#iorestoacasa ma a farmi compagnia ci sono tante immagini di repertorio

Torno a scrivere a te, Serena, a quella che eri prima dell’epoca del #iorestoacasa, perché la guerra al virus Covid-19 non si è fermata, lui è ancora in giro e noi continuiamo a restare a casa. Questo strano tempo si allunga, fuori qualcosa è cambiato, ma non è ancora possibile tornare a riprendere la vita di prima. E così una misura d’emergenza è diventata la nuova quotidianità, l’unica possibile, l’unica sicura al momento, ma anche quella in cui a farmi compagnia ci sono tante immagini di repertorio. immagini di repertorio

Bergamo è non si è mai fermata, ha trovato nuove soluzioni per prendersi cura di chi è malato: si sentono meno sirene, le bombole d’ossigeno non sono più insufficienti, nuovi alberghi sono stati riconvertiti a lungodegenze, l’ospedale da campo della Fiera ora è operativo. Il bilancio dei morti si ridimensiona, da pochi giorni sono meno di cinquanta, ma non è abbastanza, la battaglia è ancora in corso.

Certo, è scoppiata la primavera e il desiderio di farsi un giro in bici c’è, ma quando mi affaccio al cancello fuori sembra tutto grigio anche se il cielo è blu. Le serrande dei negozi sono abbassate, sulla strada corrono soltanto autobus vuoti, ambulanze, macchine delle forze dell’ordine e qualche tir. I pochi che passano a piedi, camminano da soli, in fretta e tengono lo sguardo basso.

Forse un po’ ci si abitua anche ad essere in guerra, a mettere sempre la mascherina, che ormai è un obbligo di legge, e a farsi misurare la temperatura corporea prima di entrare al supermercato, anche quello un obbligo di legge. A Bergamo, così come in Italia e nel mondo, si lavora senza tregua su più fronti: cure, ipotesi di vaccino, test che analizzano anticorpi, app per mappare i contagi, studio di nuovi farmaci e di regole per quegli ambienti che prima o poi torneremo a frequentare.

La mia famiglia sta bene, io sto bene e ho ancora il mio lavoro e questo mi basta per dirmi che ho tutto ciò di cui ho bisogno, e che anzi ora tutto sembra più a portata di mano e ha pochi fronzoli. La vita si è arricchita della leggerezza dell’essenziale. Continuo a pregare e sperare che tutto questo passi presto, ma tra il dolore di quel che è stato e l’incertezza di quel che sarà, in questa parentesi di tempo e di spazio ho ritrovato un po’ di pace e concentrazione per leggere e scrivere.

A dire il vero il calendario editoriale, che tu avevi previsto per il blog dopo i libri del Premio Bergamo, si è sgretolato. Tu ora saresti all’opera per raccontare del tuo viaggio in Svizzera o a recensire il saggio sul Vagabonding. Io invece ora non me la sento di scrivere di viaggi. Con il blog navigo a vista e, mentre cerco nuove idee, scrivo a te e ti racconto di questo tempo. Scrivo comunque tutti i giorni, ogni mattina, sul diario, scrivo per tenere memoria delle tante immagini di repertorio che tornano a farmi compagnia.

sogno parole

È difficile, e forse non ho molta voglia di sapere come sarà quando non dovrò più restare a casa: viaggiare sui mezzi pubblici per andare in ufficio a Milano, sedermi al tavolo di un ristorante, salire su un aereo, sdraiarmi in spiaggia. Ogni tanto ci penso e poi mi rendo conto che la cosa più dolorosa non sarà rinunciare a un viaggio o imparare nuove regole, ma accorgermi di chi non è sopravvissuto a questa guerra, chi non c’è più, non ha più un lavoro o fatica a riaprire un’attività. Sono loro i veri sconfitti, quelli che non hanno retto il peso di questo virus o il tempo troppo lungo di un fermo totale.

A casa sono al sicuro anche dal pensiero di quel che sarà dopo. È vero, mi manca l’aria aperta, la natura, il particolare abbraccio dei luoghi. A volte vengono ad interrogarmi nei miei sogni di notte e compaiono con immagini flash di giorno. Ma ora i luoghi e tutto ciò che non è casa può aspettare o farmi compagnia come immagine di repertorio. Sì perché questo è un tempo di immagini di repertorio.

Stando fermi la mente comincia a rovistare e pesca a caso tra ricordi, idee, tentativi e bozze lasciate a metà. Finalmente ho provato a cucinare nuove ricette, tra cui le galette bretonne. In mancanza della biblioteca, per i libri ho rimesso in funzione l’e book reader e per i film sono entrata anch’io nel mondo di Netflix. Alle camminate nel tunnel dei garage ho aggiunto qualche scatto di corsa, breve ma liberatorio.  Sul balcone c’è una piccola pianta di rose che ho comprato al supermercato. Sto leggendo Andrà tutto bene, una raccolta in formato e book in cui alcuni scrittori raccontano di questa improvvisa quarantena.

Ogni tanto arriva una telefonata da qualcuno che non sento da tantissimo tempo ma che ancora conserva il mio numero di telefono, si ricorda che abito a Bergamo e vuole sapere come sto. A volte lo faccio anch’io, d’improvviso mi metto a scrivere un messaggio o a telefonare a vecchi amici o compagni di viaggio. E allora iniziano scorrere tante immagini di repertorio tutte insieme e io mi commuovo.

È un tempo strano questo, a volte intontisce per il solo fatto di stare sempre nello stesso luogo, ma è anche un tempo più umano e più semplice. Ogni sera guardo il tg di Bergamo Tv per non dimenticarmi di quel che succede fuori ma cerco di stare ben lontana da inchieste, polemiche e previsioni apocalittiche su quel che sarà dopo. Vivo giorno per giorno.

Di nuovo ho scritto a te, Serena, perché volevo farti sapere che la sera ho ancora la stessa sensazione che avevi tu prima dell’epoca del #iorestoacasa: l’idea che la giornata sia trascorsa troppo in fretta e io non sono riuscita a fare tutto quel che volevo.

Forza Bergamo, io resto a casa e tu non mollare, molamia!

 © Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

#iorestoacasa ma a farmi compagnia ci sono tante immagini di repertorioultima modifica: 2020-04-16T22:05:39+02:00da lesenedelase
Reposta per primo quest’articolo