L’isola di Madera e il fascino dell’inafferrabile

Stamattina di fronte a Funchal l’oceano si è presentato nero come la pece e per la prima volta sullo sfondo sono comparse le isole Desertas con le loro sagome alte e squadrate, ennesima conferma che Madera è un’isola inafferrabilePonta do Sol chiesa

L’idea di venire a Madera è nata a Porto a gennaio. Ciondolando in aeroporto in attesa del volo, sono finita in libreria a contemplare guide di viaggio. Cercavo di allontanare i pensieri del rientro, quello di gennaio infatti per me è sempre il più difficile.

Sentendomi ancora avvolta dal fascino lusitano mi sono messa a sfogliare la Lonely Pocket Madeira, la stessa che ogni tanto si è resa più visibile di altre sullo scaffale delle guide di viaggio della mia biblioteca. Ed è colpa delle foto dei giardini, delle casas de colmo e dell’oceano se si è riattivato il solito tarlo che mi viene quando comincio a valutare di aggiornare la lista delle mie prossime mete.

Nei giorni successivi ogni tanto Madera ronzava nella mia testa, mi era persino tornata in mente la prima volta che ne avevo sentito parlare, era il 2014 la mia prima visita in Portogallo. Una ragazza che era in viaggio con me aveva detto sospirando “ah Madeira…!“.

A febbraio di quest’anno immersa nel tran tran invernale sentivo già il bisogno di fantasticare su una meta per giugno, la scusa ufficiale era organizzare un viaggio per il mio compleanno. Poi un giorno mi sono data un ultimatum, dovevo decidere, i prezzi dei biglietti aerei della TAP AIR stavano iniziando a salire.

Madera vista AtlanticoCosì ho ripreso in prestito la Lonely Poket in biblioteca. L’idea che fosse un’isola e che facesse parte del Portogallo la promuoveva già a pieni voti, avevo però bisogno di un’ulteriore conferma, ovvero che a giugno si potesse fare vita da spiaggia. Rassicurata dalla Lonely, ho prenotato aereo e appartamento e a Madera non ci ho pensato più.

A maggio, esattamente un mese prima di partire, Benedetta è venuta a trovarmi e, prima di dedicarci alla nostra serata, le ho chiesto di accompagnarmi in biblioteca, dovevo di nuovo prendere in prestito la Lonely e iniziare a farmi un’idea più precisa dell’isola. E’ stato allora che Benedetta mi ha chiesto di partire con me.

Lì per lì ho pensato ben venga che i miei viaggi in solitaria comincino ad avere degli iscritti, soprattutto se si tratta di persone easy e indipendenti come mia cugina. Ho posto però due condizioni imprescindibili: che non si saltasse un pasto – e su questo con lei so che posso star tranquilla – e che io potessi, anzi dovessi, ritagliarmi spazi utili per “fare i compiti” ovvero scrivere il mio diario di viaggio. Da lì in poi Madera ha iniziato ad esibire il suo essere inafferrabile.

Ho scoperto dove si trova Madera solo poco prima di partire. Nel mio molto vago senso della geografia (che viaggiando mi illudo sempre di arginare), la immaginavo poco distante dalla costa di Lisbona e raggiungibile con una semplice crociera in giornata, un po’ come si fa da Madera a Porto Santo. L’isola inafferrabile in realtà se ne sta nel bel mezzo dell’Atlantico all’altezza del nord Africa, a circa 500 chilometri a ovest del Marocco e quasi 1000 a sud del Portogallo.

Nel frattempo l’idea di fare vita da spiaggia stava diventando utopia. Per qualche giorno ho monitorato il meteo di Funchal e le previsioni davano sempre cielo coperto e 17-22 gradi. Solo una volta qui, ho toccato con mano che nella stessa giornata, a sud si può morire di caldo anche in costume e infradito, mentre a nord è indispensabile armarsi di pile, pashmina e k way. In compenso le nuvole non mancano mai, ma bazzicano per lo più a nord e si divertono a nascondere le cime delle montagne. Madera entroterra

E che dire del fatto che Madera se ne è stata per conto suo indisturbata e disabitata fino al 1419? Fu solo allora che João Gonçales Zarco finalmente la scoprì, dando il via alla colonizzazione portoghese. In realtà l’isola era già stata avvistata e mappata in precedenza, ma la forma appuntita e il groviglio di vegetazione in cui era avvolta non la rendevano facilmente accessibile.

Secondo la Bradt non fu così semplice sbarcare a Madera, Zarco dovette dar fuoco alla vegetazione per mettere piede sull’isola e – parola di leggenda – le fiamme pare non si siano arrese prima di ben sette anni. Insomma anche di fronte alla determinazione dell’uomo Madera ha custodito gelosamente e per parecchi secoli il suo essere inafferrabile.

Oggi l’intervento umano è riuscito ad addomesticarla tenendo a bada irruenza della vegetazione, corsi d’acqua e forme aspre, eppure è difficile definire Madera. Può essere meta di trekking, località di mare, posto ideale dove ritirarsi per un po’ dalla frenesia del mondo, ma è anche la patria dei fuochi d’artificio e di festival musicali e artistici. Resta il fatto che chi ci abita l’ha resa nuovamente inafferrabile rivendicando una buona dose di indipendenza dal continente, e dagli anni Settanta l’arcipelago di Madera è diventato una Regione Autonoma del Portogallo.

Camara de Lobos

Ma non è finita, chi arriva a Madera per la prima volta ha un impatto con l’isola che definirei disarmante. Mentre cercavo dettagli su compagnie e collegamenti aerei ho scoperto che l’aeroporto di Funchal – dove mi trovo ora affondata in un enorme divano vista mare, in attesa del volo che mi riporterà prima a Lisbona e poi a Milano – occupa ben il quarto posto nella classifica dei più pericolosi al mondo.

Questa informazione, a cui non avevo dato un gran peso, mi è ritornata come immagine chiara e nitida qualche giorno fa, il 13 giugno, in fase di atterraggio, quando Madera, alta, scura e appuntita, sotto un tappeto di nuvole grigie, è comparsa all’improvviso solo quando l’aereo ha iniziato a scendere di quota per atterrare.

Ai piedi delle montagne, di traverso, dritto davanti a noi si è materializzato un viadotto (o una terrazza?) appoggiato lì, poco sopra l’oceano. E quando l’aereo ha puntato dritto in direzione di quel viadotto, ho respirato a fondo l’inquietudine di quel primato, rendendomi conto che quel terrazzino è la pista di atterraggio! Non restava che affidarsi, in religioso silenzio, all’abile concentrazione del pilota che stava studiando la virata per allinearsi con la pista.

L’atterraggio è stato perfetto e preciso, l’aereo si è fermato esattamente alla fine della pista. Dove comunque, se fosse necessario allungare la frenata, dell’altro asfalto c’è, ma prosegue in curva, su quel che in buona sostanza è un tornante. Il che non credo sia proprio agevole per un aereo! aeroporto Funchal

Ed ora eccomi pronta all’imbarco e a lasciare Madera. Pronta a chiudere il diario di questo viaggio. Purtroppo so già che appena l’aereo scomparirà tra le nuvole, mi avvolgerà la nostalgia dell’orizzonte blu dell’Altantico.

Per fortuna ho sempre con me un’unica sottile consolazione: nei prossimi giorni, mentre ripercorrerò questo viaggio grazie al blog e alla magia della scrittura, i luoghi di quest’isola inafferrabile torneranno per un po’ a farmi compagnia.

Aeroporto di Funchal, 19 giugno 2018

“E quest’isola sconosciuta, se la troverete, sarà per me,
A voi, re, interessano solo le isole conosciute,
Mi interessano anche quelle sconosciute quando non lo sono più,
Forse questa non si farà conoscere”.
Da L’isola sconosciuta di José Saramago.

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L’isola di Madera e il fascino dell’inafferrabileultima modifica: 2018-07-26T22:50:35+02:00da lesenedelase
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