In questo periodo sto leggendo The floating Piers, project for lake Iseo, un libro sulla passerella galleggiante di Christo e Jeanne Claude, ma ho già sbirciato le prime pagine del libro A passo sospeso che ho comprato ieri a Microeditoria. La passerella del lago d’Iseo non c’è più e non tornerà più, e io a volte ne sento la mancanza. Ho dedicato a questo luogo-che-non-torna un post qui a settembre, definendola il più bel ricordo dell’estate 2016.
Ieri sono stata a Villa Mazzotti, a Chiari, per la XIV edizione di Microeditoria. Aspettavo la riapertura già dalla scorsa edizione. Quel che mi piace è la possibilità che questa manifestazione offre di entrare nel mondo dell’editoria trovandosi faccia a faccia con chi gli scrittori li scopre e li pubblica. Microeditoria offre quell’incontro con l’autore che il lettore sogna, ma solo di rado riesce a vivere.
Se ho deciso di aprire questo blog è anche grazie al racconto di sé che Francesco Grandis ha fatto durante l’edizione di Microeditoria dello scorso anno. Tornando ieri è stato interessante lo scambio con Alessandra Perotti e Alessio Cuffaro e Andrea Roccioletti di Autori Riuniti. Ma pur essendo nello stesso luogo e ritrovando ancora alcuni autori ed editori presenti nel 2015, Microeditoria quest’anno era un luogo diverso e comunque finito il weekend anche questo luogo è svanito.
Quando parlo di luoghi che non ci saranno più e che creano una sorta di perenne nostalgia mi riferisco a quelle situazioni in cui mi sono trovata in un posto – raggiunto trascinata dalla curiosità della scoperta, con un obiettivo ben preciso o per caso – e proprio quel luogo è diventato lo scenario di un incontro particolare con un artista, con uno sconosciuto che nelle sue parole nascondeva un messaggio per me significativo o con una persona che si è rivelata essere importante.
Sono quei luoghi dove si svolge un concerto, uno spettacolo di teatro o un laboratorio creativo che si creano in quel momento e poi spariscono. Questi luoghi possono essere anche un contesto di tutti i giorni, come l’ufficio, che per alcuni attimi si veste di una sceneggiatura particolare e quell’avventore, che probabilmente non rivedrai mai più, ti offre quell’illuminazione che in quel momento stavi cercando.
Sono luoghi non incontri, perché se non ci fosse stato quel contesto quegli incontri non avrebbero avuto lo stesso significato o neanche sarebbero avvenuti.
Sono luoghi non momenti, perché non è centrale lo scorrere del tempo, può invece esserlo la sincronia, un evento che succede in quel determinato momento della vita. La sincronia ha sicuramente a che fare con la nostra storia, ma non ci sarebbe sincronia se non ci fosse un luogo che ospita quell’accadimento. E c’è un luogo anche quando non è necessario uscir di casa per raggiungerlo.
Quale luogo più significativo della casa in cui viviamo può essere un luogo che c’è oggi e forse domani non più? Pensiamo a quanti luoghi può essere la nostra casa a seconda di quel che facciamo, di chi c’è, di chi abbiamo chiuso fuori o se ne è andato. E così è per le stagioni, il weekend e i giorni in cui siamo a casa con una brutta influenza o quando a casa siamo di passaggio solo per disfare una valigia e farne un’altra.
Così l’Expò 2015, il live di Vasco Rossi a San Siro nel 1990 per il tour Fronte del Palco, l’allestimento della mostra di Hokusay a Milano sono luoghi che non ci saranno più. Ma se sono stati significativi nella nostra storia, così come è stato per me Monte Isola durante The Floating Piers, Bergamo in occasione de I maestri del paesaggio o Villa Mazzotti per Mircoeditoria, questi luoghi non tornano ma restano ad abitare dentro di noi.
© Riproduzione riservata – Immagini de La Sere (casa di campagna da Pixabay)