Io viaggio da sola di Maria Perosino è un breve saggio autobiografico sull’esperienza del viaggio in solitaria. 
Il viaggio, con tutto il suo potenziale simbolico, fin da subito mi si è imposto come elemento ordinario in cui infilare la mia vita.
Il primo viaggio per l’autrice è a quattordici anni quando parte per la prima vacanza con le amiche. Inizialmente considera il viaggio un’esperienza di condivisione, poi, dopo la morte del compagno, si mette a viaggiare da sola.
Il viaggio diventa necessità che risponde al bisogno di fuggire e di costruire, di essere in movimento e creare occasioni per trovare compagnia. Viaggiare da sola diviene abitudine ed entra a far parte della quotidianità come il lavoro, la spesa e le cene con gli amici.
Non è un ripiego partire da soli, la solitudine é un possibile stato di famiglia e viaggiare con se stessi è un’occasione per rendere possibili quelle esperienze che si tende a lasciare in stand by in attesa della compagnia giusta.
Forse è meglio mangiare le ostriche in due invece che da soli, ma non mangiarle del tutto è ancora peggio.
Maria Perosino in viaggio da sola ama scoprire la mappa di un luogo improvvisando lunghe camminate, immagina di svegliarsi in ciascuna delle città dove si ferma il treno su cui sta viaggiando, osserva gli altri nelle sale d’attesa o nella hall di un albergo e origlia o partecipa ai loro discorsi.
Trovato il modo di gestire alcune questioni che nel viaggio in solitaria possono essere insidiose – il ristorante, trovare un albergo confortevole ma non troppo costoso, affrontare i momenti di malinconia, riuscire a caricare i bagagli sul treno – viaggiare da soli non è che un modo di andare nel mondo, fare amicizia con i luoghi e intrecciare trame di storie che accettano la sfida degli incontri inaspettati.
Ho iniziato a sbarazzarmi del concetto di viaggio per lasciare spazio a una vita vissuta in trasferta, che ha imparato a mettere radici ovunque.
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Questo libro mi piace per: come descrive i viaggi in treno e l’interazione con i luoghi, il tema del viaggiare da soli e considerare il viaggio come possibilità di costruire.
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