Tra un viaggio e l’altro in solitaria ci ho fatto stare anche un breve viaggio con la Patty. Amica e collega di lunghe e frequenti chiacchierate di vita lavorativa e ordinaria, qualche mese fa mi ha proposto un weekend insieme a Trieste.
Confesso che, abituata ormai a viaggiare e fare da sola, l’idea di partire con qualcun altro un po’ mi preoccupava, l’ultimo viaggio non da sola è stato Madeira 2018 con mia cugina Benedetta. Io e la Patty tra l’altro ci frequentiamo poco, stesso lavoro in due città diverse, lei madre di famiglia a Novara e io nella mia vita da single teenager mood a Bergamo. Ci sentiamo sempre per telefono, le occasioni vis a vis sono più o meno una volta l’anno.
Eppure viste da fuori, in questo weekend al ritmo di ventimila passi al giorno, direi che potevamo sembrare due compagne di viaggio già collaudate. Trieste l’abbiamo scoperta insieme, nessuna delle due ci era mai stata prima. Il nostro girovagare è frutto di orientamento – talvolta inframmezzato da battibecchi con il navigatore (soprattutto per me!) – e della capacità organizzativa e curiosità per entrambe suscitate da un luogo inesplorato.
Partiamo di venerdì mattina, io alla guida della mia utilitaria e la Patty di vedetta accanto accanto a me. Arrivate a destinazione la prima tappa è un aperi-pranzo in un bar del lungo mare di Barcola. Per noi ragazze della pianura Padana, è spiazzante l’inafferrabile vantaggio di chi abita al mare, qui c’è gente che fa vita da spiaggia già da settimane o forse anche mesi. Io li invidio e mi devo accontentare di bagnare solo i piedi perché: uno non ho portato il costume, due la Patty mi fa notare che non molto distante da me in acqua c’è una medusa grande quanto un panettone.
Nel pomeriggio facciamo il check in per il nostro appartamento in via della Tesa, lasciamo l’auto in garage e ci prepariamo ad una lunga passeggiata fino in centro e ritorno. Scopriamo così che Trieste non è la classica città che dalla montagna scende al mare, no Trieste è una città a cunette. Vie e vicoli salgono e scendono assumendo forme tutt’altro che parallele, si cammina tra alti palazzi di diversi stili – dagli angoli a volte stondati o anche aguzzi come punte di stelle – tra cui si infilano scalinate e si aprono spazi verdi.
Nelle poche ore di un tardo pomeriggio quel che riusciamo a concederci è una visita alla Cattedrale di San Giusto, uno sguardo al Teatro Romano e un paio di foto a Piazza Unità d’Italia. Dopo di che ci affidiamo all’onda della movida locale con uno spritz fuori da un locale vicino al Porto e cena ad un tavolo di trattoria apparecchiato per strada tra Piazza Venezia e la zona pedonale di via Torino.
Il sabato è dedicato al Castello di Miramare. Per meritarci la cena ci arriviamo a piedi partendo sempre dalla pineta di Barcola. Poco più di due chilometri a camminare in ascolto del mare e circondate da chi se lo gode in bici, di corsa, in costume o al bar. A Miramare ci lasciamo inghiottire dal senso di aria e di pace del parco. Questo spazio verde è un piccolo Eden, oltre alla bellezza del mare e delle forme del castello ci sono un giardino italiano, ampie terrazze con delle serre, un castelletto e il silenzio di panchine e percorsi pedonali avvolti dalla abbondanti fiori rampicanti e piante.
Prima di fare ritorno in città, ci fermiamo al Faro della Vittoria, fiera e robusta colonna bianca che celebra l’annessione di Trieste all’Italia del 1918 e offre un ampio abbraccio visivo del golfo e delle colline. La giornata si conclude con un aperitivo sul Canal Grande, un po’ di girovagare a caso tra le vie intorno, l’immancabile tappa in libreria e la meritata cena in trattoria con menù locale a base di gnocchi, polpette rosse, gulasch e prosecco.
Domenica mattina c’è giusto il tempo per un acquisto in pasticceria, la Patty cerca un bottino dolce da portare a casa. Poi via, siamo pronte a commentare la nostra avventura e canticchiare canzoni che troviamo alla radio per tener lontani i pensieri-da-lunedì, e intanto maciniamo i chilometri di autostrada che ci riportano a casa.
Trieste, 5-7 maggio 2023
© Riproduzione riservata – foto credit La Sere