Oggi ho scelto di fuggire a Salisburgo. Avrei preferito dedicarmi a Bad Gastein, ma ieri mi sono accorta che è talmente deserta che davanti a qualsiasi programma si è imposto un bisogno primario: come e dove mangiare.
Quando ho programmato questo viaggio non ho pensato che anche qui, come nella maggior parte dei luoghi turistici, esiste l’alta e la bassa stagione.
Bad Gastein è una località termale e un’ottima base per il trekking ma il tema principale è lo sci, qui tutto è a tema sci. Ieri al mio arrivo in albergo mi hanno dato una sostanziosa rivista patinata, ovvero il catalogo di tutti gli esercizi commerciali della valle di Gastein. Ci sono seggiovie, piste da sci, baite in cui fare una sosta gustosa tra una sciata e l’altra, negozi che affittano e riparano sci, locali per l’aperitivo dopo lo sci. Persino il treno e gli alberghi hanno un spazio appositamente dedicato agli sci.
Che la stagione dello sci ad aprile inoltrato possa considerarsi chiusa mi era ben chiaro. Certo però non mi aspettavo di trovare tutto chiuso. Ammetto che qualche sospetto mi è venuto, ahimè solo qualche giorno prima di partire, quando ho scoperto che tutti gli impianti di risalita attualmente sono chiusi e riapriranno non prima di metà maggio.
Se ieri ho trovato un ristorante aperto – penso l’unico – è grazie alla reception dell’Aparthotel dove alloggio, il Bellevue. E non avevo alternative. In albergo sono previsti solo colazione e pranzo e del bar non ho osato chiedere, quando ho visto il bancone impacchettato in un enorme cellophane. Per la cena ho quindi risolto con un ottimo piatto tipico a base di cotoletta e verdure da Fischerwirt.
La situazione però oggi, che è domenica, si è ripresenta un po’ più drammatica. Di domenica l’albergo garantisce solo la colazione. E pensare di cenare al ristorante la domenica sera è tra le quattro cose da non fare in terra austriaca, l’ho letto in biblioteca sulla Guida Routard Austria.
L’appartamento in cui alloggio, dispone di una cucina ben attrezzata, ma non mi è possibile fare la spesa: il supermercato ha chiuso ieri alle 18.00 e riapre domani mattina. Non mi resta che prendere il treno e raggiungere una città, e Salisburgo è ad un’ora e mezza di treno da Bad Gastein.
Sono venuta in montagna a godermi un po’ di pace lontana dalla civiltà, ma con piacere per qualche ora ci ritorno, ieri a Bad Gastein non sono riuscita a contare dieci persone incontrate per strada. E fa un certo effetto camminare per le strade di una località turistica dove abbondano grandi alberghi che fino a un mese fa – non è difficile immaginarlo – creavano un gran movimento.
Essere a Salisburgo è una soddisfazione che sa di conquista. E’ un luogo su cui finora non mi è mai capitato di fantasticare e passando dal-dire-al-fare in così poco tempo mi fa sentire quasi dotata di teletrasporto.
Salisburgo mi ricorda Bolzano, città vecchia e città nuova sono nettamente separate da un corso d’acqua, per Bolzano è il Talvera, per Salisburgo è il Salzach. I solidi palazzi dai colori pastello chiaro che fanno ombra a vie e viuzze del centro storico sono molto simili. Anche qui c’è una enorme chiesa col tetto a punta che si fa notare con decisione sopra le altre costruzioni, e mentre per Bolzano è il Duomo, per Salisburgo è la chiesa dei Francescani.
Il particolare che spiazza sono le montagne. Mentre a Bolzano le Dolomiti sorvegliano molto da vicino il centro abitato, esaltando non poco la bellezza della città, a Salisburgo non è così.
Gran parte del viaggio da Bad Gastein a Salisburgo è su un binario che rincorre il fondovalle tra schiere di montagne anche molto alte, che si stringono e si allargano su entrambi i lati senza mollare la presa, a pochi minuti da Salisburgo però ricevono un’improvviso ordine di ritirata, si congedano e cedono il passo a dei morbidi colli verdi che vegliano sulla città insieme all’ingombrante fortezza (Festung) Hohensalzburg.
All’ufficio informazioni della stazione recupero una mappa e mi cammino puntando dritta al centro storico. Come mi è già capitato di constatare in Francia e in Inghilterra anche qui l’architettura moderna non sembra avere molto da offrire, se non dei semplici parallelepipedi le cui uniche particolarità sono lucide vetrate o qualche striscia di colore sgargiante.
Più ci si avvicina ai ponti che portano alla città vecchia, più i palazzi riprendono forme antiche e l’atmosfera assume una strana nostalgia ottocentesca. Nelle piazze e per strada è frequente trovare carrozze trainate da cavalli e questuanti seduti agli angoli dei palazzi. Girovagando per il centro tra piazza Mozart, piazza Duomo e il cortile dell’abbazia di San Pietro sono stata avvolta dalle note di una musica classica. Ho poi scoperto che esiste un Carillon della città, il Glockenspiel, che in alcuni orari diffonde musica per le vie del centro.
Ma c’è un particolare che mi ha colpita più di altri, l’ho notato a Salisburgo così come a Bad Gastein. Qui si usa ancora indossare con orgoglio il tracht, il c.d. abito tirolese. E a farne sfoggio ho trovato soprattutto le giovani generazioni. Diversi negozi dedicano più di una vetrina al vestito tradizionale, e nonostante a volte sia rivisitato in una versione più moderna, resta comunque nei suoi elementi basilari essenzialmente identico: bermuda di cuoio e camicia a quadrettoni per l’uomo; gonna lunga, grembiule e corpetto per la donna.
L’aura nostalgica della città incuriosisce ma ben presto diventa forzata teatralità. In ogni luogo in cui vado, soprattutto se si tratta di una città, mi piace provare ad immaginare come si vive. Dove ci si rifugia nelle giornate grigie d’inverno? Cosa si fa in una calda domenica di primavera come quella di oggi? E questa auto-rappresentazione che Salisburgo fa di sé ha reso difficile immedesimarmi nei panni di un salisburghese doc. O forse mi ha semplicemente fatto perdere l’interesse.
Così, dopo la sosta per un abbondante e rincuorante pranzo a base di costine e insalata di cavolo cappuccio al Goldene Kugel, stanca di una calura estiva fuori stagione e di troppa civiltà, mi avvio alla stazione e, previo rifornimento al supermercato per sopravvivere fino a domani, aspetto il treno che mi riporta a Bad Gastein.
Bad Gastein, 22 aprile 2018
“Non si può che vedere l’Austria, con questa profondità del tempo dietro i volti, le foreste, i monumenti, le case, come un paese in cui il peso e la ricchezza del passato sono particolarmente sensibili”
da Austria di Philippe Jaccottet
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