Premio Bergamo 2018 Biondillo stravince ma si sente parte di una cinquina DOC

Come sugli alberi le foglie di Gianni Biondillo è il vincitore della 34ma edizione del Premio Bergamo. E se si guardano i numeri non è una vincita, è una stravincita. Il libro ha ottenuto 78 voti sui 203 espressi e stacca di ben 34 punti il secondo posto assegnato a La notte ha la mia voce di Alessandra Sarchi. Eppure l’autore ha commentato la vincita dichiarando quanto fosse già per lui un traguardo essere parte di una cinquina Doc. Biondillo finale premio BG 2018

E forse non aveva tutti i torti. Lungi dall’addentrarsi in un’analisi di numeri, che poco avrebbe senso secondo me se si parla libri, quel che è indubbio è che anche quest’anno non era facile esprimere un voto. Ogni libro di questa cinquina ha una sua ricchezza che lo rende impossibile da paragonare agli altri.

Con Come sugli alberi le foglie Gianni Biondillo ha ridato vita ai Futuristi e ai loro ideali collocandoli nell’epoca che hanno vissuto, un decennio di storia dell’Italia che sembra distantissimo dalla nostra realtà di oggi. Viviamo in tempo di pace, o forse è meglio dire che pensiamo di vivere in un tempo di pace, perché la guerra esiste ancora e ne siamo più o meno coinvolti anche noi, ma è lontana dalla nostra quotidianità e cerchiamo di tenerla il più lontano possibile.

Eppure quei giovani artisti che animano il romanzo storico di Biondillo sono partiti volontari per il fronte, e insieme a loro in prima linea c’erano anche migliaia di altri giovani provenienti da ogni parte d’Italia, tutti animati dall’interventismo e da un’idea di guerra giusta. Accostarsi a questo libro permette di guardare da vicino una parte della nostra storia e di sentirci sollecitati ad approfondire un passato che ci appartiene.

Il 15 marzo Biondillo ha incontrato i lettori alla Biblioteca Tiraboschi di Bergamo e ha detto: La prima guerra mondiale è stata la prova generale di tutto il peggio che il Novecento è riuscito a fare.

Il desiderio di approfondire nasce anche leggendo Mio padre la rivoluzione di Davide Orecchio. Un libro che indubbiamente mette alla prova il lettore per lo stile. A lui va però il merito e il rispetto per l’immenso, accurato e infaticabile lavoro di ricerca che sta dietro ogni racconto di questa raccolta. L’autore mette nella cassetta degli attrezzi  storia, ricerca storica, letteratura e costruzione letteraria e come un artigiano le intreccia, riportando alla luce fatti storici e ridando dignità a personaggi che hanno cercato di cambiare il mondo, attraverso quella stessa rivoluzione che spesso li ha traditi, delusi, fagocitati, dimenticati o addirittura rimossi.

Quando ha incontrato i lettori, l’8 marzo, Davide Orecchio ha detto: Il passato è una dimensione che convive col presente e lo condiziona. Per me il passato è presente.

A fare i conti con la rimozione è anche la protagonista senza nome de La notte ha la mia voce di Alessandra Sarchi. Il suo corpo viene improvvisamente diviso in due metà da un incidente e da allora una delle due metà non risponde più, è morta eppure c’è, si vede e la vedono gli altri. E’ un corpo che bisogna conoscere di nuovo e imparare a conviverci per non lasciarsi andare. Nel suo romanzo l’autrice racconta come si possa tornare a vivere facendo appello all’immaginazione e all’incontro con l’altro, quell’altro sé uguale, anzi simile a sé, ma pur sempre diverso.

L’1 marzo all’incontro con i lettori la Sarchi ha detto: Cammino e scrittura lasciano dei segni, entrambi creano tracce di una presenza e sono un invito a seguirle.

Ed è grazie al differenziarsi, al prendere le distanze dai genitori che in Leggenda privata Michele Mari riesce a guardare il padre e la madre così come sono stati, un padre duro e una madre fragile. Mari arriva a definire un horror il suo racconto. Gli elementi crudi qui sono la colpa, la vergogna e la delusione. Realtà che l’autore riesce però ogni tanto anche ad alleggerire stendendoci sopra un velo di rispettosa ironia. Ma la vera forza di questa leggenda autobiografica è il potere salvifico che scrittura e letteratura hanno agito nella vita dell’autore.

Il 22 marzo all’incontro con i lettori Mari ha detto: La letteratura per me è stata la salvezza che sta nel creare un altro mondo in cui io possa essere signore e giudice del mio destino.

Sul rapporto tra letteratura e vita, tra racconto e storia, gravita anche L’inventore di se stesso, il libro di Enrico Palandri. La vicenda si scatena intorno a un nome da dare a un figlio e a una lettera che parla di antenati. I nomi si radicano nelle origini familiari e il racconto rianima un bisogno di ricerca di ciò che è stato in passato. Palandri racconta di come il bisogno di appartenere ad una storia, altro non è che cercare di aderire ad un racconto tramandato, in cui il limite tra verità e invenzione può essere labile, così come avviene spesso tra vita e letteratura, due territori contigui tra i quali è difficile, e forse non ha neanche senso, tracciare un confine netto.

Il 5 aprile Palandri incontrando i lettori ha detto: Amiamo gli altri non perché sono belli e ammirevoli ma perché sono fragili.

libri finalisti Premio BG 2018Vedere un premio letterario solo in base alla scelta del vincitore è riduttivo. Il premio Bergamo mi ha permesso anche quest’anno di conoscere letture in cui difficilmente mi sarei avventurata. E se non avessi preso l’impegno con me stessa delle recensioni da pubblicare sul blog e delle interviste agli autori per Bergamonews, in almeno tre libri su cinque – Orecchio, Mari e Sarchi – la mia lettura si sarebbe arenata.

Se lettura e scrittura devono davvero assolvere il compito di aprire ad altri mondi, è improbabile che possano farlo con una semplice passeggiata. Più l’entrare in sintonia con questi mondi è difficile, più il tentare di riuscirci può aprire porte su meraviglie inattese. E chi ama leggere mette in conto che può sentirsi spaesato, ma non certo minacciato nei suoi gusti letterari, anzi tutt’al più è consapevole che letture inaspettate e non scelte possano contribuire ad arricchirli o crearne di nuovi.

Post scriptum: di ogni libro finalista è stata qui pubblicata una recensione (vedi post pubblicati tra il 17 febbraio e il 22 marzo 2018). All’interno di ciascun post, cliccando sul nome dell’autore è possibile leggere l’intervista pubblicata su Bergamonews, ad eccezione di Michele Mari che non ha ritenuto opportuno essere intervistato.

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Premio Bergamo 2018 Biondillo stravince ma si sente parte di una cinquina DOCultima modifica: 2018-04-30T16:21:36+02:00da lesenedelase
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