Viaggio a Dubrovnik: la funivia e due tappe in memoria di una città ferita dalla guerra

Di nuovo la mia giornata a Dubrovnik inizia col desiderio di ammirare dall’alto la Old Town (e non solo). A pochi passi dall’appartamento dove alloggio c’è la stazione della funivia (Žičara) che porta dritta in cima al monte SRD, la vetta di circa quattrocento metri che vigila su tutto il litorale della Ragusa croata, isole comprese. Dubrovnik - Fort Imperial

Il tragitto dura circa dieci minuti, giusto il tempo di cui la città vecchia ha bisogno per trasformarsi, con una zoomata, nella miniatura di se stessa.

Da quassù la mura sembrano un castello di sabbia fatto con acqua di mare, paletta e secchiello e premurosamente arricchito con case, chiese e torri. La tentazione è quella di toglierle tutte e cercare di rimettere insieme il puzzle azzardandone una nuova composizione.

Da quassù in realtà la parte fortificata della città non è che un minuscolo borgo rispetto all’estensione di tutta la Dubrovnik di oggi. Chi ha tracciato la linea della costa qui sotto si è soffermato in uno strano scarabocchio riccioluto, quasi fosse indeciso se lasciar andare – o meno – ancora qualche pezzo di terra che aspirava a diventare come Lokrum e Koločep, isole che sfoggiano beata indipendenza rivendicando la loro – seppur breve – distanza dalla terra ferma.

Dubrovnik - funicolareDopo aver lucidato ancora un po’ la bellezza del gioiellino della Old Town e lasciato rimbalzare l’occhio tra il verde scuro della terra e la netta distesa blu dell’Adriatico, mi giro in cerca di quel che il paesaggio offre nell’entroterra oltre la cima del monte SRD.

Non c’è niente! Solo un monotono orizzonte ondulato fatto di tante altre brulle colline. Ma a pochi passi dalla funivia c’è una costruzione che ha tutta l’aria di essere una caserma o un magazzino abbandonato, è Fort Imperial, uno dei luoghi-emblema della guerra di indipendenza croata degli anni Novanta.

Alcuni spazi di Fort Imperial (Tvrđava Imperijal), il cui aspetto è stato lasciato volutamente grezzo e immutato così come la guerra lo ha restituito alla città, ospitano un’esposizione che illustra con filmati, foto e pannelli la Dubrovnik ferita, sprangata e deserta di quegli anni difficili.

Dubrovnik è una città tirata a lucido, un teatro che non fa che sfornare intrattenimento no stop. Per il turista è difficile annoiarsi, può ubriacarsi di stordimento fino a che non sente l’urgenza di una pausa dalla calura, dalla folla e dal surplus di sollecitazioni. Dubrovnik - Fort Imperial esposizione

Eppure la Bradt invita ad osservare le tegole dei tetti della Old Town che sono color arancio splendente proprio perché nuove, negli anni Novanta infatti la guerra è entrata con prepotenza nelle case, incendiandole e sventrandole.

Anche i monumenti più antichi come la fontana di Onofrio o la Colonna di Orlando sono in buono stato di conservazione, durante i bombardamenti sono stati impacchettati e protetti con assi di legno.

Dubrovnik è una città che da lungo tempo sa mostrarsi in tutta la sua bellezza fatta di natura e di storia. Oggi le tracce di distruzione degli anni Novanta non sono per nulla evidenti. E una realtà violata dalla guerra può presentarsi impeccabile, dopo pochi anni, solo se su tutto ha prevalso la voglia di ricominciare e rimettersi in gioco.

Ho visitato Fort Imperial e poi la galleria fotografica War Photo Limited spinta dal desiderio di fare onore alla forza e all’ospitalità di chi vive e lavora qui. Queste esposizioni sono due tappe emotivamente impegnative che ho ritenuto però doverose. Volevo dedicare una breve parentesi del mio viaggio a fermarmi a fare memoria insieme ai croati su quelle pagine di storia recente buie, difficili e purtroppo ancora molto vive nel loro ricordo.

Dubrovnik - spiaggia Gradac DanceLa giornata prosegue di nuovo in fuga dalla città alla ricerca di una spiaggia. Grazie a Tripadvisor trovo una tranquilla distesa di scogli con bar, doccia e scalette di accesso al mare, poco distante da Porta Pile. E’ la spiaggia di Gradac Park una zona chiamata anche Dance.

In cerca della strada per raggiungerla mi lancio in una sorta di inutile caccia al tesoro e, annebbiata dal caldo del primo pomeriggio, mi ritrovo a vagare in una situazione al limite del surreale: un labirinto nel verde fatto del solito numero imprecisato di gradini, avvolto in un incerto sottofondo musicale.

In realtà senza volerlo mi sono persa nel parco, rendendo la strada molto più complicata di quanto effettivamente sia. E la musica immagino provenisse da qualche sala in cui si stavano aggiustando le ultime note per un concerto di musica classica, a Dubrovnik ce n’é uno ogni sera.

Ora finalmente l’unica incombenza è mettersi la protezione solare; per il resto mi affido ad un pomeriggio fatto solo di mare, lettura e calore del sole che sfuma fino al tramonto.

Dubrovnik, 22 agosto 2018

La buganvillea crebbe rigogliosa, mettendo fiori sempre di colore viola, sopravvisse alla Seconda guerra mondiale e a tutte le sciagure successive, inclusi i bombardamenti del 1991, quando la casa andò a fuoco“.
Da La dimora di noce di Miljenko Jergović 

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Viaggio a Dubrovnik: la funivia e due tappe in memoria di una città ferita dalla guerraultima modifica: 2018-09-13T21:15:47+02:00da lesenedelase
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