Il terzo giorno a Spalato inizia con il desiderio di conoscere un’altra isola della Dalmazia. La sveglia suona alle otto, devo mettermi a studiare l’orario dei traghetti di Jadrolinjia, l’operatore che si occupa di gran parte della navigazione in Croazia. Nel labirinto delle rotte la più lineare via d’uscita è l’imbarco di mezzogiorno per Rogac, isola di Solta, un posto di mare essenziale e silenzioso.
Ieri prima di addormentarmi ho provato a consultare gli orari dei traghetti, ma come lettura della sera si è rivelata un po’ impegnativa. In Croazia hanno uno strano modo di costruire la timetable. Il problema è innanzitutto grafico, in alcuni casi non è facile capire se la località in capo alla colonna sia quella di partenza o di destinazione. La freccia accanto al nome non è d’aiuto per chi non conosce il gergo locale dei trasporti.
Altra questione fondamentale è riuscire a incrociare orari che permettano di andare a tornare in giornata, con un tempo di viaggio di al massimo due ore e una permanenza sull’isola di almeno quattro/cinque ore. Il gioco deve valere la candela. Il planning è più adatto a chi è di passaggio a Spalato in andata o di ritorno dalle isole. Ci sono partenze all’alba o in tarda mattinata e rientri in alcuni casi solo nel primo pomeriggio.
Da Spalato si possono raggiungere le isole di Brac, Vis, Solta, Korcula, Ubli e Hvar e su queste stesse isole sono previsti attracchi in diverse località. Tra i luoghi visitabili in giornata però, escludendo Brac, restano solo Hvar e Solta. A Hvar mi dedicherò domani, oggi preferisco estraniarmi dal caos della civiltà e farmi cullare dal silenzio di Rogac a Solta.
Succede poi un’altra cosa strana. Per raggiungere l’isola di Solta nel web trovo LNP Linijska Nacionalna Plovidba, un’altra piccola compagnia di navigazione che fa rientro a Spalato alle 18,30. In porto però, prima di partire per Rogac, raccolgo solo espressioni perplesse, nessuno sembra aver mai sentito parlare né visto il logo di questa compagnia. Eppure a Rogac c’è un piccolo chiosco (chiuso) che vende i biglietti e prima di salire sul traghetto Jadrolinjia per tornare a Spalato, poco distante vedo un’imbarcazione con la scritta LNP che ha tutta l’aria di dover salpare di lì a poco.
Jonathan Bousflied, nella Rough Guide sulla Croazia che ha scritto per Feltrinelli, dice che Solta è una tra le più sonnolente e discrete isole della costa dalmata. Questo a me fa venir voglia di libri. E’ il giorno giusto per entrare nella libreria di piazza della Frutta (trg Vocni) che ho adocchiato in questi giorni a Spalato.
L’intento è comprare un romanzo di letteratura croata in inglese. L’inglese è per me l’unico traballante appiglio e ponte che può avvicinarmi ad un mondo letterario al di fuori dei confini italiani.
In mezzo all’andirivieni di genitori che ordinano libri e acquistano quaderni, mi trovo a scegliere tra quattro romanzi. Scarto due gialli e una storia romantica ambientata negli Stati Uniti e prendo The Hill di Ivica Prtenjaca, è il racconto autobiografico di un autore contemporaneo.
Nel libro il protagonista un’estate decide di lasciare il suo lavoro di pubbliche relazioni nel mondo dell’editoria e dell’arte e rifugiarsi per un po’ sulla collina di un’isola dell’Adriatico. Il testo fa parte di una collana di best seller contemporanei di letteratura croata editi dalla casa editrice locale VBZ, che pubblica libri in lingua inglese.
La traversata per arrivare a Rogac dura un’ora, già dal traghetto poco prima dell’attracco, il paesaggio è da cartolina. Mare blu e folta vegetazione che nasconde gli scogli della costa. Ogni tanto a spezzare i colori netti del verde e del mare, sono le chiazze cristalline create dai fondali di piccole spiagge di ciottoli.
Poche sono le costruzioni che sbucano qua e là. L’insieme di casette di pietra intorno al porticciolo sembra appoggiato lì da un paio di manciate, giusto per dar l’idea che l’uomo qui c’è, ma preferisce essere una presenza molto discreta. Insomma quale paesaggio migliore per godersi mare e sole in compagnia solo del silenzio e di un buon libro?
Una volta in porto, gran parte dei passeggeri del traghetto si dilegua in auto o in bus verso altre mete. Per quanto mi riguarda l’unica preoccupazione è prendere una mappa al chiosco delle informazioni e farmi indicare le spiagge più vicine.
A Rogac l’atmosfera è completamente diversa da Supetar. Non ci sono file di bancarelle e negozi con prodotti di artigianato, ma solo la banchina di attracco dei traghetti, un bar/bistrò, un benzinaio, un paio di ristoranti (uno dei quali apre solo la sera) e un piccolo porto turistico.
Considerato che nel frattempo si è fatta l’ora di pranzo, mi incammino subito alla ricerca del ristorante Pasarela, consigliato dalla Rough Guide. Inizialmente lo confondo con il bar/bistrò a pochi passi dal porto. Poi però trovo delle insegne che lo indicano 500 metri più avanti. La breve passeggiata è un’ottima occasione per farmi un’idea del posto e identificare quella che sarà la spiaggia dove passerò il pomeriggio.
Non oso immaginare che incanto sia Pasarela dall’ora del tramonto in poi. Il locale ha un paio di terrazze costruite sopra gli scogli e un patio esterno vista mare. Quando chiedo però un tavolo solo per me, si crea un attimo di crisi. Spesso se ci si presenta da soli al ristorante, si può condividere metà dell’imbarazzo della situazione con il cameriere, che sta cercando di trattenersi dal dire che preferirebbe non dover sacrificare un tavolo per una sola persona.
Nonostante il ristorante non sia per nulla affollato, mi viene dato un tavolo dentro. Pasarela all’interno ha l’aspetto invernale di un pub inglese. Bancone e tavoli sono di legno scuro e alle pareti sono appese mappe nautiche dei mari del nord. Il contrasto con la luce, di una giornata di cielo terso, rende lo spazio un po’ buio. L’aria condizionata però è regolata ad una temperatura piacevole e tutto sommato non si sta poi così male.
Ecco l’occasione giusta per sfoggiare la posa dello scrittore di viaggio. Tiro fuori il mio diario e mi metto a scrivere. Ogni tanto mi fermo, guardo un po’ il locale e prima di mangiare faccio un paio di foto ai piatti che ho ordinato: prosciutto crudo dalmata, pane e verdure grigliate. A quel punto a servirmi non è più il cameriere imbarazzato, ma una ragazza sorridente che più volte mi chiede se ciò che è stato preparato era di mio gradimento.
Quando si è in un posto pubblico da soli e la situazione si fa critica per imbarazzo o curiosità, prendere carta e penna e mettersi a scrivere non fa miracoli ma indubbiamente aiuta. La mia commedia improvvisata si chiude con l’ordinazione del dolce della casa e una piccola mancia alla cameriera. A parte gli impacci dello staff, Pasarela è un ottimo posto per rifocillarsi.
Del pomeriggio resta poco da dire, è tutto dedicato al mare. Sulla spiaggia di ciottoli a pochi passi dal porto, sonnecchio, leggo Città di carta e sguazzo nell’acqua trasparente.
Al rientro a Spalato ceno a casa con un hamburger take away taglia XL di Ba!ce. La giornata si conclude con l’acquisto di qualche souvenir alle bancarelle della Riva (lungomare) e osservando un po’ di movida seduta sui gradini del Peristilio.
Spalato, 23 agosto 2017
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Bella l’idea di tirar fuori carta e penna al ristorante! Ma a parte tutto, mi fai venire voglia di partire subito.
Ho preso spunto da Maria Perosino, nel libro “Io viaggio da sola” racconta un episodio molto simile. Grazie 🙂