Gli sdraiati di Michele Serra

Gli sdraiati di Michele Serra è il ritratto che un padre fa del figlio, cercando di definire e comprendere quella che sembra essere una nuova tipologia di generazioneperson-802090__340

Gli sdraiati sono ragazzi che vivono in uno stato di perenne autismo, nell’assenza e indifferenza di qualsiasi cosa, persona o paesaggio li circondi, perché chiusi in un sonno ben ovattato da cuffie e schermi di ricetrasmittenti o tavolette tascabili di ultima generazione.

Non c’è dubbio che “un mondo dove i vecchi lavorano e i giovani dormono” non si era mai visto; e che questo sonno ostinato, pregiudiziale, del tutto indipendente da quanto vi circonda, per giunta pagato dal lavoro altrui (il lavoro dei vecchi), sia un inedito. 

Quel che si presenta al lettore è uno scenario al limite dell’apocalittico in cui il corpo è preda di un narcisismo fatto di vestiti e accessori che deve regnare sovrano senza che il cozzo con gli altri lo deformi e lo scomponga, lo componga, lo innamori, insomma lo alteri, lo riconsegni al caso e alla natura.

I figli che la voce narrante descrive appartengono ad una generazione in decadenza rappresentata in una sorta di feticismo degli oggetti: zaini bituminosi, scarpe che sono scafi di gomma, grovigli iperconnessi di apparecchi tecnologici sempre accesi. Piccoli mondi tutti uguali e su misura in cui trascuratezza e idolatria convivono pacificamente e inspiegabilmente.

E’ un lungo monologo di un padre cinquantenne che raccoglie e annota indizi, osservando ciò che il figlio diciottenne lascia dietro di sé o da cui non si stacca mai. Il tentativo è quello di ricostruire l’identikit di una mancata connessione tra due generazioni che, pur non essendo in contrasto, convivono in una comunicazione assente o striminzita, senza di fatto incontrarsi.

backpack-1381726__340Questa incapacità di stabilire nessi viene raccontata tra l’arrendevole e l’ironico come un muro invisibile. In sottofondo resta un dubbio che oscilla di continuo tra due ipotesi: la prima più rassicurante che colloca il vivere sdraiati in una nuova versione di conflitto tra generazioni e, la seconda, più oscura, che immagina una generazione nuova, dotata di un inedito assetto neuronale.

Ogni crollo di ordine è un inevitabile crollo di bellezza: e prima che nuova bellezza intervenga a dare ordine e respiro alla vita di tutti, possono passare molti anni o anche molte generazioni.

Durante la narrazione il padre, mentre confessa una fragile autorevolezza, ogni tanto cerca di risvegliare il figlio chiamandolo a condividere insieme l’entusiasmo per la natura.

Ricorre in particolare la martellante richiesta di fare insieme la passeggiata che porta in cima al Colle della Nasca, un invito che vene posto in tutti i modi, addirittura fino alla supplica, nella continua comunque speranza che il figlio, lasciando cadere anche soltanto un assenso silenzioso e fuori tempo, prima o poi si alzi.

© Riproduzione riservata – Immagini da Pixabay

Gli sdraiati di Michele Serraultima modifica: 2018-04-13T21:42:33+02:00da lesenedelase
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