Vite scritte di Javier Marías

Vite scritte di Javier Marías è un’antologia di racconti che ricostruiscono attraverso particolari curiosi e poco conosciuti ognuno la biografia di uno scrittore vissuto tra il Settecento e il Novecento.

pila di libri a les kiosques Toulon

In poche pagine James Joyce, Henry James, Emily Brönte e altri sono protagonisti della propria esistenza narrata attraverso alcuni spigoli caratteriali, sventure, manie o risvolti inquietanti non sempre noti ai loro lettori. Ciascun autore rivive in un piccolo ritratto che Marías si diverte a fare di lui o di lei.

L’Idea era di trattare questi letterati, conosciuti da tutti, come personaggi da romanzo, che poi è probabilmente la maniera in cui tutti gli scrittori intimamente desiderano vedersi trattati, al di là della fama o dell’oblio.

Robert Louis Stevenson, in linea con i suoi personaggi, è abituato a frequentare bestemmiatori, prostitute e assassini, ma una volta sposato la moglie mette mano alla sua vita sociale riducendola quasi a zero, deve preservare lo scrittore scozzese da legami nocivi alla salute.

Yukio Mishima é ossessionato e affascinato dalla morte. La bellezza che associa all’esalare l’ultimo respiro lo porta a pianificare, con un gesto teatrale organizzato nel dettaglio, la sua stessa morte. Secondo la versione di Marías però non tutto va secondo i piani.

Morita (che anche lui si sarebbe fatto harakiri dopo) sbagliò il colpo nientedimeno che tre volte, ferendogli le spalle, la schiena, il collo, ma senza colpire la testa.

Arthur Conan Doyle è perseguitato da Sherlok Holmes. Lo scrittore riceve diversi ingaggi per risolvere casi da detective e stanco dell’investigatore di Scotland Yard, ad un certo punto, decide di farlo morire. Poi però deve escogitare un intreccio utile a riportarlo in vita. I giovani di Londra portano il lutto e anche la madre dell’autore – che in precedenza aveva già salvato la vita a Holmes – non è molto d’accordo, ma ciò che fa fare dietro front a Conan Doyle è il commento irritante che riceve da una lettrice affranta.

Josef Conrad in Vite scritte è un sedentario che ama stare in accappatoio, Thomas Mann riempie pagine del suo diario con noiosi dettagli sui fastidi gastrointestinali che lo affliggono e Djuna Barnes ricorre ad azioni piuttosto brusche per difendere la sua privacy.

Nella narrazione di Marías ogni autore si imprime nel lettore grazie a particolari non sempre chiaramente rintracciabili nella produzione letteraria. Questo strano gioco di rimettere in scena su carta una ventina di letterati è a suo modo un invito alla lettura di ciò che li ha resi immortali.

Con il passare del tempo mi sono reso conto che, se mi è piaciuto scrivere tutti i miei libri, è stato con questo che mi sono divertito di più. Forse perché, oltre che “scritte”, queste “vite” sono state lette.

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Vite scritte di Javier Maríasultima modifica: 2020-01-25T22:47:33+01:00da lesenedelase
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