Viaggio a Madera: una giornata a Funchal tra i carros de cesto e la zona Velha

Oggi si inizia con una botta di adrenalina: la discesa da Monte in un carro de cesto. Io e Benedetta stamattina in realtà eravamo pronte a ripartire per il nord, questa volta ad est. A Santana infatti ci aspettavano le casette con il tetto di paglia. Ma abbiamo confidato troppo nella flessibilità dei bus e per tre minuti siamo rimaste a piedi. Portas pintadas zona Velha Funchal

Scatta quindi il piano B: il Teleférico do Funchal che porta a Monte da dove dicono si possa scendere a bordo di una slitta di vimini. E’ un must che la Lonely esibisce già tra le prime pagine, infilandolo nell’elenco dei “da non perdere” a Madera.

Il viaggio in funivia è uno zoom puntato su Funchal. Con tutti questi sali scendi non è facile avere una visione complessiva di una città il cui numero di abitanti è di poco inferiore a quello di Bergamo. Mentre si sale per raggiungere la località Monte, Funchal diventa il plastico di se stessa. Tetti, terrazzi, orti e strade si fanno miniatura, mentre auto e persone sembrano gli elementi mobili di un presepio.

Vista da quassù la collina ha una pendenza dolce che trascina la funivia pian piano verso l’entroterra. Tutto diventa più piccolo anche all’orizzonte, la prima a scomparire tra i tetti è la punta del campanile della Sé – la Cattedrale – e l’ultimo a cedere rispetto alle proprie dimensioni – che anche da lontano restano piuttosto ambiziose – è il porto. Il primato incontrastato se lo tiene ben stretto l’oceano che mostra la sua divisa blu fino alla linea netta e precisa che egli stesso traccia laggiù in fondo per distinguersi dal cielo.

La funivia è identica a quella che sorvola le cantine del vino Porto a Vila Nova de Gaia, anche qui, un po’ come a Gardaland, ti fanno una foto quando sali e te la fanno trovare incorniciata all’arrivo pronta da acquistare. Ma io e Benedetta, integre, ci sottraiamo a questa trappola acchiappa-turista. Quel che ci preme è trovare le slitte. Già perché mentre sorvolavamo la città dall’alto il nostro occhio frugava con curiosità morbosa tra vie e viuzze cercando pregustare la folle corsa in discesa, ma all’arrivo a Monte tocca arrendersi, non ne abbiamo avvistata neanche una. IMG-20180708-WA0003

Da buone turiste pensiamo che tutte le attrazioni siano lì prêt-à-porter che aspettano solo noi. E invece, lasciata la funicolare ci ritroviamo a pochi passi dal giardino botanico, dove un solo sguardo in quel pezzo di laurissilva incastonato tra case e ville, basta per restituirci qualche piacevole folata di aria fresca. E seguendo le indicazioni imbocchiamo una via stretta che ci porta finalmente alla fila di slitte pronte a partire.

Il carro de cesto è un piccolo divanetto bi-posto di vimini con la seduta di stoffa bianca a fiori, a guidarla sono un paio di quell’esercito di gondolieri sfaccendati che gironzolano intorno ai carri. Tutti hanno un cappello di paglia, una divisa total white e degli stivali un po’ particolari. Ai piedi hanno dei boot tipo hug bicolore giallo e arancio armati di una spessa para di gomma nera. Eccetto questa specie di frutti esotici che portano ai piedi, a me ricordano lo spazzacamino di Mary Poppins quando balla con i pinguini.

La scena che ci si presenta è un fermo immagine che dura parecchi minuti: da un lato una schiera di slitte e spazzacamini in attesa ma pronti a partire, dall’altro una schiera di turisti che li guardano e li fotografano. Perché nessuno ha ancora preso l’iniziativa? Forse aspettano, come noi del resto, che qualcuno rompa il ghiaccio, ovvero che si butti giù per la strada asfaltata con quella che a tutti gli effetti è una slitta – quindi senza ruote né timone – pilotata da due spazzacamini. carros de cestos Monte Funchal

E d’improvviso finalmente tre coppie si fanno avanti. Vengono lanciate giù per la discesa e noi le guardiamo per le prime decine di metri prima che spariscano dietro una curva a gomito. E visto che nessuno ha fatto una piega, nessun altro è tornato indietro ad annunciare qualche irreparabile disgrazia, né si è sentito qualche strano tonfo, ci riteniamo pronte!

Beh non sono pochi due chilometri a grattare l’asfalto lucido, sedute a pochi centimetri da terra su un divanetto di vimini. C’è tutto il tempo per gustarsi dubbi e paure. Nel mio caso, che mi butto pur sapendo che non sono una persona coraggiosa per questo tipo di esperienze, quel che temo è di schiantarmi contro uno dei due muri che costeggiano la strada. Non so se sia per facilitare le manovre, ma il nostro veicolo prima di una curva si avvicina molto ai lati alla strada. O forse sono i nostri spazzacamini che ci sballottano di qua e di là per rendere l’esperienza più movimentata.

Benedetta invece ha paura che qualche macchina ci investa. Ed effettivamente, contrariamente a quel che pensavo io, siamo su una strada pubblica non del tutto chiusa al traffico. In un breve tratto ci affianca un taxi e più avanti attraversiamo degli incroci. In compenso dietro di noi i nostri cavalieri sono talmente rilassati che se la chiacchierano alla grande. discesa da Monte Funchal La Sere e Benedetta

La corsa finisce alla Estrada do Livramento dove arriviamo sane a salve e soprattutto orgogliose, perché come si suol dire “quel che non strangola ingrassa“! E nell’entusiasmo questa volta i dieci euro per la foto incorniciata li sganciamo senza batter ciglio.

Torniamo in centro a Funchal a piedi, un’occasione per iniziare a smaltire i nostri eccessi culinari di questi giorni. Pranziamo velocemente al The Old City Pub, dove scopriamo la Brisa, bibita fresca a base di frutta made in Madera, e ritentiamo la partenza per Santana. Ma questa Santana oggi proprio non s’ha da fare. I bus partono tutti prima di capire quale fosse diretto a Santana. Benedetta dice che deve esserci stato un misunderstanding. E chissà che non sia successa la stessa cosa anche stamattina. La Benedetta-app-dei-trasporti-locali registra il suo primo flop, ma io sono fiduciosa, stanotte farà un upgrade e domani ci porterà a Santana senza problemi.

A questo punto cotte dal caldo, nonostante le previsioni meteo diano imperterrite la solita oscillazione intorno ai 20 gradi, decretiamo all’unanimità che si va in spiaggia. Scartiamo quella a pochi passi dalla funicolare, ha dei ciottoli grossi e roventi ed è un po’ troppo vicina alla città.

All’ombra di una pianta interpelliamo la saggezza della Bradt, la Lonely è troppo vaga sull’argomento, elenca sei spiagge in tutta l’isola, tra cui Calheta e le piscine naturali di Porto Moniz. Noi ne vogliamo una facilmente raggiungibile, possibilmente ridimensionando gli spostamenti in bus, rispetto ai quali Benedetta si sente un po’ tradita. Portas pintadas 2 zona Velha Funchal

Nelle vicinanze c’è il Complexo Balnear da Barreinha e nel tentativo di raggiungerlo – per poi scoprire che è chiuso per ristrutturazione – ci ritroviamo ad attraversare la zona Velha di Funchal e a percorrere la Rua De Santa Maria. Una lunga serie di ristorantini con i tavoli sulla strada convivono con un museo a cielo aperto di street art. Tutte le porte di questa strada, sono infatti un quadro. Le Portas Pintadas sono un progetto artistico teso alla valorizzazione di luoghi abbandonati, in questo caso vecchi negozi e magazzini. Un’idea tutta made in Italy perché trae espressamente ispirazione dal borgo ligure di Valloria.

Alla distesa di sabbia nera di Praia Formosa ci arriviamo in taxi, in pieno rispetto dello sciopero della Benedetta-app. Scegliamo una location di cui parlano tutti, ma che finora abbiamo sempre e solo intravisto dall’alto percorrendo la strada che esce da Funchal. E il nome effettivamente promette bene: formosa in Portoghese sta per bella, avvenente. IMG-20180708-WA0008

La giornata termina di nuovo nella zona Velha, con una fantastica cena da Venda da Donna Maria e un brindisi ai miei quarantanni.

L’unica cosa che è mancata in questo compleanno sostanzioso, visto il passaggio di decade, è la torta, per il resto non posso lamentarmi. Sono in vacanza, in un’isola di una bellezza particolare, abbracciata dall’enorme massa d’acqua dell’Oceano Atlantico. Oggi mi sono concessa una piccola botta di adrenalina, ho fatto shopping (stamattina ho comprato un paio di sandali), sono stata in spiaggia e soprattutto grazie a questo diario di viaggio, ho iniziato la giornata scrivendo.

Funchal, 16 giugno 2018

“La città reale continuerà a vivere al di là di tutte le visioni letterarie, alimentandosi di tutte ma evitando di riconoscersi in una qualsiasi di esse, inglobandole nel suo patrimonio simbolico per smentirle subito dopo perché Funchal non è solo una città in mezzo all’Oceano, ma è anche una città in mezzo al Tempo“.
Da 12 mesi a Funchal a cura di António Fournier.

© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere

Viaggio a Madera: una giornata a Funchal tra i carros de cesto e la zona Velhaultima modifica: 2018-07-08T15:05:50+02:00da lesenedelase
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