – giorno e notte, estate e inverno – dal 1549.
Il resto della giornata se ne va nel piovigginoso tentativo di capire cos’altro potrei visitare a Falmouth per il poco tempo che mi rimane e la saggia decisione – visto il tempo – che è meglio arrendersi e avviarsi alla stazione per fare ritorno a Penzance.
Nella lista delle cose non fatte ci sono: visitare Truro e St Mawes (località di fronte al porto di Falmouth) e acquistare un libro di seconda mano intitolato “Story of Cornwall” che ho visto in vetrina in una delle librerie del centro di Falmouth.
Penzance, 7 giugno 2017
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