Il sogno di scrivere di Roberto Cotroneo è un saggio che cerca di sciogliere il blocco dell’atto creativo in chi vuole raccontare storie nero su bianco perché arrivino ad altri.
Scrivere non è mai un mestiere. Scrivere non chiede studi particolari, ma capacità di vedersi e di sentirsi in una maniera nuova. Scrivere non è pubblicare: è scrivere innanzitutto.
Scrivere storie è un desiderio universale, tutti in un momento della vita abbiamo pensato di farlo, così come tutti, secondo Cotroneo, possono e dovrebbero provare a farlo. Perché scrivere e narrare sono l’essenza di ogni esistenza.
Viviamo in una società in cui la facilità di scrivere, pubblicare e leggere ha un livello mai raggiunto in passato. L’ampio uso del web e dei social network dice molto del desiderio di raccontare e condividere insito in ognuno di noi.
Questo ci ricorda che scrivere rimette in gioco lo scorrere del tempo e la nostalgia. Non sono le storie in sé a nutrire la scrittura, ma la necessità di fare memoria, il bisogno di salvare piccole testimonianze e costruire una rete di ricordi che serva per il futuro.
La scrittura, il bisogno di raccontare è un continente frastagliato e imprevedibile che vive di memoria e di complessità, che trae vita da quello che c’è, che cerca disperatamente di condividere storie che sfumano, che hai paura di perdere.
E allora, più che aver a che fare con lo stile, con il sogno di pubblicare o di esibire una storia avvincente conservata nel cassetto, scrivere appartiene al nostro bisogno di mettere in ordine pensieri e costruire una narrazione che non è mai solo privata, ma in qualche modo riguarda tutti.
Cotroneo in questo libro prende per mano il lettore e lo invita a scavare nel suo personale sguardo sul mondo. Insieme all’autore si attraversano i principali luoghi comuni che minano l’iniziativa di mettersi a scrivere: dal talento innato al bagaglio minimo di letture necessario, dalla mancanza di tempo al timore di svelare troppo di sé.
I falsi miti, che tendono a racchiudere la narrazione in un mondo elitario, si ridimensionano e crollano. Per chi si approccia alla scrittura l’orizzonte deve essere il più possibile sgombro da questi preconcetti. Fondamentale è invece trovare la propria voce e imparare ad ascoltare il proprio modo di sentire le cose, per intraprendere quel viaggio creativo di narrazione di sé e degli altri, in trame di vite vissute e non vissute, che è la letteratura.
Il bello della scrittura è che si imparano molte cose nuove: su se stessi e sul mondo. Finisce sempre che alla fine sei cambiato tu, ed è cambiato il mondo attorno a te. Per questo la tentazione di diventare romanzieri è irresistibile. Perché il pensiero compositivo è qualcosa di nuovo, che appartiene solo alla scrittura.
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