I vivi e i morti di Andrea Gentile

I vivi e i morti di Andrea Gentile è un intreccio di storie dai toni grotteschi e surreali sui vivi e sui morti di Masserie di Cristo, angusto villaggio immaginario alle pendici del monte Capraro. Lembo di terra attorniato dai paesi di Taverna Soffocata, Torre di Nebbia, Vallecupa, Gola Secca e Femminamorta. sunset-4017119__340

A Masserie di Cristo la terra è arida, pietrosa e polverosa, c’è sempre vento, gelo e il cielo è senza colore, cupo o non si vede. Le case non sono che miserabili tuguri di pietra ricoperti di legno e di paglia, esposte a tutte le intemperie delle stagioni. Fuori scorrono fossi scavati per la raccolta di acqua piovana e sporcizia. Dentro i mobili sono rosicchiati dai tarli e la polvere continua ad accumularsi su vecchi oggetti rotti e inutilizzati.

Chi abita a Masserie di Cristo lavora la terra, è appassionato di caccia e si ritrova alla Società del libero pensiero per giocare a croccù e discutere del paese. Alcuni hanno passatempi macabri: Assuntina usa la carne di pernice come trattamento estetico, Tebaldo ha costruito un’ingombrante arma a forma di scarafaggio e Berberto il cantoniere esercita l’arte di pietrificare, la sua casa è piena di sculture di animali mummificati e ricoperti di pietra.

A Masserie di Cristo, più che su strade e sentieri, si cammina sul tratturo, i piatti prelibati sono la zuppa di cicerchie e gli gnummarredi. Qui non circolano soldi ma carlini, e chi ne ha li tiene ben nascosti. A Masserie di Cristo l’Ispettore Agrario è una figura autorevole, si trovano effigi di uomo-cervo nelle case e nelle caverne e ovunque c’è un’inquietante presenza di occhi: sacchetti con occhi di bambole, occhi di animale che osservano l’uomo…

Passeggiando per il paese potrete constatare sulla vostra stessa pelle la voracità di questi occhi. Occhi di cespugli. Occhi di capelli. Occhi di occhi.

La narrazione è un cammino che inizia nelle case di due famiglie: Assuntina, figlia di Berberto il cantoniere, è scomparsa e la piccola Italia ha ucciso il padre Tebaldo in uno strano incidente. Questi due accadimenti mettono in moto l’intero paese: chi per scappare, chi per cercare risposte o giustizia e chi per espiare la pena. Tutti sono in cammino verso la città sotterranea, dimora del Sacerdote e sede del Carcere. Tutti resteranno coinvolti nella guerra civile delle tre fazioni di Masserie di Cristo.

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Masserie di Cristo è un paese ostile verso i forestieri, gli uomini sono privi del senso della legge. Lo scatenarsi di efferatezze, ferocie e ribellioni è naturale, ognuno ha come unico interesse il proprio sostentamento e il male qui ha origini molto antiche.

Da sempre, che si sappia, qui si è pensato che l’unica modalità di vita possibile sia la ferocia. Difendersi. La lotta col bastone. Mordere il nemico. Strappargli la carne. Se possibile appropriarsi della sua identità, come gli spiriti della foresta.

A Masserie di Cristo il confine tra la vita e la morte è molto labile. Vivi e morti non hanno pace. I vivi vengono uccisi, anche barbaramente e per motivi futili. I corpi dei morti vengono bruciati, tagliati a pezzetti o pietrificati e a volte riesumati dopo anni e sostituiti con altri corpi. Alcuni morti rivivono nel ricordo dei vivi o appaiono in sonno. Alcuni vivi scelgono di assumere le sembianze dei morti.

Questi uomini non conoscono la differenza tra la vita e la morte. Taluni si definiscono già morti. Taluni altri asseriscono che i morti siano vivi.

I vivi e i morti è tra i cinque finalisti dell’edizione 2019 del Premio Nazionale di Narrativa Bergamo.

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I vivi e i morti di Andrea Gentileultima modifica: 2019-02-27T22:00:42+01:00da lesenedelase
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