Sentieri neri di Sylvain Tesson

Sentieri neri di Sylvain Tesson è il racconto autobiografico di un lungo cammino attraverso la Francia seguendo vie il più possibile secondarie.

Non dei sentieri qualsiasi: volevo percorrere i più nascosti, quelli bordati da siepi, volevo passare tra i rovi del sottobosco, sulle piste tracciate dai solchi delle ruote tra due villaggi abbandonati. maps-1854199_960_720

Il ritmo di vita frenetico di Tesson subisce un brusco arresto con l’improvvisa morte della madre e una caduta a Terra da un’altezza di otto metri.

Diverse fratture tra costole, vertebre e cranio, più l’inevitabile lunga convalescenza in ospedale, sono l’epilogo di una pagliacciata su un tetto in preda all’alcool.

Inchiodato a letto a guardare un albero fuori dalla finestra, Tesson giura a se stesso nelle notti di pena che, se se la caverà, sostituirà la riabilitazione su tapis roulant con il tracciare personalmente un lungo sentiero nero che unisca le montagne della Provenza alle falesie della Normandia.

Tra il 24 agosto e l’8 novembre, di un anno che non viene mai menzionato – ma dalla seconda di copertina sappiamo essere il 2015 – lo scrittore marcia armato di tenda, libri e mappe militari dell’Istituto Geografico Nazionale (in scala 1:25.000) per rimettersi in moto, evocare il ricordo della madre e riscoprire la geografia minore della Francia. Grazie all’ostinata ricerca di sentieri neri, il suo è un itinerario che va costruendosi man mano che avanza.

I sentieri di cui andavo tessendo la trama svolgevano una funzione importante: disegnavano la cartografia del tempo perduto. Erano stati abbandonati perché considerati troppo antichi, cosa che ormai non rappresentava un pregio per nessuno.

Le cure ricevute in ospedale lo fanno sentire troppo al centro dell’attenzione, si scatena così nell’autore una necessità di fuggire, evitare, tenersi in disparte e nascondersi. Lungo il cammino riscopre che l’aria aperta può essere un riparo, il bivacco la libertà e la campagna abbandonata un’isola di silenzio.

Ma il viaggio di Tesson non è solo una personale ricerca di guarigione. Attraversando percorsi invasi dalla vegetazione, l’autore guarda alla Francia lontana dalle città e pensa ai provvedimenti del Governo volti a ridurre l’iper-ruralità per costruire un Paese più mobile, connesso e moderno.

Supportato dalla parola scritta di filosofi, romanzieri e geografi l’autore procede per contrapposizione: la lentezza del cammino al rapido fluire della circolazione di uomini e merci, la ruralità alla pianificazione del territorio, le poche parole concesse dai contadini alla vita iper-connessa esibita su schermo.

Eravamo stufi delle parole d’ordine del nostro tempo: Enjoy! Take care! Be safe! Be connected! Ne avevamo abbastanza delle luci della città! Se schiacciavamo sotto i piedi il livido schermo delle nostre vite Hi-Tech, si sarebbe aperto un sentiero nero e, attraverso il dispositivo, avremmo visto una luce in fondo al tunnel.

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Sentieri neri di Sylvain Tessonultima modifica: 2019-04-04T23:46:51+02:00da lesenedelase
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